È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Pre-Vanilla WoW

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2015 22:08
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
06/04/2014 18:56



Capitolo Uno: L'Universo di Warcraft



Struttura dell'Universo
Nessuno sa come si sia creato l'universo di Warcraft: c'è chi sostiene che sia nato da un'esplosione nel nulla e chi crede sia stato creato da un'entità divina. Ciò che si sa è che ai suoi albori esso era un luogo caotico, disordinato ed ostile alla vita, che in esso coesistono svariati piani di esistenza sebbene quelli principali siano due: il Piano Astrale e quello Materiale.
Nel Piano Materiale vi sono i pianeti e le creature che vi abitano ed allo spazio che li separa è dato il nome di Great Dark (o Great Dark Beyond).
Il Piano Astrale è invece diviso in varie dimensioni e quella principale si chiama Twisting Nether, un luogo pericoloso ed in preda al caos, continuamente sconvolto dal vorticare di terribili energie magiche, ed infestato da creature demoniache. Nel caos del Twisting Nether non si applicano le normali leggi fisiche, temporali e spaziali e pertanto può essere adoperato, tramite la manipolazione della magia, per ottenere effetti altrimenti impensabili. Per essendo separati tra loro, infatti, il Piano materiale ed il Twisting Nether sono sovrapposti e contigui, ed è quindi possibile spostarsi tra l'uno e l'altro effettuando dei veri e propri spostamenti dimensionali: è sfruttando queste caratteristiche che i maghi più potenti riescono a teletrasportarsi o a creare portali tra diversi punti del tempo e dello spazio.
Il Twisting Nether e gli altri Piani Astrali sono anche alcuni dei possibili luoghi dove si recano le anime delle creature viventi decedute.
Un altro importante Piano Astrale è il cosidetto Void, ovvero una dimensione di oscurità assoluta patria di misteriose creature dimensionali simili ai demoni e agli elementali, come i Voidwalker.
Alcune creature di grande potere paiono inoltre dotate della capacità di creare dimensioni "artificiali" a piacimento (ad esempio i Titan che, su Azeroth, hanno adoperato questa capacità per creare gli Elemental Planes e varie versioni "sperimentali" del pianeta, come l'Emerald Dream), quindi il numero di piani di esistenza possibili nell'universo di Warcraft potrebbe essere virtualmente infinito.
L'Universo di Warcraft esiste in un numero infinito di linee temporali, ma in ognuna di esse la Storia si svolge con alcune differenze (più o meno marcate). Le creature semi-divine più influenti e potenti della galassia, i Titan, considerano però solo una di queste linee temporali come quella "vera", adoperandosi attivamente per proteggerla da ogni alterazione e relegando le altre ad un ruolo di secondaria importanza. I motivi di questa preferenza sono ignoti: è possibile che esista una sola linea temporale completa e stabile e che le altre siano solo in qualche modo "difettose" (è ad esempio accertata l'esistenza di semplici frammenti di linee temporali), ma è altresì possibile che la "vera" linea temporale sia semplicemente quella che a loro avviso ha le maggiori probabilità di condurre l'Universo al futuro che i Titan hanno scelto per esso.

I Titani
Fin dagli albori del tempo una razza di potenti entità semi-divine, proveniente luoghi più remoti del cosmo e conosciuta col nome di Titan, ha viaggiato di pianeta in pianeta per plasmare l'Universo secondo la propria visione, portando ordine nel caos primordiale e creando le condizioni affinchè si sviluppi la vita sui vari pianeti. Le informazioni disponibili su queste creature sono scarse, frammentate a talvolta contraddittorie, non essendo ancora mai state incontrate dalle razze mortali attuali, ma quel che si è potuto scoprire studiando le testimonianze che hanno lasciato è che i Titan sono creature colossali dalla pelle metallica divise in due caste principali: gli Aesir e i Vanir.
Gli Aesir sono i Titan più potenti e, a causa della loro enorme forza, sono restii a mostrarsi ed interagire direttamente coi mortali per timore di influenzarne lo sviluppo. Sono creature enormi dalla pelle di platino il cui nome significa "giganti delle tempeste", ed infatti essi usano i poteri dei fulmini, del ghiaccio e dell'acqua per creare cieli ed oceani. Gli Aesir sono strettamente legati agli elementi dell'Acqua e dell'Aria e sono i diretti progenitori dei giganti delle montagne e dei mari.
Il nome Vanir significa "giganti della terra" e sono i Titan responsabili della creazione della terraferma, dalle montagne ai luoghi profondi del sottosuolo. Essi sono creature dalla pelle di bronzo, più resistenti ma meno potenti ed intelligenti dei loro fratelli Aesir, sono legati all'elemento della Terra e sono i progenitori degli Earthen.
A comandare i Titan è il Phanteon, ovvero un concilio formato da alcuni dei Titan più potenti: Aman'Thul è il capo del Phanteon, Eonar è la matrona della vita, Norgannon è lo storico ed il patrono della magia, mentre Golganneth e Khaz'goroth sono i responsabili delle operazioni di creazione, l'uno dei cieli e dei mari e l'altro della terra. L'ultimo membro del Phanteon titanico è incaricato di difendere l'integrità dell'opera dei Titan e, sebbene attualmente svolto da Aggramar, tale ruolo è stato ricoperto a lungo dal fratello di Aman'Thul, il glorioso e potente Sargeras.

Sargeras e la Burning Legion
Laddove i Titan rappresentano una forza dedita all'ordine e alla creazione nell'universo, ad essa si oppone una forza votata al caos e alla distruzione: i Demon (nome probabilmente derivante dalla parola orchesca "dae'mon", che indica un'anima malvagia, distorta, sbagliata) del Twisting Nether, creature malvagie e caotiche dedite alla distruzione e alla corruzione dei viventi. Il Phanteon dei Titan incaricò il suo più grande combattente, Sargeras, di combatterli ovunque essi colpissero ed egli lo fece con instancabile dedizione ed efficienza, eliminandoli o imprigionandoli ad ogni occasione per interminabili eoni. Nella sua caccia il Titan incontrò però una razza di demoni particolarmente pericolosa, i demoni vampiri Nathrezim (anche chiamati Dreadlords), specializzati nel corrompere le anime dei viventi manipolando le loro menti istillandovi sfiducia e dubbio, mettendo i popoli dell'universo gli uni contro gli altri. Il potere di questi demoni fu tanto grande e subdolo che nel tempo contaminò persino lo stesso Sargeras, che divenne sempre più sfiduciato e depresso al punto da mettere in dubbio la sua stessa missione, la validità dell'opera dei Titan e la loro visione dell'Universo: con gran dolore da parte degli altri Titan (ed in particolare di suo fratello Aman'Thul) Sargeras abbandonò improvvisamente il Phanteon.
Dopo lunghe riflessioni Sargeras giunse alla conclusione che caos e malvagità erano lo stato naturale delle cose e che l'opera dei Titan fosse inutile, dannosa e contro-natura, e così decise di disfarla: egli prese il titolo di Dark Titan e liberò dalle prigioni extradimensionali in cui egli stesso li aveva rinchiusi i demoni che aveva affrontato nel passato, conducendoli in battaglia contro i suoi fratelli e le loro creazioni.
Era così nata la Burning Legion
[Modificato da Elwhin 22/09/2014 23:10]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
08/04/2014 18:52



Capitolo Due: Creazione di Azeroth



La turbolenta nascita di Azeroth
Ignari della corruzione di Sargeras e dei suoi piani malvagi i Titan continuarono il loro viaggio e giunsero su di un pianeta destinato a diventare molto speciale per l'universo: il pianeta che un giorno i suoi abitanti avrebbero chiamato Azeroth. Essi lo plasmarono secondo i propri voleri e vi piantarono i semi della vita, lasciando ai servitori Earthen il compito di vigilare sullo sviluppo del progetto mentre essi riprendevano il loro viaggio di creazione.
Ma mentre i Titan erano assenti una grande calamità colpì il pianeta: su di esso giunsero infatti, dagli abissi più profondi del cosmo, delle potentissime e malvagie divinità parassite conosciute col nome di Old Gods (o Old Whisperings, Elder Gods, Old Lords, Old Ones, e Dread Elders), che vi si stabilirono. Gli Old Gods manipolarono il pianeta secondo i propri folli istinti deformandolo e violentandolo, portando su di esso caos e distruzione, e destabilizzando la materia stessa al punto da scomporla nei suoi elementi base: libere dalla schiavitù della materia le energie caotiche degli elementi presero la forma degli Elementals. Gli Old Gods arrivarono persino a maledire le razze create dai Titan con la Curse of Flesh, una malattia che ne trasformava i corpi metallici in dei corpi organici più facilmente assimilabili e controllabili da essi (ad esempio mutando gli earthen primordiali in feroci Trogg).

La guerra contro gli Dei dell'Antichità
Quando i Titan tornarono su Azeroth per verificare lo stato di sviluppo del pianeta scoprirono l'accaduto e cercarono di riportare le cose a posto ingaggiando battaglia contro gli Old God, i loro numerosi servitori insettoidi, e gli Elemental Lord: Al'Akir the Windlord, Neptulon the Tidehunter, Ragnaros the Firelord e Therazane the Stonemother. Ciò fu l'inizio della guerra più violenta ed assoluta che si sarebbe mai vista su Azeroth, nella quale si vocifera cadde addirittura uno dei Titan. Gli Elemental Lord vennero sconfitti ed imprigionati in quattro diversi Elemental Planes (Skywall, Abyssal Maw, Firelands e Deepholm).
Sistemata la minacccia degli elementali i Titan dichiaranono guerra agli Old Gods, ma avrebbero ben presto scoperto che non potevano ucciderli liberamente... Nel sud del Kalimdor, in quella regione che un giorno sarebbe stata chiamata Pandaria, i Titan crearono un esercito di soldati di pietra, i Mogu, e lo lanciarono all'attacco dell'Old God Y'Shaarj e dei suoi servitori Mantid. I mogu sconfissero il nemico ma l'ultimo respiro di Y'Shaarj contaminò la terra stessa dando vita a terribili creature malvagie chiamate Sha, incarnazione delle emozioni negative. Le spoglie materiali dell'Old Gods, l'Heart of Y'Shaarj, abbattuto vennero sotterrate nella Vale of Eternal Blossoms affinchè i mogu ed il Watcher Norushen vi potessero vigilare.
Comprendendo che gli Old God erano ormai legati indissolubilmente ad Azeroth e che l'eliminarli avrebbe danneggiato irreparabilmente il pianeta stesso, i Titan si limitarono a catturarli ed rinchiuderli in prigioni dimensionali situate nelle profondità del sottosuolo, dove riposeranno a lungo in attesa dell'occasione per manifestarsi ancora.
I Titan si resero altresì conto dell'impossibilità di eliminare totalmente la Curse of Flesh, così sostituirono la prima versione degli Earthen con una nuova generazione più resistente ai suoi effetti.

Il Sogno di Smeraldo
Dopo aver sistemato gli Old Gods ed i loro servitori i Titan ricominciarono il proprio lavoro dal principio, adoperando la propria capacità di creare dimensioni parallele a quella reale per sperimentare la fattibilità di svariate procedure ed avere un'anticipazione dei risultati futuri dei loro progetti, creando praticamente delle copie extra-dimensionali dell'Azeroth originale (spesso perdendo rapidamente interesse in loro ed abbandonandole a metà, lasciandole incomplete ed inutilizzabili).
La più perfezionata, stabile, completa ed importante di questi "Azeroth paralleli" è l'Emerald Dream, una versione di Azeroth che raffigura il pianeta come sarebbe stato se la vita senziente non fosse mai apparsa su di esso, lasciando quindi libera la natura di manifestarsi al pieno della propria forza.
Sebbene separata dal mondo reale la dimensione dell'Emerald Dream vi è collegata tramite numerosi portali che ne garantiscono l'accesso, ma le creature che vi vivono sono assai ostili verso chi vi si trasferisce fisicamente, risultando invece più ben disposte nei confronti di quei visitatori che vi si rechino in forma spirituale, sognando mentre abbandonano il proprio corpo nel mondo reale.
L'Emerald Dream ha la funzione addizionale di servire come "copia di sicurezza" di Azeroth, nel caso i Titan avessero in futuro bisogno di ricrearla.

