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21/07/2014 17:35



Capitolo Quindici: il Flagello



Kel'Thuzad
Dall'alto della Frozen Spire il Lich King guidò la conquista del Northrend, trasformando in non-morti i popoli nativi e lanciando questo sue esercito, la Scourge, all'attacco dell'unico popolo che ancora gli si opponeva: i nerubian. Dopo circa 10 anni di guerra la War of the Spider si concluse a suo favore con la distruzione della capitale nerubian di Azjoi'Nerub: il Lich King rianimò i cadaveri dei suoi nemici reclutandoli nelle proprie fila e, impressionato dalla tenacia che avevano dimostrato, adottò il loro stile peculiare architettonico come dimostrazione di rispetto. Egli inoltre usò i propri poteri telepatici per identificare e contattare i più potenti ed ambiziosi incantatori del pianeta: a rispondere alla chiamata fu in particolare uno dei maghi più potenti dell'epoca, Kel'Thuzad, da sempre interessato alla proibita arte della negromanzia. La voce del Lich King che risuonava nei suoi pensieri fece fare al mago grossi passi avanti nelle sue macabre ricerche, ma quando i maghi del Kirin Tor vennnero a sapere dei suoi esperimenti gli proibirono di continuare e, quando rifiutò di obbedire, lo cacciarono dai propri ranghi. L'ambizioso mago abbandonò Dalaran e si mise in viaggio per il Northrend per diventare un apprendista del negromante, ed a Icecrown incontrò il cript-lord Anub'arak che lo condusse alla ziggurat Naxxramas. Quando il mago vide gli orrori che si perpetravano al suo interno cercò di fuggire e sottrarsi al suo destino, ma era troppo tardi: il Lich King non avrebbe rinunciato a lui e Kel'Thuzad lo avrebbe servito, nella vita o nella morte. Raggiunto da dei Wraith, il mago venne costretto ad inerpicarsi fino alla sommità della Frozen Spire e a giurare fedeltà al Lich King: in cambio Kel'Thuzad ricevette grandi poteri e gli venne affidato il comando di Naxxramas, sollevata in aria dalla magia dei più potenti maghi della Scourge. Il Lich King incaricò il negromante di tornare a Lordaeron per fondare una nuova religione che lo venerasse e preparasse il terreno per l'invasione. Kel'Thuzad creò così il Cult of the Damned: attirati dalle promesse di uguaglianza e vita eterna molti uomini abbracciarono il culto facendolo crescere rapidamente di influenza e potere.

L'onore di Tirion Fordring
Il paladino Tirion fu uno dei primi membri dell'ordine dei Knights of the Silver Hand e un famoso eroe della Second War, ed in seguito alla guerra condusse una vita felice come governatore della provincia di Hearthglen, assieme alla moglie ed al figlio Taelan.
Un giorno Tirion si imbattè in un vecchio orco eremita, Eitrigg, all'interno di una torre abbandonata: i si affrontarono ed a causa del violento combattimento la torre crollò su di loro. Il paladino si risvegliò nel suo letto, scoprendo che l'orco lo aveva soccorso: tornando alla torre Tirion ascoltò la storia di Eitrigg, che gli disse che un tempo la sua razza era nobile e dedita alla religione sciamanica, e gli promise che avrebbe mantenuto segreta la sua esistenza. Ma il comandante del suo ordine Saidan Dathrohan volle andare in fondo alla vicenda e rintracciò l'orco: Tirion si intromise e cercò invano di impedirne la cattura. Per aver levato le armi contro i suoi compagni il paladino venne espulso dall'ordine dei Knights of the Silver Hand. Ciò non fermò il paladino dal fare ciò che riteneva giusto, correndo a Stratholme per impedire l'esecuzione dell'orco: grazie all'intervento di un gruppo di membri dell'Horde che distrassero le guardie, Tirion liberò l'orco ed adoperò i poteri curativi della Luce per salvarlo da morte certa. I due vennero prsto raggiunti dagli orchi al comando del Warchief Thrall, che disse ad Eitrigg di aver riportato il popolo orchesco alle proprie origini nobili ed insistette per riaverlo nell'Horde. Eitrigg, prima di andare, disse a Tirion di considerarlo un fratello e di sentirsi legato a lui da un vincolo di onore.
L'ex-paladino Tirion Fordring si stabilì in un'abitazione isolata nel Lordaeron per vegliare sulla propria famiglia.