Una nuova Azeroth
Quando i Titan ebbero riplasmato Azeroth secondo la loro visione di ordine piazzarono al centro dell'unico mega-continente, Kalimdor (termine che nella loro lingua significa "terra dall'eterna luce stellare"), la Well of Eternity, ovvero un dispositivo che avrebbe assorbito le potenti energie del Great Dark Beyond trasformandole in energia magica per alimentare lo sviluppo del pianeta. Stavolta però prima di andarsene presero ogni precauzione: incaricarono i Titanic Watcher di assicurarsi che lo sviluppo di Azeroth procedesse secondo il piano da loro predeterminato e misero a loro disposizione misero la manovalanza earthen, numerose strutture (come Uldaman, Ulduar e Uldum) e svariati dispositivi tecnologici. Al vertice della catena di comando i Titan misero Loken, il loro servitore più fidato.
Ripristinato l'ordine delle cose i Titan lasciarono nuovamente Azeroth.

Divinità Azerothiane
Le prime creature a svilupparsi autonomamente sul neonato pianeta furono gli Eternals, esseri immortali dotati di poteri divini che risiedono nel piano etereo manifestandosi raramente in quello materiale. Elune è considerata l'unica vera divinità di Azeroth ed è associata alla più grande delle due lune, la White Lady: è una dea che protegge la vita e si assicura che ogni essere vivente abbia la possibilità di prosperare, mitigando il sorgere della violenza coi propri poteri. Numerose divinità minori o semi-divinità, gli Ancient Guardian (o semplicemente Ancients), sono spiriti con sembianze spesso animalesche che fungono da protettori della natura e, pur preferendo non interferire con le faccende dei mortali, non esitano ad intervenire quando gravi calamità minacciano Azeroth. Ancients particolarmente importanti per il ruolo che ricopriranno nella religione delle prime razze mortali sono Malorne, un cervo bianco che è il compagno di Elune, e loro figlio Cenarius.

Gli Aspetti Draconici
Una razza di rettili volanti semi-intelligenti chiamati Proto-Dragon (o proto-drake), popolavano l'Azeroth primordiale: pur essendo divisi in numerosi stormi di diverse colorazioni essi erano convissuti pacificamente finchè uno di essi, Galakrond, non cominciò a divorare i propri simili. Questa ripugnante attività ebbe effetti imprevisti su di esso: più prede divorava e più Galakrond diventava enorme, potente, crudele e deforme: sul suo corpo gigantesco crebbero numerose orribili e bizzarre malformazioni, molte delle quali avevano l'aspetto di arti e altre parti del corpo della sua razza (ali, zampe, occhi, ecc). Come se non bastasse i resti dei proto-dragon da lui divorati tornavano vita sotto forma di non-morti al suo servizio, dotati di un soffio gassoso in grado di liquefare i tessuti viventi e di un morso in grado di trasmettere la loro maledizione.
Di fronte alla minaccia dell'estinzione, tanto per la caccia che Galakrond dava a loro e alle loro prede quanto per la minaccia dei non-morti, alcuni dei proto-drake decisero di passare all'azione: alcuni come Coros tentarono inutilmente di allearsi con Galakrond e di diventare come lui (finendo invece divorati), mentre altri come Ysera cercarono di percorrere la strada della diplomazia. Alla fine fu però evidente che una soluzione pacifica era impossibile: guidati da Talonixa tutti i proto-drake si riunirono in un uncico stormo ed attaccarono in massa Galakrond, ma nonostante tutto vennero facilmente sconfitti dal gigantesco rettile.
Fortunatamente il Titanic Watcher chiamato Tyr li stava osservando e, impressionato dagli sfrozi dei proto-drake, decise di aiutarli contattando i cinque esemplari che avevano dimostrato di essere particolarmente determinati ed affiatati: l'intelligente Malygos, il saggio Nozdormu, l'audace Neltharion, la compassionevole Alextrazsa e sua sorella, la pacifista Ysera. Questi cinque proto-drake si allearono col Watcher ed assieme sferrarono un secondo assalto contro il gigantesco nemico: Galakrond e Tyr (asceso per l'occasione a dimensioni colossali) ingaggiarono un feroce combattimento corpo-a-corpo, ma nonostante i suoi sforzi il Watcher venne sconfitto. Durante il combattimento Tyr perse la sua mano destra, staccata dal nemico con un morso: l'arto perduto verrà in futuro sostituito da una mano d'argento (particolare importante in quanto in futuro egli insegnerà le vie della Luce agli umani che lo omaggeranno formando l'Order of the Knights of the Silver Hand e la città di Tyr's Hand).
Costretti alla ritirata i 5 rettili misero al sicuro l'alleato ferito ma poi tornarono all'attacco per un terzo e decisivo combattimento contro Galakrond: lo scontro sembrava privo d'ogni speranza di un possibile successo ma, guidati dall'ingegno di Malygos, i proto-drake riuscirono a soffocare il nemico incastrandogli in gola un macigno.
Impressionati dal coraggio di queste piccole creature i Titanic Watcher proposero loro di diventare i nuovi guardiani di Azeroth: i cinque accettarono la responsabilità venendo quindi nominati Dragon Aspect, ed i Watcher canalizzarono su di essi il potere dei Titan potenziandoli ed accellerando la loro evoluzione da proto-dragon a draghi veri e propri.
Il Titan Eonar diede ad Alexstrasza ed ai suoi futuri figli, i draghi del Red Dragonflight, il dominio sulle forme di vita.
Il leader del Bronze Dragonflight Nozdormu fu incaricato da Aman'Thul di vigilare sulla linea temporale e di proteggerla da ogni interferenza. Esso si stabilì nelle Caverns of Time, un luogo in cui tutte le linee temporali convergono e dal quale è possibile accedervi.
Eonar nominò Ysera ed il Green Dragonflight i guardiani dell'equilibrio naturale, e gli donò il dominio sull'Emerald Dream. I suoi draghi più fidati vigileranno sui portali che ne garantiscono l'accesso.
Il capo del Blue Dragonflight Malygos fu messo a vigilare da Norgannon sulla magia arcana, e si stabilì sull'isola di Coldarra.
Infine Khaz'goroth incaricò Neltharion ed il Black Dragonflight di vigilare sulla terra stessa, andando a vivere negli abissi più profondi del pianeta.
A disposizione dei Dragon Aspect venne messo un luogo di riunione segreto, una caverna perfettamente sferica (e situata presumibilmente al di fuori del Piano Materiale) chiamata Chamber of Aspects (presumibilmente un luogo differente dall'omonimo salone alla base del Wrymcrest Temple).
Ai cinque Dragon Aspect venne profetizzato un momento del futuro, l'Hour of Twilight, in cui ogni forma di vita su Azeroth rischierà l'estinzione a causa dei piani degli Old Gods: sarà loro dovere impedire il verificarsi di quest'evento decisivo sacrificando i propri poteri per la salvezza del mondo.
Ma gli Old Gods non sarebbero stati a guardare: se la loro vittoria finale poteva essere impedita solo dai cinque Aspect, allora sarebbe bastato portarne uno dalla propria parte per assicurarsi il futuro. Pur imprigionati in prigioni eteree situate nelle profondità del pianeta essi usarono i propri oscuri poteri per manipolare la mente di Neltharion, conducendolo poco a poco alla follia e portandolo dalla propria parte.

La scissione degli Eredar
I demoni reclutati da Sargeras erano potenti ma non particolarmente astuti, perciò egli aveva bisogno di trovare dei comandanti che lo servissero: quando il Dark Titan seppe dell'esistenza di una razza dai grandi poteri magici e dalla civiltà straordinariamente evoluta, gli Eredar del pianeta Argus, chiese loro di servirlo in cambio di grandi poteri e della conoscienza assoluta di tutto l'universo. Due di essi, Kil'jaeden e Archimonde, furono da subito propensi ad accettare l'offerta mentre il terzo, Velen, percepì la malizia delle parole di Sargeras. Consultando il sacro cristallo Ata'mal, un oggetto di origine misteriosa che da sempre guidava gli Eredar donandogli visioni del futuro, Velen vide le terribili conseguenze di questa alleanza: Sargeras avrebbe sì donato loro dei poteri divini, ma questi poteri li avrebbero profondamente corrotti ed essi li avrebbero usati per portare la morte e la distruzione su ogni pianeta dell'universo. Velen confidò quanto visto ai suoi fratelli ma Kil'jaeden e Archimonde, già inebriati dalle promesse del Dark Titan, non vollero credere alla veridicità delle sue visioni. Vedendo negli occhi dei suoi fratelli quella brama di potere che li avrebbe presto corrotti, Velen pregò a lungo. Le sue disperate invocazioni furono ascoltate dai potenti Naaru, esseri di pura Luce che, parlandogli attraverso il cristallo Ata'mal (che gli rivelarono essere un antico artefatto di loro fabbricazione), gli risposero che in futuro lo avrebbero aiutato a combattere la Burning Legion ma che nell'immediato doveva pensare solttanto a mettere in salvo sè stesso e la propria razza. Tenendo nascosti i suoi piani di fuga agli altri due leader, Velen radunò gli eredar a lui più fedeli ed essi battezzarono sè stessi col nome di Draenei (parola che nella loro lingua significa "esiliati"). Approfittando di un'assenza temporanea di Kil'jaeden e Archimonde, Velen seguì le indicazioni dei Naaru conducendo i Draenei in cima ad una montagna, ma il suo amico più fidato lo tradì avvisando gli eredar del tentativo di fuga.
I fuggiaschi vennero rapidamente accerchiati da coloro che fino a poco prima erano stati i loro fratelli ma che ora erano già stati mutati in terribili creature demoniache dai poteri immondi di Sargeras, ma nel momento più disperato il cristallo Ata'mal esplose in sette frammenti colorati che crearono una barriera magica che impedì agli Eredar di raggiungere i Draenei. Dal cielo scese quindi un vascello naaru, la nave dimensionale Genedar ai comandi del naaru K'ure, con la quale i Draenei fuggirono da Argus lasciandosi per sempre il proprio pianeta natale alle spalle. Iniziò così quello che sarebbe stato un lunghissimo pellegrinaggio, coi Draenei in fuga di pianeta in pianeta e coi mastini di Kil'jaeden sempre alle calcagna.

L'ascesa di Lei Shen, il Re del Tuono
A vigilare sugli sha e sui resti di Y'Shaarj i Titan lasciarono due Watcher: Norushen e Ra-den. L'esercito di mogu adoperato contro Y'Shaarj era stato affidato a Ra-den ed incaricato di vigilare sulla preziosa Vale of Eternal Blossoms e tenere a bada i vicini mantid, ma un giorno il Watcher smise improvvisamente di far sentire la propria voce lasciando i mogu nel caos e nel dubbio. Come se non bastasse essi cominciarono a subire gli effetti della Curse of Flesh: il loro corpo di pietra si tramutò in carne e per la prima volta cominciarono a provare delle emozioni. Spaventati ed inorriditi dalla loro trasformazione e senza più nessuno a guidarli i mogu svilupparono una natura violenta ed amorale, e cominciarono a dividersi in clan che sovente si combattevano tra di loro. Un giorno un mogu chiamato Lei Shen decise di indagare sul motivo del silenzio di Ra-den: egli raggiunse l'Isle of Thunder e scese nelle profondità della sua dimora, la Thundering Mountain. Nel profondo della montagna Lei Shen si impadronì di un potente dispositivo titanico, l'Engine of Nalak'sha, e strappò il cuore di Ra-den ottenendo il potere delle tempeste.
Prendendo il soprannonome di "Thunder King" Lei Shen mise fine all'era tumultuosa conosciuta come "Age of a Hundred Kings" unendo tutti i clan mogu sotto il proprio vessillo: al suo comando i mogu marciarono su tutta Pandaria reclamando terre e ricchezze, e schiavizzando ogni altra razza incotrata dominandola con assoluto pugno di ferro.
Durante i suoi viaggi di conquista Lei Shen incontrò i Troll Zandalari, ed i due imperi strinsero una duratura alleanza.
Lei Shen era consapevole che i mantid non si sarebbero mai piegati al dominio mogu e, probabilmente per lasciare ai clan mogu un nemico comune da combattere, si astenne dall'estinguerli: costruì invece lungo i confini coi territori mantid una lunga e possente muraglia, la Serpent Spine.
Grazie alle conoscienze titaniche di cui si impadronirono i mogu riuscirono persino a controllare la Curse of Flesh che li affliggeva, arrivando a poter mutare liberamente il proprio corpo in pietra e viceversa, e giocarono a fare gli dei trasformando dei trogg in Grummles ed evolvendo delle lucertole in guerrieri umanoidi, i Saurok, sebbene questi feroci combattenti finirono presto per ribellarsi ai loro creatori.

Guerre antiche
La pace nel nuovo mondo di Azeroth non era destinata a durare a lungo.
I troll dell'Impero Zandalari erano perlopiù sacerdoti e studiosi, ma alcuni tra loro desideravano abbandonare la pace per inseguire sogni di conquista: gli Zandalari li lasciarono andare sicuri che un giorno sarebbero tornati e questi scissionisti fondarono due nuove tribù: i Gurubashi e gli Amani.
Nell'ovest di Kalimdor s'era invece insediato ciò che rimaneva di una razza insettoide particolarmente bellicosa, espansionistica e decisa ad eliminare tutte le razze non insettoidi del pianeta: gli Aquir. Il popolo degli Aquir era formato da due delle razze di insetti che all'alba dei tempi avevano combattutto i Titan per conto degli Old Gods: i Nerubian ed i Qiraji (quest'ultima comprendente anche la meno evoluta sotto-razza dei Silithid).
Col tempo gli Aquir finirono con lo scontrarsi con un'altra razza primordiale altrettanto bellicosa: i troll degli imperi Gurubashi ed Amani, provenienti dall'est del continente. I due imperi combatterono una lunga e sanguinosa guerra che però non ebbe mai un vero vincitore, ma ebbe un importante effetto sugli Aquir: l'impero Azj'Aqir finì infatti con il dividersi in due fazioni che edificarono città-stato in due diverse parti del mondo. I nerubian fondarono Azjol-Nerub nel sottosuolo delle terre innevate del nord, mentre i Qiraji crearono Ahn'Qiraj nei deserti del sud.
Un'altra guerra antica, di cui però si sono perse quasi tutte le testimonianze, si combattè tra gli earthen e gli Iron Dwarves, una stirpe di combattenti simili agli earthen (costruiti su ordine del Titan Watcher Loken, ma di metallo anzichè pietra). Si sa però che il primo re earthen, Urel Stoneheart, usò in battaglia una temibile arma chiamata Val'anyr, Hammer of Ancient Kings: questo martello magico era stato forgiato dai loro padri Titan ed era in grado di creare nuovi earthen e dar loro la vita. L'arma leggendaria andò in pezzi durante il conflitto, ed i frammenti furono custoditi tra le mura di Ulduar.
[Modificato da Elwhin 22/09/2014 23:17]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
13/04/2014 16:06



Capitolo Tre: L'alba della civiltà



I Kaldorei
Una razza organica nativa del pianeta, i sotterranei e primitivi Dark Troll, si stabilì vicino alla Well of Eternity ed i poteri arcani di questo luogo ne provocarono l'evoluzione in Night Elf o Kaldorei (che nella loro lingua significa "figli delle stelle"). Queste creature notturne veneravano la dea della luna Elune, che credevano dormire durante il giorno nelle profondità della Well of Eternity. La vicinanza all'immensa magia della fonte rese i night-elf immortali e donò loro una grande affinità magica.
I Kaldorei esplorarono tutto il mondo primordiale e conobbero molti essere misteriosi e potenti come i draghi, ma fu soprattutto l'incontro col protettore delle foreste Cenarius a cambiare il loro destino: il semidio provò una grande simpatia per le giovani creature e gli insegnò i segreti della natura, diventando guida e patrono della loro civiltà. Molti night-elf dell'antichità si misero al suo servizio abbracciandone gli insegnamenti e diventando un tutt'uno col mondo naturale, venendone trasformati nel corpo e nello spirito in creature silvane.

Gli umani primitivi
Nel nord del mondo il popolo dei fieri Vrykul, discendenti dei possenti giganti, vide la propria razza degenerare a causa degli effetti della Curse of Flesh: molti dei loro bambini nascevano infatti piccoli e deboli. Essi se ne disfecero abbandonandoli: contro ogni previsione queste creature reiette sopravvissero e divennero una nuova razza, gli Azotha, umanoidi primitivi e feroci quasi quanto i loro acerrimi nemici troll. Gli Azotha avevano una società di tipo tribale e vedevano nei night-elf delle figure divine, adorandoli pur venendone spesso schiavizzati.

La caduta dell'Impero Mogu
L'Impero Mogu regnò per millenni accumulando grandi ricchezze e conoscienze, ed edificando grandi monumenti servendosi di numerosi schiavi come i Pandaren, i Jinyu e gli Hozen. I mogu dominarono le razze inferiori con pugno di ferro, ma fu siprattutto nei confronti dei pandaren che essi dimosstrarono grande crudeltà: i mogu ebbero infatti visto in loro enormi potenzialità e ne temettero la ribellione, e fecero di tutto pur di piegarne lo spirito. Ai pandaren fu altresì proibito di possedere armi e di imparare a leggere e a scrivere.
Ma i mogu sottovalutarono la forza delle razze inferiori: quando l'imperatore Lao-Fe condannò a morte il figlio di uno dei suoi schiavi Pandaren, Kang, questo trovò la forza di reagire alla crudeltà dei suoi padroni. Kang comprese che la vera forza dei mogu erano gli stessi schiavi che li servivano e li convinse a prendere coscienza della loro situazione e a ribellarsi: inventando uno stile di combattimento a mani nude egli addestrò i pandaren alla lotta e li preparò alla rivoluzione. Con l'aiuto delle altre specie sottomesse i monaci pandaren si ribellarono l'ordine delle cose provocando, nonostante il supporto dei Zandalari, la caduta dell'Impero Mogu.
I monaci pandaren ereditarono quindi dai mogu la responsabilità di vigilare sulle loro terre natie, tenendole al sicuro dai mantid e soprattutto dagli sha: per contrastare queste creature i pandaren svilupparono una cultura basata sull'equilibrio interiore e sul controllo delle emozioni, ed istituirono un corpo di guardiani combattenti chiamato Shado-Pan. I pandaren più emotivi e dal temperamento più problematico, inclini alla curiosità ed all'avventura, verranno invitati ad abbandonare Pandaria imbarcandosi sulla Wandering Isle, un villaggio costruito sul dorso di una gigantesca tartaruga chiamata Shen-zin Su.

I Quel'dorei
Non tutti i night-elf scelsero di seguire gli insegnamenti di Cenarius e dedicarsi alle meraviglie del mondo naturale: molti di loro erano invece maggiormente attratti dai poteri magici della Well of Eternity e si dedicarono allo studio delle sue energie, attingendone ai poteri arcani e diventando degli incantatori. Questi night-elf finirono per considerarsi superiori ai loro fratelli Kaldorei e formarono la casta degli Highborne, Quel'dorei nella lingua elfica. Questi elfi divennero sempre più dipendenti dall'uso della magia e sempre più desiderosi di aumentare i propri poteri, ma più ne scoprivano i segreti e più diventavano arroganti e corrotti. Gelosi della propria posizione sociale, del potere e delle ricchezze accumulate, gli Highborne cominciarono ad organizzare unioni matrimoniali esclusivamente fra di loro: l'esposizione alla magia e le riproduzioni controllate fecero venire al mondo una generazione di elfi incredibilmente portata all'uso delle arti magiche. Alla fine l'egoismo e l'avidità degli Highborne arrivò a vietare alle caste inferiori l'accesso alla Well of Eternity stessa, dividendo così la civiltà elfica in due popolazioni con distinte capitali: la città di Zin'Azshari (ovvero "la gloria di Azshara", così battezzata in onore della loro amata regina) sorgeva sulla sponde della Well of Eternity ed era considerata la capitale degli elfi Quel'dorei, mentre la confinante città di Suramar era immersa nella natura e considerata la capitale degli elfi Kaldorei. Al vertice della società elfica vi erano la bellissima e potentissima Azshara, amata dai suoi sudditi al limite del fanatismo e venerata al pari di una dea, ed il suo consigliere Lord Xavius, un potente incantatore dotato di occhi magici artificiali di cristallo nero in grado di percepire visivamente la magia.
Spronati da Azshara e da Xavius gli Highborne si addentrarono sempre più nei segreti della magia incuranti di quali conseguenze potesse avere il loro sconsiderato uso della Well of Eternity. Attingendo alle sue energie per alimentare un incantesimo di enorme potenza, essi finirono per attirare l'attenzione del leader della Burning Legion: gli Highborne credettero che Sargeras fosse una divinità e si adoperarono affinchè il Dark Titan potesse giungere su Azeroth, per purificare il pianeta dalle razze inferiori ed impure (ovvero chiunque non fosse un Highborne) e renderli degli esseri superiori donando loro poteri oltre ogni immaginazione.

Il primo druido
Il semidio Cenarius prese un giorno tre discepoli per insegnar loro il druidismo: i gemelli Malfurion Stormrage (o Furion Stormrage) e Illidan Stormrage, e la loro amica d'infanzia Tyrande Whisperwind, di cui i due erano segretamente innamorati. Ma solo Malfurion si rivelò adatto ad apprendere gli insegnamenti di Cenarius: Illidan si rivelò infatti maggiormente portato allo studio della magia presso i Moon Guard (un'organizzazione di incantatori Kaldorei) e Tyrande scelse invece di diventare una sacerdotessa della dea Elune. Sotto la guida del semidio il night-elf diventò il primo dei Druid, imparando i segreti della natura e guadagnando l'accesso al segreto regno etereo dell'Emerald Dream. Durante la prima delle sue esplorazioni in questo mondo onirico lo spirito del druido si sentì attirato verso la città di Zin'Azshari e percepì un grande potere magico venir risucchiato dalla Well of Eternity verso una delle torri della capitale, ma le protezioni magiche che circondavano l'edificio gli impedirono di scoprire quale motivo avessero i maghi della corte di Azshara di attingere ad una tale quantità di magia. La notizia preoccupò grandemente il suo maestro Cenarius e, seppur fedeli alla regina, i due videro rafforzarsi ancor più i dubbi che da tempo provavano riguardo alle intenzioni di Azshara e alla purezza dei poteri magici derivanti dall'uso della Well of Eternity.