L'Alleanza in pezzi
Ignari della minaccia che incombeva sulle proprie terre e privi dell'influenza pacificatrice che aveva avuto in passato la presenza di Lord Prestor, i sovrani dell'Alliance cominciarono ad andare sempre meno d'accordo: le discussioni circa le spese per la ricostruzione del regno di Stormwind, il mantenimento dei campi di internamento e varie dispute territoriali causarono la rottura con svariati regni umani e persino gli elfi, contestando le decisioni prese dall'Alliance durante la Second War ed attribuendogli la colpa della distruzione delle proprie foreste, si chiamarono fuori. Alla fine a Lordaeron e al re Terenas rimasero fedeli soltanto l'Ammiraglio Proudmoore di Kul Tiras, re Varian Wrynn di Stormwind e re Magni Bronzebeard di Ironforge.

Il Profeta
Fin dal momento della morte di Medivh, sua madre Aegwynn dedicò tutta sè stessa per raccogliere l'energia magica necessaria a riportarlo in vita: quando ebbe completato l'incantesimo l'ultimo dei Guardian of Tirisfal, il potente Magus Medivh, resuscitò, finalmente libero dall'infausto influsso di Sargeras. L'arcimago tornò a Karazhan per risucchiarne tutto l'immenso potere magico e si preparò ad abbracciare il proprio destino di salvatore del mondo: negli anni trascorsi nell'aldilà egli era venuto a conoscenza degli eventi futuri ed aveva così assistito alla caduta di Lordaeron e all'avanzata della Burning Legion. Volendo impedire questo futuro, sotto la falsa identità del Profeta egli decise di comparire alle maggiori personalità di Azeroth per avvisarli del pericolo incombente, ma con ben poco successo: in particolare re Terenas di Lordaeron e l'arcimago Antonidas lo presero per pazzo ed ignorarono i suoi avvisi. Jaina Proudmoore, figlia dell'Ammiraglio Proudmoore reggente di Kul Tiras, fidanzata del principe Arthas di Lordaeron, e promettente allieva di Antonidas di Dalaran, origliò la conversazione del Profeta col suo Maestro e percepì tanto il suo potere quanto la verità dietro la sue parole. Ma Antonidas non si curò del parere dell'allieva ed invece la inviò ad incontrare Arthas ed unirsi alla sua spedizione, in procinto di partire per il villaggio di Brill per investigare la strana malattia che sembrava affliggerne gli abitanti. Dopo anni di preparazione, infatti, il mago Kel'Thuzad aveva infatti finalmente messo in azione il suo piano e, tramite dei mistici calderoni, stava spargendo la Plague per le campagne di Lordaeon: le vittime di questa pestilenza magica si tramutavano in non-morti al suo servizio.