Pandaria celata
Nella nazione di Pandaria, nel sud del continente Kalimdor, com'era tradizione nel giorno della sua incoronazione l'imperatore dei pandaren Shaoao interpellò un Waterspeaker jinyu affinchè gli annunciasse il suo destino. Costui gli rivelò il contenuto delle sue terribili visioni: nel prossimo futuro un popolo di potenti incantatori avrebbe richiamato dalle profondità dell'universo un esercito di creature malvagie scatenando una guerra che sarebbe culminata con un tremendo cataclisma a livello planetario. Shaoao non aveva alcun desiderio di combattere per salvare il mondo dal suo destino e desiderava solo salvare il proprio regno dal disastro incombente: disperato chiese consiglio all'antico guardiano Jade Serpent, lo spirito della saggezza, che gli disse di dover diventare un tutt'uno con la sua terra purificando il proprio spirito e raggiungendo la pace interiore. Assieme all'amico Monkey King egli intraprese così un pellegrinaggio che gli consentì di dare forma fisica alle sue paure e ai dubbi, di sconfiggerli e di imprigionarli nella terra stessa. Shaoao si liberò dunque del dubbio, della disperazione, della rabbia, della paura, dell'odio e della violenza, ma le emozioni imprigionate nel terreno non erano inermi: esse potevano assumere la forma fisica di Sha ogni volta che qualcuno, abbandonandosi alle proprie emozioni, glielo avrebbe permesso. Ma l'imperatore di Pandaria non si liberò mai dell'orgoglio: sarà proprio l'orgoglio per le sue imprese e capacità, la propria convinzione di poter risolvere da solo i problemi del suo regno, a circondare l'intera Pandaria di impenetrabili nebbie che la separeranno illesa dal resto del mondo quando il cataclisma infine avverrà.
[Modificato da Elwhin 25/08/2014 16:07]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
17/04/2014 17:37



Capitolo Quattro: La Guerra degli Antichi



NB: Nel presente paragrafo viene citato il periodo storico conosciuto come "War of the Ancients" nella sua versione alterata, essendo la versione originale dei fatti perduta tra le pieghe del tempo in quanto riscritta dalle azioni di tre avventurieri provenienti dal futuro e finiti loro malgrado indietro nel tempo. Si noti che comunque questa versione della storia, benchè alterata, è a tutti gli effetti la versione ufficiale della War of the Ancients per chiunque tranne i tre viaggiatori e dall'Aspect of Time Nozdormu. Della versione originale dei fatti si sa ben poco, e quel poco che sappiamo deriva dalle testimonianze del drago rosso Korialstrasz, la cui memoria in seguito al viaggio nel tempo si rivelò incompleta e fallace, e del mago Rhonin, solo vagamente a conoscienza dei fatti originali. Apparentemente le differenze con la linea temporale originale sono principalmente tre: il demone Hakkar ucciso durante la War of the Ancients anzichè durante la Third War, la partecipazione di alcune razze non elfiche al conflitto, e l'aver messo in salvo alcune delle uova di drago blu assicurando un futuro al Blue Dragonflight.

La Storia riscritta
Nel futuro di Azeroth tre avventurieri vennero inviati ad indagare sulla scomparsa del drago Nozdormu e sull'apparizione di una misteriosa anomalia spazio-temporale, venendone inghiottiti e finendo 10.000 anni nel passato: essi erano l'orco Brox (eroe di molte guerre e membro di una battagliera razza aliena giunta attraverso un portale dimensionale su Azeroth dal pianeta natio Draenor), il drago rosso Korialstrasz (consorte del Dragon Aspect Alextrazsa e solito assumere le sembianze umanoidi del mago Krasus), ed il suo allievo e protetto Rhonin Redhair (un talentuoso umano già distintosi tra i maghi per l'aver compiuto con successo imprese considerate quasi impossibili).
In questo perido storico Krasus si sentì molto indebolito ed incapace di assumere le sue forme draconiche, al contrario di Rhonin che, data la vicinanza alla Well of Eternity all'epoca ancora intatta, sentiva i propri poteri magici più potenti che mai. I due maghi però furono presto scoperti e catturati dal capitano Varo'then e poi finirono sotto la custodia del semidio Cenarius, a cui non vollero rivelare la loro identità per timore di modificare gli eventi del passato. Approfittando di un'assenza del semidio, Krasus usò la telepatia per contattare il drago più vicino spiegandogli i rischi che il mondo stava correndo a causa della loro presenza in quel periodo storico e pregandolo di portarlo da Alextrazsa: il drago accettò di aiutare il suo simile ma non vide motivo di fare altrettanto con Rhonin, lasciandolo così al suo destino.
Anche l'orco Brox venne catturato dai night-elf ed imprigionato a Suramar in attesa di essere interrogato da Kur'talos Ravencrest, lord di Black Rook Hold: durante la sua prigionia l'orco fece la conoscienza di Tyrande e Malfurion, che si dimostrarono molto interessati allo straniero e alle sue parole, decidendo di adoperarsi per liberarlo e condurlo dal saggio Cenarius.

L'arrivo della Legione Infuocata
Nel frattempo, sebbene fossero riusciti a permettere l'arrivo di numerosi demoni minori, divenne evidente che le sole forze degli incantatori Highborne non bastavano a creare un portale abbastanza grande da permettere il passaggio di Sargeras e del resto della Legione Infuocata, così venne inviato in loro aiuto il demone Hakkar the Houndmaster che, appena apprese dei maghi fuggitivi, sguinzaiò sulle loro tracce i suoi segugi Felhound.
A Suramar Malfurion liberò Brox con l'aiuto di Tyrande e del fratello, ma la fuga fu presto scoperta e diversi gruppi di night-elf si lanciarono al loro inseguimento, ed anche Lord Ravencrest in persona decise di unirsi alla caccia costringendo altresì Illidan ad unirsi al gruppo.
I felhound di Hakkar raggiunsero Malfurion e Brox ma questi riuscirono a fuggire grazie al sopraggiungere degli inseguitori night-elf, i quali ingaggiarono battaglia con i segugi demoniaci: Illidan si distinse nel combattimento e salvò la vita a Ravencrest che lo volle così nominare suo incantatore personale, un incarico assai più prestigioso della carriera nei Moon Guard alla quale Illidan ambiva.
I felhound sopravvissuti riuscirono però comunque a ritrovare le tracce di Brox e Malfurion e li seguirono fin nella dimora segreta di Cenarius, dove il semidio creò per Brox una nuova arma per permettergli di difendersi. Rhonin cercò di astenersi dal combattere per paura di alterare il corso della storia ma quando uno dei felhound lo colse alle spalle cercò di salvarsi teletrasportandosi via: l'ncantesimo finì col coinvolgere anche i vicini Brox e Malfurion ed i tre si ritrovarono non distanti da Suramar, dove vennero catturati dalle guardie night-elf e condotti alla fortezza di Black Rook Hold.
Alextrazsa credette alle parole di Krasus ed ipotizzò che la sua debolezza, condivisa anche dal suo giovane consorte Korialstrasz, dipendesse dal fatto che le due versioni dello stesso essere, presente e futura, attingessero alla stessa forza vitale. Alextrazsa si diresse alla Chamber of the Aspects affinchè gli altri Aspect potessero ascoltare Krasus ma solo Ysera, Malygos e Neltharion risposero alla chiamata. Prima che il drago umanoide potesse parlare venne però tramortito da un incentesimo di Neltharion, che non voleva rischiare che il mago del futuro rivelasse agli altri draghi del suo imminente tradimento. Durante il suo breve sonno Krasus sognò di Nozdormu, che egli mostrò il volto di Malfurion: mettendosi alla sua ricerca Krasus e Korialstrasz volarono verso la capitale degli elfi, trovandola invasa dai demoni. Essendo Korialstrasz incapace di trasformarsi in un umanoide tanto quanto Krasus non poteva più assumere le sue sembianze draconiche, il mago lasciò indietro il drago e si mise alla ricerca dell'elfo indicatogli da Nozdormu ma venne catturato da Jarod Shadowsong.

La resistenza elfica
Nonostante l'aiuto del demone Hakkar il portale dimensionale non riusciva a raggiungere la potenza necessaria e così venne inviato su Azeroth uno dei demoni che Sargeras teneva in più alta considerazione: il pit-lord Mannoroth. Con l'aiuto di Mannoroth il mago Xavius riuscì a creare uno scudo magico che impediva l'accesso all'energia della Well of Eternity al resto della nazione elfica, potendo così usarene il pieno potere al solo scopo di alimentare il portale magico e portare la Burning Legion su Azeroth. Dal portale dimensionale si riversò un esercito di demoni che, col benestare della regina (che già sognava il momento della venuta di Sargeras e sognava di divenirne la consorte), si riversò fuori dalla capitale per sterminare chinque non fosse un Highborne e preparare il mondo alla venuta di Sargeras.
Frattanto a Black Rook Hold i prigionieri vennero interrogati da Ravencrest, ma com'era prevedibile gli elfi dubitarono delle loro parole rifiutando di credere che l'amata regina Azshara potesse tradirli. Ma proprio mentre la mente di Malfurion veniva sondata dagli incantatori Moon Guard lord Xavius ed i suoi aiutanti demoniaci riuscirono ad assicurarsi l'accesso esclusivo ai poteri della Well of Eternity, rendendo così del tutto impotenti gli incantatori elfici: gli unici a mantenere il controllo dei propri poteri magici furono Rhonin e Illidan.
Col pieno potere della Well of Eternity gli incantatori della regina riuscirono ad ingrandire il portale e a permettere l'accesso su Azeroth di una gran quantità di demoni: guidati dai Man'ari (i warlock Eredar) e dai Doomguard, intere legioni di Felguard, Wrathguard, Infernal e Felhound sciamarono fuori dal palazzo di Azshara mettendo a ferro e fuoco Suramar e gli altri insediamenti elfici ma risparmiando del tutto Zin'Azshari ed i suoi cittadini. Dopo lo stupore iniziale alla vista delle ributtanti creature demoniache, gli elfi di sangue Highborne proseguirono nelle proprie vite come nulla stesse succedendo, del tutto indifferenti al massacro dei fratelli night-elf in atto giusto al di fuori delle mura dei loro palazzi.
Lord Ravencrest organizzò la resistenza arruolando chiunque potesse essergli utile, inclusi i suoi ex-prigionieri, e sferrò inn contrattacco contro la Burning Legion. Nel frattempo Malfurionsi recò al tempio di Elune a Suramar per incontrare Tyrande e nella tranquillità del tempio trasferì il proprio spirito nell'Emerald Dream per cercare di annullare l'incantesimo che impediva ai maghi alleati l'accesso alla Well of Eternity: il druido riuscì a farsi strada fino alla sommità della torre dov'era il portale dimensionale ma gli occhi magici di Xavius riuscirono a percepirlo e l'incantatore lo imprigionò in un cristallo magico.
Nei giorni seguenti l'esercitò di Ravencrest si oppose come potè alla Burning Legion, ma i successi dei night-elf furono effimeri. Illidan divenne l'apprendista di Rhonin e i due si dimostrarono elementi chiave dell'esercito. Quando il leader dei maghi elfici venne abbattuto dai nemici, Illidan venne nominato comandante dei Moon Guard.
Tyrande ottenne che Krasus venisse liberato e lo portò al corpo inanimato di Malfurion: usando come tramite il profondo legame tra i due elfi Krasus e Korialstrasz riuscirono a contattare il druido e ad aiutarlo a liberarsi. Malfurion cercò di annullare lo scudo magico ma venne nuovamente scoperto da Xavius: i due si batterono e Malfurion, grazie alla forza prestatagli dai suoi amici, riuscì a contrastarlo nonostante il nemico possedesse il supporto di Sargeras. Invocando il potere della natura Malfurion scatenò sulla torre una tempesta di fulmini che uccise Xavius e distrusse la torre, annullando tanto il portale magico quanto lo scudo.
Nuovamente collegati alle energie del pozzo magico i night-elf di Ravencrest si scoprirono rinvigoriti e, con la magia nuovamente a propria disposizione, per la prima volta dall'inizio del conflitto si ritrovarono in vantaggio costringendo i demoni alla ritirata.