La furia del principe Arthas
Gli effetti della Plague non passarono ovviamente inosservati ma, con l'attenzione degli umani principalmente rivolta verso la ribellione degli orchi, vennero inizialmente sottovalutati. Ad indagarvi venne inviato un piccolo gruppo di persone guidato dal principe Arthas, figlio del re Terenas II di Lordaeron, allievo di Muradin Bronzebeard, e membro dell'ordine della Silver Hand al servizio di Uther the Lightbringer: il promettente paladino era amato dal suo popolo e famoso per aver contribuito a salvare Quel'thalas da un attacco dei troll, ucciso di drago Searinox, ed aver fermato le scorribande orchi del clan Blackrock al servizio della Dark Horde.
Accompagnato dall'amica Jaina Proudmoore, Arthas scoprì che il contagio stava avvenendo tramite del grano infetto proveniente dai granai di Andorhal e riuscìì ad identificare il responsabile, ovvero il mago Kel'Thuzad. Arthas e Jaina inseguirono e raggiunsero il negromante, il quale prima di morire rivelò loro che dietro alle sue azioni vi era il demone nathrezim Mal'ganis. Sulla via del ritorno essi si fermarono a Hearthglen ma arrivarono troppo tardi: il grano di Andorhal era già stato consumato ed i cittadini si stavano trasformando in mostri sotto i loro occhi. Mentre Arthas ed i suoi soldati ingaggiavano battaglia contro i non-morti Jaina si teletrasportò a Dalaran per chiedere rinforzi, tornando accompagnata dal maestro di Arthas, il celebre eroe Uther the Lightbringer, ed i paladini della Silver Hand. Con l'aiuto di Jaina e Uther il principe Arthas riuscì a battere l'esercito di non-morti, ma Hearthglen era perduta: furioso per l'accaduto Arthas giurò di vendicarsi su Mal'ganis. In seguito agli eventi di Hearthglen il Profeta contattò Arthas chiedendogli di lasciare il suo regno di Lordaeron per navigare a Kalimdor ed opporsi all'imminente invasione demoniaca, ma il principe rifiutò sostenendo che il suo posto era col suo popolo. Arthas continuò la sua missione ed incontrò Mal'ganis a Stratholme, dove il demone, avendo già provveduto a distribuire il grano infetto alla popolazione, lo costrinse a scegliere tra il guardare il suo popolo trasformarsi nella non-morte o mettere egli stesso fine alle loro sofferenze. L'orgoglioso principe di Lordaeron scelse quest'ultima opzione ed ordinò la distruzione della città e l'eliminazione di tutti i suoi abitanti, a suo avviso già condannati, ma Uther e Jaina si rifiutarono di obbedire e gli voltarono le spalle. In collera per il "tradimento" del comandante dei paladini, Arthas dichiarò lo scioglimento dei Knights of the Silver Hand e guidò egli stesso le truppe nella città, facendo così il primo passo di un lungo cammino di dannazione. Il demone però riuscì a sfuggire alla furia dell'umano e lo sfidò a raggiungere il lontano continente di Northrend per affrontarlo. Anche Jaina, recatasi alla città in fiamme di Stratholme per seppellirne i cadaveri, ricevette la visita del Profeta che le disse che se si fosse recato a Northrend il suo Arthas sarebbe certamente morto, e la invitò a radunare la propria gente ed imbarcarsi immediatamente dal suo regno di Kul Tiras verso il lontano continente di occidentale di Kalimdor.