La guerra contro i demoni
Nei mesi seguenti la Burning Legion ridusse in cenere gran parte del Kalimdor ma, nonostante i night-elf si opponessero fermamente all'idea di chiedere l'aiuto delle altre razze, le truppe di Ravencrest riuscirono a mantenere il controllo di Suramar e dei territori a ovest di Zin'Azshari. Nonostante quanto accaduto, però, il grosso dei night-elf era tutt'ora sicuro dell'innocenza dell'amata regina Azshara ed attribuiva tutte le colpe dell'accaduto al suo consigliere Xavius e agli altri Highborne.
Le vittorie degli elfi furono in gran parte merito del drago rosso Korialstrasz, dei tre viaggiatori nel tempo (che ormai avevano del tutto rinunciato all'astenersi dall'interferire con la linea temporale originale) e dei due fratelli Stormrage (così importanti da essere costantemente scortati da Jarod Shadowsong). Grazie agli insegnamenti di Rhonin il potere di Illidan crebbe di pari passo alla sua sete di sangue: il night-elf amava uccidere i demoni con gli incantesimi più crudeli e cruenti, spesso amplificandone la potenza risucchiando la magia dai Moon Guard al suo comando.
Krasus e Korialstrasz riuscirono finalmente trovare il modo di separarsi senza sentirsi sopraffatti dall'indebolimento, scambiandosi una delle rispettive scaglie (contenenti parte del potere e dell'essenza del padrone).
Nel frattempo a Zin'Azshari il capitano Varo'then divenne il principale consigliere di Azshara e Mannoroth riuscì a riaprire il portale dimensionale, permettendo l'arrivo su Azeroth di Archimonde e del redivivo Xavius: lo spirito dell'incantatore era stato lungamente e crudelmente tormentato dal Dark Titan per punirlo del suo fallimento, ma Sargeras aveva infine deciso di concedergli un'altra possibilità donandogli un nuovo corpo, quello d'un mostruoso Satyr. Lord Xavius si occupò di convertire alla causa della Burning Legion nuovi alleati, trasformandoli in esseri simili a lui: tra i primi nuovi satiri vi fu il potente Peroth'arn. Il calcolatore Archimonde si mise invece alla guida dell'esercito demoniaco e grazie alle strategie dell'eredar l'avanzata della Burning Legion riprese forza, spingendo l'esercito di Ravencrest a cedere terreno ed abbandonare Suramar indietreggiando fino alle pendici del monte Hyjal.
Grazie ai poteri magici di Krasus, Rhonin, Illidan e Malfurion l'esercito elfico riuscì però ben presto a ribaltare la situazione e a recuperare gran parte del terreno perduto. Illidan confessò a Tyrande il proprio amore ma la sacerdottessa lo rifiutò: l'elfo comprese che ella era già innamorata di suo fratello Malfurion. La realizzazione fece impazzire l'elfo di gelosia al punto che, incoraggiato dai poteri telepatici del satiro Xavius, cominciò ben presto a meditare il fraticidio.
Nelle rovine di Suramar gli elfi dovettero anche affrontare una nuova minaccia: i primi non-morti creati dai subdoli demoni vampiri Nathrezim, ottenuti usando un prototipo della pestilenza magica che nel futuro avrebbe creato la Scourge.

L'Essenza dei Draghi
Dopo una lunga preparazione il Dragon Aspect Neltharion, reso folle delle manipolazioni degli Old God, mise in azione il suo piano: con l'aiuto dei suoi servitori Goblin egli forgiò un disco dorato che battezzò Dragon Soul e vi riversò tanto l'essenza dei demoni catturati che il potere dei suoi maestri Old Gods. Sostenendo di volerne fare una potentissima arma da usare contro i demoni invasori, Neltharion chiese a tutti i draghi di donare all'artefatto parte del proprio potere: non avendo motivo di dubitare delle sue intenzioni i draghi accettarono ed ognuno riversò nel disco dorato parte della propria essenza (incluso il disperso Nozdormu, la cui consorte Saridormi portò una parte della sabbia magica che costituiva l'essenza dell'Aspect disperso).
Nel frattempo Krasus cercò di contattare gli altri draghi per chiedergli aiuto, ma non riuscendovi decise di recarsi da loro di persona. Quando con Malfurion si inoltrò nei boschi per domandare a Cenarius se potesse procurgli degli Hippogryph, essi vennero attaccati da Hakkar: il potente demone venne ucciso grazie all'intervento di Tyrande, rappresentando un grande cambiamento della linea temporale in quanto egli avrebbe dovuto partecipare alla Third War. Procuratisi gli ippogrifi i due viaggiarono fino alle dimore dei draghi ma non riuscirono ad accedervi a causa di uno scudo magico eretto per proteggersi durante la creazione della Dragon Soul. Malfurion vi si introdusse (col benestare di Ysera) attraversando l'Emerald Dream e percepì la malvagità nella Dragon Soul: prima che potesse avvertire i draghi Neltharion lo attaccò come aveva fatto con Krasus ed in qualche modo lo inseguì nell'Emerald Dream, costringendolo a rientrare nel proprio corpo. I due, assaliti da un Worm al servizio del drago nero, furono infine costretti a fuggire creando un portale improvvisato che condusse alla dimora della semidea Aviana presso il colossale albero G'Hanir, situato al di fuori del Piano Materiale ed avente funzione di aldilà delle creature alate. Grazie ad Aviana i due tornarono sul terreno ma appena toccato il suolo Krasus svenne: Korialstrasz, partito alla sua ricerca su richiesta di Alextrazsa, era stato ferito a morte dai draghi neri. Malfurion riuscì incredibilmente a curare il drago a distanza concentrandosi sulla scaglia di Korialstrasz che Krasus portava in petto e, riunitisi, i tre volarono assieme verso il conflitto.
Tyrande prese sotto la sua ala protettrice la giovane orfana Shandris Feathermoon ed assunse la guida della Sisterhood of Elune alla morte della precedente alta sacerdotessa.

Il tradimento di Neltharion
Nel frattempo i due schieramenti avevano raggiunto un punto di impasse: a sbloccare la situazione fu Rhonin che, con l'aiuto di Illidan, usò le energie della Well of Eternity per scatenare sull'esercito nemico un incantesimo creato durante la Third War dai saggi di Dalaran in grado di ridurre in cenere i demoni colpiti. Grazie a ciò l'esercito di Ravencrest riuscì a farsi facilmente strada fin quasi a Zin'Azshari, senza realizzare di star facendo in realtà il gioco di Archimonde: da dietro le colline che precedevano la capitale elfica eruppe un incalcolabile numero di demoni, richiamati da ogni angolo del Kalimdor per quella battaglia decisiva. Ma proprio quando sembrò esser tramontata ogni speranza di vittoria, arrivarono i draghi: Neltharion scatenò sui demoni il tremendo potere della Dragon Soul, eliminando in un sol colpo gran parte dell'esercito della Burning Legion e mettendo in fuga i sopravvissuti. Esultanti per la facile ed immediata vittoria gli altri Aspect gli chiesero di distruggere l'artefatto in modo da restituir loro il potere che vi avevano riversato, ma Nelthrion si rifiutò ed esercitò su di loro i poteri nascosti della Dragon Soul, che da questo momento verrà ribattezzata Demon Soul, prendendo il controllo dei loro corpi e paralizzandoli in aria. Messa da parte ogni pretesa di segretezza il drago nero scatenò il potere della Demon Soul contro l'esercito elfico, proclamandosi signore del mondo e preannunciando un futuro di ordine e purezza sotto il dominio assoluto del Black Dragonflight. Korialstrasz, appena arrivato sul luogo dello scontro, si scagliò contro il drago nemico e riuscì a distrarlo abbastanza da fargli perdere la concentrazione: nuovamente liberi di muoversi i draghi blu attaccarono Neltharion con l'intento di distruggere la Demon Soul. Il folle Aspect scatenò contro gli altri draghi tutto il potere di cui disponeva: Malygos riuscì a proteggere sè stesso ma suo il Blue Dragonflight venne decimato dall'attacco, mentre poderosi venti spazzarono i cieli scagliando gli altri draghi ai confini del mondo. Ma più scatenava le tremende energie del disco dorato e più queste straziavano il corpo del drago sciogliendone le carni: per non finire letteralmente a brandelli Neltharion dovette momentaneamente ritirarsi.
Nonostante il duro colpo appena inflitto alla Burning Legion dalla Demon Soul, il comandante Archimonde spinse nuovamente i suoi soldati alla carica. Tyrande raggiunse Krasus e Malfurion ma i tre finirono loro malgrado coinvolti nella battaglia e l'elfa venne ferita gravemente: Malfurion la portò lontano dai combattimenti solo per finire tra le grinfie di Xavius e dei suoi satiri.
Illidan diede libero sfogo ai suoi poteri attingendo senza ritegno tanto alle energie della Well of Eternity quanto a quelle dei Moon Guard, incurante dei soldati alleati che venivano coinvolti nella distruzione da lui scatenata o degli incantatori cui prosciugava le energie riducendoli quasi in punto di morte. Comprendendo che l'elfo era ormai pericolosamente fuori controllo Lord Ravencrest comandò che Illidan lasciasse il comando dei Moon Guard a Rhonin e si mettesse alla ricerca del disperso fratello Malfurion. L'elfo obbedì, ma si sentì profondamente tradito dalle persone che più aveva ammirato: il suo comandante ed il suo maestro. Di lì a poco Lord Ravencrest venne assassinato da un night-elf fedele alla regina, ed il comando passò quindi all'incompetente nobile Desdel Stareye. Illidan riuscì a trovare il fratello e Tyrande ma, invece che aiutarli contro Xavius, gli voltò loro le spalle abbandonandoli al loro destino: il volubile elfo si diresse invece verso Zin'Azshari per unirsi alle forze della regina Azshara e di Sargeras. In soccorso di Malfurion e Tyrande giunse però la piccola Shandris che, armata di arco e frecce, attaccò i satiri permettendo a Malfurion di liberarsi e contrattaccare: Malfurion traformò Xavius in una quercia ridando vita al legno d'una freccia che il satiro aveva in corpo ed invitandolo a crescere. Putroppo gli altri satiri riuscirono a trascinare Tyrande attraverso un portale dimensionale per Zin'Azshari: la disperazione del druido per la perdita della compagna fu così assoluta che una tempesta di dimensioni colossali si scatenò sul campo di battaglia annegnado elfi e demoni e costringendo entrambi gli eserciti alla ritirata, ma grazie all'intervento di Krasus il druido riuscì a prenderne il controllo scatenando la furia degli elementi solo sulla Burning Legion in fuga.

Alla ricerca dell'Essenza dei Demoni
Krasus si recò a Coldarra per mettere in salvo quelle uova di drago blu che, nella linea temporale originale, non si erano potute schiudere essendo state abbandonate a sè stesse dopo la quasi estinzione del Blue Dragonflight, ma putroppo arrivò tardi e potè salvarne solo una piccola parte.
Nonostante gli fosse stato proibito, Krasus e Rhonin chiesero aiuto alle altre razze e condussero al cospetto di Stareye i loro rappresentanti: Huln Highmountain dei Tauren, Dungard Ironcutter degli Earthen, e Unng Ak dei Furbolg. Grazie a queste nuove forze, e alle capacità di Jarod Shadowsong più che di Stareye, l'esercito elfico riuscì nuovamente a tener testa alla Burning Legion. Ma anche così c'erano poche speranze di vincere il conflitto: Azeroth aveva bisogno dei dragi ma questi non sarebbero scesi in campo fintantochè Deathwing, come ormai veniva chiamato Neltharion, fosse rimasto in possesso della Demon Soul. Spostandosi attraverso i livelli più segreti (e incompleti) dell'Emerald Dream il druido Malfurion riuscì a trovare sua la tana segreta scoprendo la posizione della Demon Soul, che il drago aveva nascosto mentre attendeva che i goblin al suo servizio gli forgiassero un'armatura di Adamantium per tenere assieme il suo corpo dilaniato.
Sicuro che non gli fosse stata riconosciuta la giusta considerazione tra la propria gente e desideroso di possedere il potere della Demon Soul, Illidan Stormrage aveva deciso di dimostrare il propri valore tentando un'impresa impossibile: infiltrarsi tra le forze della Burning Legion e distruggernne i piani di conquista agendo dall'interno. Fingendo d'essere un traditore Illidan entrò a Zin-Azshari e dimostrò i propri grandi poteri aiutando i demoni a stabilizzare il portale magico, e si offrì di recuperare la Demon Soul per usarla per ingrandire il portale dimensionale tanto da permettere a Sargeras di giungere finalmente su Azeroth. Impressionato dalle capacità dell'elfo il Dark Titan volle premiarlo donandogli nuove capacità sottoponendolo ad una dolorosa mutazione: i suoi occhi vennero bruciati da fiamme verdi che gli donarono la capacità di percepire visivamente la magia, ed il suo corpo venne dotato di tatuaggi magici che gli avrebbero permesso di controllare la magia demoniaca. Accompagnato da Varo'then e da un gruppo di demoni, Illidan usò una scaglia di Deathwing perduta durante il combattimento con Korialstrasz per rintracciarne la tana.
Brox e Malfurion si fecero accompagnare da Korialstrasz e Krasus, che rimasero indietro in quanto il nemico sicuramente si aspettava un tentativo di recupero da parte dei draghi, presso la tana di Deathwing e, approfittando della sua distrazione durante l'applicazione delle placche metalliche al suo corpo, si introdussero nella caverna e rubarono la Demon Soul. Deathwing si accorse subito del furto ma, usando i poteri dell'artefatto, riuscirono a sfuggirgli. Mentre Krasus attirava l'attenzione del furente drago nero Malfurion e Brox cercarono di portare l'artefatto al sicuro ma vennero trovati ed attaccati da Illidan e Varo'then, che gli sottrassero la Demon Soul e li catturarono. I due riuscirono però a liberarsi e Korialstrasz si unì alla lotta, ma Varo'then usò contro di loro i poteri della Demon Soul ferendo gravemente il drago e costringendoli alla fuga. Essi si riunirono a Krasus e riuscirono a contattare Alextrazsa, che gli fornì un modo per tornare alla battaglia e, informata dei fatti, promise loro che avrebbe convinto gli stormi a schierarsi contro la Burning Legion e gli Old Gods.

La grande battaglia per Azeroth
Illidan e Varo'then portarono la Demon Soul a Zin'Azshari e Sargeras ordinò che venisse aperto un nuovo portale vicino alla Well of Eternity, dal quale avrebbe manipolato personalmente la Demon Soul per ingrandirlo e giungere fisicamente su Azeroth. Mentre tutta l'attenzione era concentrata su tale operazione, tutti quegli Highborne che avevano finora taciuto i propri dubbi decisero di disertare per riunirsi ai night-elf: capeggiati da Dath'Remar liberarono Tyrande e lasciarono la città, ma vennero attaccati e Tyrande finì divisa dal gruppo. L'elfa fu soccorsa da Illidan e condotta presso la Well of Eternity, dove l'incantatore modificò il portale affinchè risucchiasse i demoni anzichè portarvi il resto della Burning Legion. Nè Sargeras nè Illidan sospettavano d'essere segretamenti aiutati dagli Old Gods, in attesa di appropriarsi del portale magico per fuggire dalle loro prigioni eteree.
Quando Krasus, Malfurion e Brox tornarono all'esercito elfico scoprirono che l'incompetente Stareye era morto e che il ben più capace Jarod Shadowson aveva preso il comando. Portate da Cenarius, all'esercito elfico si unirono numerose creature leggendarie: il cervo bianco Malorne, i gemelli orsi Ursoc ed Ursol, la testuggine Tortolla, il verro Agamaggan, Aviana, e molti altri. I semidei si fecero valere ma alla lunga sotto la furia della Burning Legion caddero l'uno dopo l'altro, morti o gravemente feriti, persino il mitico Malorne, accorso in aiuto del figlio Cenarius, venne eliminato da Archimonde in persona. Quando ogni speranza sembrava perduta dal cielo finalmente giunsero i draghi: mentre il grosso degli stormi combatteva al fianco dei night-elf, un piccolo gruppo (formato da Ysera, Alextrazsa, Soridormi ed i più potenti tra i draghi verdi, rossi e bronzei) accompagno Malfurion, Krasus, Brox e Rhonin alla Well of Eternity per impedire l'avvento di Sargeras, ma vennero ostacolati da Varo'then e le sue guardie. Mentre essi combattevano Deathwing si unì alla festa e, disobbedendo agli ordini dei suoi padroni Old Gods, cercò di riprendersi la sua Demon Soul: sull'oggetto erano però concentrati le volontà ed i poteri del Dark Titan Sargeras e degli Old Gods e ne venne inizialmente respinto, ma con grande sforzo riuscì infine ad afferrare l'oggetto: il potere concentrato su di esso fu però troppo persino per lui e ne venne scaraventato via. A bordo di Ysera Malfurion riuscì ad uccidere Varo'then appena in tempo per afferrare l'artefatto prima che finisse inghiottito nella Well of Eternity.
Sebbene incompleto, il portale dimensionale era ormai abbastanza grande e stabile: mentre Mannoroth richiamava in aiuto del suo signore tutti i demoni volanti Sargeras cercò di forzare il passaggio. Brox si lanciò attraverso il portale magico per distrarre il Dark Titan e guadagnare un pò di tempo a costo della vita. Malfurion ed Illidan misero da parte le proprie divergenze e, per il bene di Azeroth unirono i propri sforzi: riversando nella Demon Soul tanto i poteri della Well of Eternity quanto della natura di tutto il pianeta, invertirono l'incantesimo ed ogni demone presente su Azeroth venne risucchiato attraverso il portale e scaraventato dall'abisso dal quale era fuoriuscito. Incapace di ammettere la propria sconfitta, Sargeras continuò a forzare il proprio passaggio verso Azeroth ma, rallentato dagli attacchi dei difensori concentrati su di una minuscola ferita procuratagli da Brox, non fece in tempo: il portale dimensionale collassò proprio mentre il demone vi emergeva, ed entrambi cessarono di esistere.
Malfurion e Ysera raccolsero Tyrande e Illidan, che si era segretamente attardato per raccogliere delle fiale di acqua dalla Well of Eternity, e seguirono gli altri nella loro fuga: consapevole di quel che sarebbe successo di lì a poco Rhonin raggiunse l'esercito elfico e disse a Jarod di farlo ritirare sul Mount Hyjal. Azshara si rifiutò invece di credere che Sargeras non sarebbe più giunto su Azeroth e, circondata dalle sue ancelle tra cui la fedele Lady Vashj, rimase cocciutamente ad attenderlo al palazzo di Zin'Azshari. Con il piano degli Old Gods ormai definitivamente sventato, Nozdormu potè sanare le linee temporali e tornare sul Piano Materiale per riunirsi alle sorelle.
[Modificato da Elwhin 22/09/2014 23:16]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
17/04/2014 22:45



Capitolo Cinque: Il nuovo mondo



La Frattura
Sconvolta da troppi poteri ed incaute manipolazioni la Well of Eternity cominciò a collassare su sè stessa, risucchiando tutto ciò che le stava attorno. Il palazzo reale di Zin'Azshari venne inghiottito per intero dalle acque del pozzo e solo allora Azshara comprese la realtà, ma ad un passo dalla morte ricevette l'inaspettato aiuto di un Old God che, in cambio della loro obbedienza, trasformò gli Highborne in creature acquatiche serpentiformi chiamate Naga.
Quando ebbe finito di divorare sè stessa, la Well of Eternity si distrusse generando un'esplosione tanto potente da frantumare l'originale continente Kalimdor e lanciarne le sue parti le une lontane dalle altre, creando nuovi continenti (quello occidentale continuerà a chiamarsi Kalimdor mentre quello orientale prenderà il nome di Eastern Kingdoms, e le masse a nord e a sud verranno rispettivamente chiamate Northrend e Pandaria). Laddove si trovava la Well of Eternity si formò il Malestorm, un enorme mulinello eternamente vorticante al centro dell'oceano. L'evento catastrofico verrà ricordato col nome Great Sundering.
Il Sundering fu un evento catastrofico di tali proporzioni che ebbe ripercussioni su tutto il mondo e su tutte le razze che lo abitavano. Coloro che ne furono maggiormente colpito furono gli earthen: avvertendo il danno inflitto al pianeta quasi come se si trattasse d'una ferita inflitta a loro stessi, le creature titaniche si ritirarono nelle loro strutture addormentandosi per centinaia di anni. Quando finalmente si risveglieranno si ritroveranno trasformati in creature organiche dalla Curse of Flesh: gli earthen di Uldaman prenderanno il nome di Dwarf e si insideranno in una città che chiameranno Ironforge, mentre quelli di Ulduar si insedieranno negli Storm Peaks chiamandosi Frostborn.
Gli Azotha invece, nonostante fossero stati condotti lontano dal conflitto dalla semi-dea Aviana (creduta morta durante la War of the Ancients) sotto spoglie mortali, passarono momenti assai difficili: la scarsità di risorse li condusse sull'orlo dell'estinzione. Ma essi sopravvissero e si sparpagliarono su tutto il continente, esplorando, conquistando ed imparando: alla fine essi maturarono diventando i primi veri Umani di Azeroth.

La Celebrazione della Luna
La vittoria dei popoli di Azeroth sulla Burning Legion verrà celebrata annualmente con il Lunar Festival. Durante il periodo delle celebrazioni Omen, una semi-divinità resa immortale dalla benedizione di Elune che combattè eroicamente contro i demoni finendone però corrotta dalla loro malvagità, si risveglia dal suo sonno sul fondo Elune'ara.

Il secondo Pozzo dell'Eternità
Una piccola parte di quel che un tempo fu la popolazione elfica scampò al Great Sundering rifugiandosi sulla sommità del Mount Hyjal, consapevole che nulla sarebbe più stato come prima. La convivenza tra i night-elf e gli Highborne si rivelò difficoltosa e possibile solo grazie alla diplomazia di Jarod, Tyrande e di Malfurion, ormai riconosciuto da tutti come leader del popolo elfico.
Gli Aspect Alextrazsa, Ysera e Nozdormu lanciarono un incantesimo che rese la Demon Soul inutilizzable dai draghi (Deathwing incluso) ed affidarono l'artefatto a Malfurion affinchè lo nascondesse in un luogo segreto.
Incapace di rinunciare ai poteri della Well of Eternity e ritenendo che essa fosse indispensabile per contrastare un'eventuale seconda invasione demoniaca, Illidan scelse un lago in cima alle montagne e vi riversò tre delle sette ampolle che aveva prelevato dalla Well of Eternity originale, ma prima che potesse finire fu sorpreso da un gruppo di night-elf. Furioso per l'interferenza e del tutto fuori controllo Illidan li attaccò, massacrandone molti, e solo l'intervento di Malfurion riuscì ad impedirgli di uccidere anche il comandante Jarod Shadowsong. La sorella di Jarod, Maiev Shadowsong, pretese la pena di morte per il Illidan ma Malfurion non se la sentì di condannare il fratello e comandò invece di rinchiuderlo in una prigione sotterranea, Barrow Dens, incaricando Maiev e le sue Warden (una divisione del corpo di polizia delle Watcher) di sorvegliarlo fino alla fine dei tempi.

Nordrassil, l'Albero del Mondo
La seconda Well of Eternity creata da Illidan rappresentava un problema per Malfurion, che era ormai convinto della pericolosità intrinseca nell'uso della magia. Con ancora fresche nella mente le conseguenze della detonazione della prima Well of Eternity, però, il druido non osò cercare di distruggerla e cercò invece il consiglio dei Dragon Aspect. Questi piantarono sulle sponde del lago una ghianda proveniente dall'albero G'Hanir (scomparso assieme ad Aviana) che grazie alla loro magia crebbe diventando un albero di dimensioni colossali, il World Tree Nordrassil, simbolo del legame degli elfi con la natura: finchè l'albero avrebbe affondato le proprie radici nella Well of Eternity nessun potere al mondo ne avrebbe potuto corrompere le emergie. Gli Aspect vollero inoltre ricompensare i night-elf per aver contribuito a respongere la Burning Legion, ed ognuno incantò l'albero coi propri poteri. Alextrazsa fece sì che dall'albero magico si sarebbero irradiati poteri curativi che avrebbero lentamente sanato il mondo dalle ferite del recente cataclisma. Nozdormu incantò l'albero affinchè, fintantochè sarebbe esistito, i night elf non si sarebbero mai ammalati nè sarebbero invecchiati, ripristinando così la loro immortalità. Ysera collegò l'albero all'eterea dimensione dell'Emerald Dream, affinchè ella potesse attraverso i poteri dell'albero guidare l'evoluzione del mondo, ed aprì le porte della dimensione eterea affinchè quei night-elf che avessero voluto seguire le orme di Malfurion avrebbero potuto accedervi per entrare in sintonia col mondo naturale. Grazie a questo dono i druidi affronteranno in forma onirica frequenti pellegrinaggi nell'Emerald Dream, ognuno della durata di svariate centinaia d'anni della loro vita immortale, abbandonando i propri corpi addormentati in apposite strutture sotterranee.
Dopo la creazione di Nordrassil Krasus affidò a Nozdormu le uova di drago blu che aveva messo in salvo, affinchè un giorno Malygos, se si fosse ripreso dalla sua follia, potesse tentare di ripristinare il Blue Dragonflight: fatto più unico che raro, Nozdormu approvò e permise questo cambiamento alla Storia. Salendo in groppa al drago bronzeo, Krasus e Rhonin salutarono i loro amici e tornarono al loro tempo.
L'accesso a Hyjal fu interdetto ma non tutti gli elfi furono d'accordo nella decisione: gli Highborne, in particolare, si infuriarono per l'interdizione all'accesso alla nuova Well of Eternity e la decisione di proibire l'uso della magia arcana nella nuova società elfica. Considerarono i druidi dormienti dei codardi e ritenendoli responsabili della situazione, essi scatenarono una potente tempesta arcana sulle foreste: l'affronto costò loro l'esilio dalla società elfica di Kalimdor.