La traversata dell'Orda
Nonostante le intenzioni pacifiche di Thrall fu presto evidente che una convivenza pacifica della sua Horde con gli umani era impossibile, e che se avessero voluto stabilirsi nelle terre dell'Eastern Kingdom avrebbero dovuto prendersele con la forza.
Una notte però il Warchief Thrall ebbe una visione: il Profeta gli apparve in sogno invitandolo ad imbarcare il proprio popolo e navigare verso ovest, dicendogli che lì gli orchi avrebbero trovato una casa ed incontrato il proprio destino.
L'Horde rubò quindi delle navi all'Alliance e navigò verso il Kalimdor, ma una tempesta nei pressi del Maelstorm fece naufragare le imbarcazioni sulle coste di una piccola isola vulcanica, dove incontrò i troll del clan Darkspear guidati da Sen'jin, sotto attacco da parte di un avamposto umano nei paraggi. Thrall decise di aiutarli ma mentre orchi e troll combattevano gli umani dall'oceano emerse un esercito di Murloc, che catturarono molti di loro per offrirli come sacrificio ai Naga. Grazie ai propri poteri sciamanici Thrall riuscì ad evadere dalla prigione in cui era stato rinchiuso in attesa di essere sacrificato, ma non fece in tempo ad evitare che Sen'jin venisse mortalmente ferito: in punto di morte il leader dei troll rivelò all'orco di aver avuto una visione in cui Thrall conduceva i troll della sua tribù ad un radioso futuro, e così il Warchief accettò i Darkspear nell'Horde. Ma mentre gli orchi cercavano di riparare le navi danneggiate i murloc tornarono all'attacco, aiutati dalla Sea Witch Zar'jira: furiosa per l'affronto fattogli dagli orchi, che avevano distrutto il suo altare ed ucciso i suoi sacerdoti, la naga usò i suoi poteri per scatenare la furia del vulcano ed inabissare l'isola. Gli orchi riuscirono a riparare le navi e a salpare in tempo, ma Zar'jira scatenò contro di essi la furia delle onde che schiantararono la flotta sulle coste del Kalimdor.

Il Campione del Lich King
Approdato sul continente ghiacciato a Daggercap Bay il principe Arthas si imbattè in una spedizione di esploratori nani, guidati dal suo ex-maestro d'armi Muradin Bronzebear, sulle tracce di un potente artefatto rinchiuso in una vicina caverna ghiacciata: la runeblade Frostmourne. Arthas guidò una spedizione contro il vicino avamposto della Scourge che tanti problemi stava causando ai nani ma, prima che potesse mettersi alla ricerca di Frostmurne, giunse un dirigibile dal Lordaeron che gli portò l'ordine di tornare immediatamente in patria: non volendo obbedire prima di aver trovato ed ucciso Mal'ganis, Arthas pagò dei mercenari locali per attaccare e distruggere le sue stesse navi per poi tradirli e guidare i suoi uomini contro di loro. Messo alle strette dagli attacchi dei non-morti Arthas convinse Muradin a condurlo alla caverna per recuperare Frostmurne ed usarne il potere contro il nemico e, nonostante i timori del nano che credeva che l'arma in questione fosse maledetta, reclamò la spada per sè accettando di pagare qualsiasi prezzo in cambio del potere necessario a salvare Loradaeron e compiere la sua missione di vendetta. Ma la promessa di potere della spada è una trappola: nel momento stesso in cui la impugnò egli dimenticò ogni forma di amore ed emozione e diventò un servo del Lich King, compiendo quello che era fin dall'inizio il volere del suo nemico Mal'ganis. Quando Frostmurne venne estratta dal ghiaccio, però, una scheggia colpì Muradin alla testa stordendolo e causandogli la perdita della memoria: ascoltando la voce del Lich King nella sua testa, Arthas lo abbandonò al suo destino lasciandosi alle spalle anche la sua vecchia arma Light's Vengeance ed il suo passato di paladino. Con la sua nuova arma in pugno Arthas guidò una spedizione alla base della Scourge che ospitava il suo nemico Mal'ganis, convinto che ora che Arthas era sotto il controllo di Ner'zhul sarebbe stato un suo alleato. Ma si sbagliava: il Lich King tradì il demone ordinando ad Arthas di ucciderlo e liberarlo così dal controllo della Burning Legion. Ottenuta la proopria vendetta il princiipe Arthas abbandonò i suoi uomini al loro destino.
Diventato il primo dei death knight al servizio del Lich King, Arthas tornò a Lordaeron e per prima cosa assassinò suo padre re Terenas, per poi recarsi a Balnir Farmstead e resuscitare il suo destriero Invincible affinchè lo accompagnasse nella conquista. Il nathrezim Tichondrius si unì a lui, dichiarandosi suo alleato e congratulandosi per le azioni del death knight. Il dreadlord gli rivelò inoltre i dettagli dei poteri della runeblade Frostmurne, in grado di assorbire l'anima dei propri avversari. A Vandemar reclutò al proprio servizio i membri del Cult of the Damned e con essi si recò ad Andorhal per resuscitare il negromante Kel'thuzad, sulla cui tomba vigilava il paladino Gavinrad the Dire: Arthas uccise il guardiano e recuperò le spoglie di Kel'Thuzad ma, dato il cattivo stato del cadavere del mago, Arthas potè solo ripristinarne lo spirito. Il fantasma del mago, che solo Arthas poteva udire, gli rivelò che i dreadlord erano i carcerieri del Lich King e che non doveva fidarsi di loro.