La follia dello Stormo Nero
L'aver decimato i draghi blu durante la War of the Ancients non era evidentemente sufficiente per il folle Deathwing, e così egli continuò la sua guerra contro gli altri stormi. Deathwing inseguì i draghi blu superstiti fin nel Northrend uccidendone a dozzine e distruggendo le loro dimore (le loro terre devastate prenderanno il nome di Dragonblight). Nell'area oggi conosciuta con nome di Crystalsong Forest uno dei blu più anziani, nel tentativo di difendersi dall'attacco di numerosi draghi neri, rilasciò un terribile incantesimo che, sfuggendo al suo controllo, tramutò l'intera area e tutti i suoi occupanti in cristallo.
Nelle Azuremist Isles alcuni draghi verdi si erano alleati con i night-elf e permettevano loro di cavalcarli: essi erano i Dragon Riders of Loreth'Aran. Guidati da uno dei luogotenenti di Deathwing, Razormaw, i draghi neri lanciarono un terribile attacco in cui non risparmiarono nè gli elfi nè i draghi verdi.
Lo stormo dei draghi neri tentarono di colpire anche i draghi bronzei ma, grazie ai poteri di Nozdormu, essi riuscirono a scappare prima che i neri sferrassero il loro attacco.
Preso atto che lo stormo di Deathwing era ormai diventato folle e crudele quanto il suo stesso leader, gli altri Aspect decisero che andava eliminato e presero a cacciare e ad uccidere i draghi neri ovunque li trovassero: nel giro di poco tempo il Black Dragonfligh fu ridotto sull'orlo dell'estinzione.

I Worgen
I guai per i night elf non erano ancora finiti: combattendo al fianco dei demoni scampati al Sundering, i malvagi Satyr sopravvissuti sferrarono feroci attacchi a tutte le città elfiche con l'intento di cancellarle dalla faccia di Azeroth. Durante la War of the Satyr i druidi guidati da Ralaar Fangfire vollero usare in battaglia una tecnica rischiosa, assumendo la forma lupesca dell'Antico Goldrinn. Sebbene potente, la nuova forma era difficile da usare e i druidi faticavano a controllare la rabbia che sembrava coglierli quando la incarnavano. Essi cercarono di controllare la trasformazione usando i poteri della Scythe of Elune, un potente artefatto creato utilizzando un artiglio di Goldrinn, ma ciò ebbe l'effetto opposto mutandoli in feroci Worgen che attaccarono chiunque incontrassero, inclusi i propri vecchi alleati Night Elf che, quando venivano feriti da queste bestie, venivavano maledetti trasformandosi a propria volta in lupi mannari. Nel tentativo di fermare il propagarsi della maledizione, Malfurion bandì i Worgen in una dimensione parallela all'interno dell'Emerald Dream.
Sebbene i Night Elf ebbero un gran numero di vittime dal conflitto, essi vinsero infine la guerra coi Satyr, il cui popolo non si riprese mai più dalla disfatta vivendo il proprio futuro diviso in piccole tribù e bande.

La lunga veglia delle Sentinelle
Con Malfurion e gli altri druidi in letargo nell'Emerald Dream Tyrande, diventata ormai la Gran Sacerdotessa di Elune, prese il comando ed istituì un esercito d'elite formato dalle donne guerriere che si erano distinte nelle numerose battaglie del passato: le Sentinel. Con l'aiuto di Cenarius e della sua prole, le Dryads e i Keepers of the Grove, le Sentinel avrebbero protetto il territorio reclamato dai Night Elf nelle foreste di Ashenvale fino alla morte.

Il Pozzo Solare di Quel'Thalas
Gli elfi reietti navigarono verso est ed approdarono nel nord del continente degli Eastern Kingdoms. Il diffondersi di una strana forma di pazzia li costrinse ad abbandonare le loro prime dimore nel Tirisfal Glades per spostarsi in un territorio che i troll locali ritenevano sacro, fondandovi la città di Silvermoon ed il regno di Quel'Thalas.
Col tempo i nuovi arrivati divennero più piccoli e persero il caratteristico colore violaceo, presero il nome di High Elf (o Quel'dorei) ed abbandonando il culto della luna in favore di quello del sole. Il nuovo popolo elfico nominò suo capo Dath'Remar, il quale cambiò cognome dando inizio alla dinastia dei Sunstrider e, per soddisfare la dipendenza del proprio popolo dall'energia arcana, creò la Sunwell usando una fiala contenente dell'acqua raccolta dalla Well of Eternity originale (fortunatamente gli High Elf usarono i poteri della Sunwell con molta più attenzione di quanto fecero gli Highborne con la Well of Eternity, prendendo ogni precauzione al fine di non attirare nuovamente su Azeroth le attenzioni delle legioni demoniache).

Gli Shen'dralar
Non tutti gli Highborne viaggiarono verso gli Eastern Kingdoms per divenire high-elf: molti piccoli di gruppi abitavano lontano dalla capitale ed erano rimasti per lo più estranei al conflitto. Un piccolo gruppo di incantatori, gli Shen'dralar, rimase ad esempio nel Kalimdor presso la città di Eldre'Thalas (in seguito conosciuta col nome di Dire Maul) nel Feralas, che si dice ospitasse i più preziosi segreti della regina Azshara. Sebbene appartenessero alla casta degli Highborne e fossero tra gli arcanisti più fidati e capaci della regina, la lontananza dai poteri magici della Well of Eternity non avevano trasformato fisicamente questi night-elf come era avvenuto con quelli di Zin'Azshari.
I terremoti conseguenti al Sundering danneggiarono gravemente la città ed ne uccisero gran parte della popolazione, ma gli Shen'dralar sopravvissero e, sotto la guida del principe Tortheldrin, sopperirono alla distruzione della Well of Eternity imprigionando un potente demone chiamato Immol'thar (in realtà una creatura del Void, più che un demone vero e proprio), per assorbirne il potere magico ed alimentare con esso la propria immortalità. Le energie magiche risucchiate da Immol'thar bastarono dapprima tanto ai bisogni di questi Highborne quanto a mantenere attivi i piloni che tenevano il demone imprigionato all'interno di un campo di forza, ma col tempo il quantitativo di energia prodotta decrescerà "costringendo" Tortheldrin a cominciare sacrificare i sueoi stessi sudditi per impedire che Immol'thar si liberasse.
[Modificato da Elwhin 08/08/2014 17:45]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
27/04/2014 15:04



Capitolo Sei: L'ascesa dell'umanità



Le guerre dei troll
La nuova civiltà elfica di Quel'Thalas fu però sotto costante assedio da parte delle tribù native di troll, ma ricorrendo alle arti arcane, sconosciute al nemico, gli elfi riuscirono a respingere gli assalitori senza problemi per migliaia di anni.
Nel frattempo il capo della tribù Arathi Thoradin decise di unificare le tribù umane sotto la propria guida, sconfiggendole in battaglia ed offerendo ai sconfitti di unirsi al suo esercito. Thoradin creò quindi il primo regno umano, il regno di Arathor, governandolo dalla città di Storm, sua capitale. L'impero umano dovenne così potente che infine fu avvicinato dagli High Elf, che gli offrirono un'alleanza contro i troll, loro nemico comune: in cambio del loro aiuto in battaglia gli elfi insegnarono agli umani l'uso della magia.
L'esercito combinato di elfi ed umani affrontò quello dei troll nelle Alterac Mountains: fu una battaglia sanguinosa e difficile, ma i troll alla fine non poterono opporsi alla potenza della magia che i maghi avversari gli scagliarono contro. I troll si ritirarono ma furono inseguiti e massacrati, ed il loro impero Amani cadde per sempre.

Il Concilio di Trisfal
Negli anni seguenti a quella vittoria molti elfi si trasferirono negli insediamenti umani per vivere assieme a loro ed istruirli nelle arti arcane, e venne fondata una città che diventerà il centro della magia del mondo intero: Dalaran. Ma l'uso avventato della magia da parte dei cittadini di Dalaran finì con l'indebolire le pareti tra le dimensioni e l'attirare nuovamente le attenzioni della Burning Legion su Azeroth: sebbene i varchi fossero troppo piccoli per permettere il passaggio di demoni particolarmente potenti o numerosi, erano comunque un problema troppo pericoloso da ignorare. I maghi di Dalaran fecero il possibile per combattere i demoni che apparivano per le strade della città cercando di tenere nascosto il problema al popolo e alla capitale Storm, ma ben presto si diffuse il sospetto che qualcosa di grosso stesse accadendo a Dalaran. Per evitare che il re prendesse provvedimenti i maghi umani chiesero aiuto agli High Elf di Silvermoon, che li informarono sui pericoli della magia e sugli eventi della War of the Ancients. Per condurre una guerra segreta contro i demoni, umani ed elfi fondarono il Council of Trisfal (dal nome del luogo dove il concilio si riuniva, Tirisfal Glades), il cui campione, detto Guardian of Tirisfal, avrebbe ottenuto enormi poteri dagli altri membri tramite un complesso rituale. Egli otteneva una tale forza da poter respingere da solo i demoni invasori mantenendo il popolo all'oscuro di tutto, ma poteva esserci un solo guardiano alla volta ed era sempre e solo il consiglio a decidere se e quando nominarne un successore, a cui egli doveva passare i suoi poteri.

Il risveglio dei nani
Dopo essersi rifugiati nelle loro dimore sotterranee in seguito al Sundering ed aver dormito per migliaia di anni, gli Earthen si risvegliarono scoprendosi profondamente mutati dagli effetti della Curse of Flesh: erano ora fatti di carne mortale ed avevano perso il loro potere mistico sulla terra (sebbene non la passione per tutto ciò che era sotterraneao e fatto di pietra o metallo). Emergendo dalle rovine del complesso titanico di Uldaman, essi presero il nome di Nani e fondarono il regno di Khaz Modan (in onore al modellatore titanico da essi adorato, Khaz'goroth). All'interno della montagna più alta essi crearono una gigantesca forgia, attorno alla quale crebbe la possente città sotterranea di Ironforge. Contenti del loro lavoro e della ricchezza mineraria delle loro montagne, i nani vissero a lungo isolati e niente affatto interessati alle faccende della gente della superficie.