L'Ashbringer
Come molti altri reduci della Second War il paladino Alexandros Mograine nel conseguente periodo di pace si era ritirato per condurre una vita più tranquilla e, vedovo, aveva cresciuto da solo i suoi due figli Renault e Dairon. Ma con le notizie che arrivavano dal nord circa il diffondersi della Scourge, Alexandros si vide costretto a tornare in servizio e, cercando un'arma per potersi opporre ai non-morti, volle mostrare agli altri membri dei Knights of the Silver Hand il misterioso globo di tenebra che aveva raccolto durante la battaglia finale a Blackrock Spire: essi scoprirono che l'oscuro artefatto poteva assorbire gli incantesimi divini lanciati su di esso e trasformarsi in un oggetto risplendente del potere della Luce, tanto potente da sanare istantaneamente la mano di Alexandros che nessun potere sembrava poter guarire. Alexandros lo portò a Ironforge dove il re Magni, credendo morto il proprio fratello Muradin a causa del tradimento di Arthas, lo utilizzò per creare un'arma straordinaria in grado di ridurre i non-morti in cenere: l'Ashbringer.
Opponendosi tanto ai non-morti della Scourge quanto ai demoni della Burning legion, l'Highlord Alexandros Mograine e la sua spada Ashbringer divennero leggendari.

L'avanzata del Flagello
Per completare la resurrezione di Kel'Thuzad e donargli un corpo Arthas avrebbe avuto bisogno del potere magico della Sunwell di Quel'Thalas, ma prima era necessario procurarsi un'urna per contenere i resti del mago durante il viaggio. Su consiglio di Tichondrius egli si mise sulle tracce di quella che conteneva i resti del suo stesso padre, ma per recuperarla Arthas dovette affrontare ed uccidere i paladini della Silver Hand che la custodivano, tra cui il suo maestro Uther the Lightbringer.
La marcia di Arthas e del suo esercito di cadaveri verso la Sunwell fu inarrestabile: l'esercito dei ranger combattè con fermezza e creò grossi problemi ai non-morti, ma alla fine dovette cedere e le elfgates che impedivano l'accesso alla città di Silvermoon caddero. Per punire il comandante degli elfi, la Ranger General Sylvanas Wildrunner, di tutti i problemi che gli aveva creato Arthas la uccise e la resuscitò al suo servizio sotto la forma di una banshee, costringendola contro la propria volontà ad combattere contro il suo stesso popolo. Grazie al tradimento del Magister Dar'Khan Dratir, che rivelò ad Arthas le posizioni dei tre mooncrystal nascosti che proiettavano lo scudo magico a protezione della città, la Scourge invase Silvermoon radendola al suolo ed uccidendone l'anziano re Anasterian Sunstrider. Raggiunta l'Isle of Quel'Danas il death-knight immerse i resti mortali di Kel'Thuzad nelle acque mistiche della Sunwell: i suoi enormi poteri magici riuscirono a completare il processo di resurrezione di Kel'thuzad facendolo diventare un lich, ma il processo corruppe le sue energie rendendo la Sunwell inutilizzabile dagli elfi, fisiologicamente dipendenti dalla magia. Si calcola che il 90% degli High Elf di Quel'thalas morirono in questa battaglia.
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