I sette regni degli uomini
Col passare del tempo gli umani del regno di Arathor si stabilirono su un territorio molto vasto, fondando numerose città. Laddove la città di Storm continuò ad essere la capitale del regno, Dalaran divenne il centro nevralgico delle arti magiche: i maghi archivisti del Kirin Tor si impegnarono a studiare ogni aspetto della magia e catalogare ogni incantesimo conosciuto all'epoca. Le città di Gilneas e Alterac divennero importanti alleate di Storm e si dedicarono all'esplorazione delle montagne di Khaz Modan, incontrando i nani ed avviando con essi lungo e fruttuoso scambio culturale (principalmente riguardo a metallurgia, ingegneria e strategie di guerra). Nel sud sorse la città portuale di Kul Tiras, che si dotò di un'imponente flotta di navi mercantili.
Ma con la morte del re Thoradin i nobili del regno decisero di abbandonare l'antica Storm per fondare una nuova città nel florido nord: la città di Lordaeron, che crebbe rapidamente di potere divenendo presto in nuovo centro economico, culturale e religioso dell'umanità. I discendenti del re si rifiutarono inizialmente di abbandonare l'antica capitale ma furono infine costretti a riconoscere che per Storm non vi era futuro, così lasciarono la città per stabilirsi a sud oltre le montagne, fondando in una fertile e ricca vallata il prospero Kingdom of Azeroth (chiamato in seguito Stormwind). I pochi cavalieri rimasti a vegliare le mura in rovina di Storm diedero vita ad un nuovo regno, Stormgrade.
Con il frammentarsi dei popoli umani in così tante città differenti, ognuna con le proprie leggi, il proprio credo ed i propri reggenti, ebbe fine la visione di Thoradin di un'umanità unificata: erano invece nati i Seven Kingdoms.

La Guerra delle Sabbie Mutevoli
Dopo aver passato millenni a rafforzare le proprie fila dopo la loro antica guerra con i troll, l'impero degli insettoidi Qiraji si preparò a tornare a sciamare su Azeroth dando inizio a quella che sarebbe stata ricordata col nome War of the Shifting Sands. Ma l'esercito dei Night Elf non si fece trovare impreparato: a Silithus il generale Fandral Staghelm, arcidruido di Darnassuss da quando Malfurion si perse nell'Emerald Dream, oppose loro un'inamovibile resistenza fermando ogni loro tentativo di abbandonare le mura della loro città nel deserto. Ad accompagnarlo in battaglia vi era sempre il suo unico figlio Valstann. Frustrati dal protrarsi dell'impasse gli imperatori dei Qiraji, Vek'nilash e Vek'lor, ordinarono al generale Rajaxx di trovare il sistema di sconfiggere il formidabile avversario. Rajaxx escogitò un diversivo attaccando il vicino villaggio di Southwind e Fandral fu costretto ad inviare in suo soccorso una legione di elfi guidati da Valstrann. Si trattava in effetti di una trappola per catturare il figlio del generale nemico: Rajaxx lo portò con sè e lo uccise di fronte agli occhi inorriditi di Fandral, che perse la volontà di combattere e chiamò la ritirata. Inseguendo gli elfi fino a Tanaris, glli arroganti insetti attaccarono le Caverns of Time dove risiedeva il Bronze Dragonflight, costringendo i draghi di tutti gli stormi a riunirsi e collaborare per la prima volta dai tempi del tradimento di Deathwing. I draghi costrinsero gli insetti a ritirarsi nella loro città di Ahn'Qiraj, le cui porte sigillarono col potere dello Scepter of the Shifting Sands.

Aegwynn contro Sargeras
Per centinaia d'anni i Guardian of Trisfal protessero Azeroth dai demoni. Ultima tra di essi e prima maga di sesso femminile, l'umana Aegwynn mostrò fin dal suo apprendistato tanto un'incredibile talento per la magia quanto uno spirito ribelle. Sempre pronta a contestare il consiglio, Aegwynn riteneva troppo prudenti le sue tattiche e premeva per una strategia più attiva, e riluttante a cedere l'incarico al prossimo guardiano usò i propri poteri per allungare oltremisura la durata della propria vita. Un giorno ella dovette recarsi nella lontana terra di Northrend per affrontare alcuni demoni che vi erano comparsi e che stavano tormentando i draghi che vi risiedevano. Con l'aiuto dei draghi la maga sconfisse senza problemi gli scagnozzi della Burning Legion, ma proprio quando la battaglia sembrava finita da terribile tempesta comparve l'avatar del Dark Titan Sargeras. In virtù della smisurata fiducia che aveva in sè stessa e nei propri poteri, la guardiana credette di poter tener testa al potentissimo nemico ed effettivamente ella ebbe incredibilmente la meglio, uccidendo il demoniaco semi-dio. Ella seppellì i resti materiali del Dark Titan in un'antica struttura elfica, situata nella città di Suramar inabissatasi ai tempi del Great Sundering, che verrà quindi chiamata Tomb of Sargeras, e tornò a casa più arrogante che mai per l'incredibile successo ottenuto e meno che mai disposta ad ascoltare le parole di saggezza del Council of Trisfal.

Medivh
Le preoccupazioni del Council of Trisfal circa l'animo ribelle della potente guardiana crebbero e con esse le loro pressioni affinchè ella si decidesse a farsi da parte affinchè venisse scelto un successore, ma Aegwynn pretese di sceglierlo ella stessa: decise che il nuovo guardiano sarebbe dovuto essere il suo futuro primogenito, così si recò da quello che era stato da sempre un suo spasimante, il mago e consigliere del re di Stormwind Nielas Aranche, al solo fine di avervi un bambino, che quando naque chiamò Medivh, un nome che in elfico significa "custode dei segreti". A Medivh passarono tutti i suoi poteri ma Aegwynn fece in modo che si manifestassero nella loro interezza solo al compimento dei 14 anni di età. Quel che Aegwynn non potè sospettare era che quella di Sargeras fosse stata solo una messinscena: il Dark Titan si era fatto sconfiggere apposta per poter possedere la donna ed il suo spirito era ora trasmigrato nel neonato assieme ai poteri magici. L'infanzia di Medivh, affidato al padre fin da neonato, scorse tranquilla ed il bambino dimostrò una notevole affinità alla magia e al combinar guai, sempre accompagnato dai suoi amici: il principe di Stormwind Llane Wrynn e l'ultimo discendente della casata Arathi Anduin Lothar. Ma quando giunse il momento del risveglio dei propri poteri l'esperienza fu tanto potente da mandarlo in coma per i successivi vent'anni, trascorsi i quali si risveglierò in totale controllo delle proprie abilità ma anche sotto la malevola influenza dello spirito di Sargeras.

La Guerra dei Tre Martelli
Per molti secoli i nani di Ironforge erano vissuti in pace dando vita ad una società prospera e vigorosa ma, nonostante la saggia guida del re Anvilmar, il popolo nanico si divise in tre differenti fazioni. Il clan Bronzebeard era quello più vicino al re, composto principalmente dai cittadini di Ironforge. Il clan Wildhammer era invece composto dai cittadini delle colline che sorgevano nella periferia della montagna, ed era desideroso di aumentare la propria influenza su Ironforge. Il terzo clan era composto dai nani Dark Iron: guidati dallo stregone Sorcerer-thane Thaurissan, essi vivevano nell'ombra della montagna e complottavano contro gli altri due clan.
I tre clan si mantennero relativamente in pace tra loro ma le tensioni emersero quando Avilmar passò a miglior vita: ne scaturì un conflitto per il controllo del regno, la War of the Three Hammers, che durò per molti anni e che vide infine vincitore il clan Bronzebeard, che bandì i clan sconfitti da Ironforge. I nani Wildhammer accettarono pacificamente l'esilio e viaggiarono verso nord fondando la città di Grim Batol, mentre i Dark Iron si stabilirono a sud fondando la città di Thaurissan nelle Redridge Mountains, meditando vendetta contro gli altri nani. Nel tentativo di conquistare l'intero regno di Khaz Modan, i Dark Iron dichiararono guerra contro i clan rivali sferrando un deciso attacco simultaneo contro Ironforge e Grim Batol. Sebbene fossero quasi riusciti nel loro intento, le armate dei Dark Iron furono però infine respinte.

Ragnaros, il Signore del Fuoco
Decisi ad eliminare per sempre la minaccia dei malvagi Dark Iron, gli eserciti dei Bronzebeard e dei Wildhammer inseguirono gli sconfitti in fuga fino alla loro capitale ma il re Thaurissan, ormai con le spalle al muro, nel tentativo di assicurarsi una tardiva vittoria ricorse ad un piano disperato e, con l'aiuto di sette dei suoi più dotati discepoli, lanciò un incantesimo atto ad evocare un potente servitore addormentato nelle profondità della terra. A rispondere al suo richiamo sarà però una creatura il cui potere fu oltre le aspettative dello stregone: Ragnaros the Firelord, il signore supremo degli elementali del fuoco, bandito dal mondo dai Titan quando Azeroth era ancora giovane. Il gigantesco elementale, sebbene non fosse stato evocato al pieno della sua potenza a causa del maldestro incantesimo dei nani, emerse dal sottosuolo spaccando le Redridge Mountains e creando un enorme vulcano (che sarà chiamato Blackrock Spire). Ragnaros uccise Thaurissan e schiavizzò i Dark Iron sopravvissuti alla guerra: impressionati dalla potenza del nemico e consapevoli di non poter vincere contro Ragnaros, gli eserciti nanici ritornarono alle loro rispettive città. Ma, dopo che la regina dei Dark Iron Modgud aveva adoperato evocato oscuri poteri nella loro città nel tentativo di conquistarla, i nani Wildhammer trovarono Grim Batol inabitabile e la abbandonarono fondando una nuova capitale, Aerie Peak.
Nel frattempo Ragnaros, evocato su Azeroth solo parzialmente, rimase a riposare nella sua dimora nel cuore della montagna, il Molten Core, circondandosi di potenti alleati ed attendendo il momento in cui potersi liberare e scatenare la propria furia distruttrice nel mondo.

Gli gnomi
Nell'antichità il Titan Watcher Mimiron, mastro inventore di Ulduar, creò numerosi assistenti per aiutarlo nel proprio lavoro: i Mechagnome. Alcuni di questi vennero colpiti dalla Curse of Flesh divenendo piccole e curiose creature chiamate Gnomes. Per motivi che neppure gli gnomi stessi ricordano una piccola popolazione di queste ingegnose creature si stabilì in una zona non distante da Ironforge: quando gli esploratori nanici scoprirono il piccolo villaggio gnomico emersero subito le affinità fra le due razze in fatto di passione per l'ingegneria e le invenzioni tecnologiche. Tra i due popoli nacque quindi una grande amicizia, al punto che i nani permisero agli gnomi di costruire la loro città sotterranea, Gnomeregan, nelle vicine colline di Dun Morogh.
[Modificato da Elwhin 24/11/2014 10:45]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
04/05/2014 14:06



Capitolo Sette: gli Orchi



Sbarco su Draenor
Dopo essere approdati su un'infinita serie di pianeti ed esser stati tutte le volte trovati dai segugi della Burning Legion e costretti a scappare, i Draenei erano allo stremo delle forze e persino il loro salvatore e la loro guida, il naaru K'ure, si ammalò. La nave dimensionale Genedar, in simbiosi col naaru malato, finì con l'effettuare un atterraggio di fortuna su un pianeta che gli Eredar, a differenza di tutti i precedenti, parvero non trovare subito. I Draenei chiamarono questa nuova casa Draenor e vi vissero in pace con la razza nativa del pianeta, i primitivi Orcs, stabilendosi sulle montagne mentre gli orchi popolavano le pianure. I Draenei cercarono di mantenere un basso profilo limitando le interazioni coi loro vicini, ma vi fu comunque un minimo di frequentazione pacifica ed amichevole, ed un importante scambio culturale: dagli orchi i Draenei appresero infatti i segreti dello sciamanesimo, le cui conoscienze si aggiunsero alle vie della luce che avevano appreso dalla lunga convivenza col naaru.
La Genedar, schiantatasi in una zona chiamata Nagrand, fu smantellata lasciando soltanto la sua struttura cristallina, un enorme diamante bianco contenente le energie di K'ure. I clan degli orchi chiamarono questa montagna Oshu'gun, ovvero "montagna degli spiriti", in quanto le anime dei loro antenati vi si recavano per entrare in comunione con K'ure e potevano così venir interpellati dagli sciamani orcheschi, chiedendo loro guida, consiglio ed approvazione.

Improbabili amicizie
In occasione di uno dei due eventi annuali in cui i vari clan orcheschi si riunivano attorno alla montagna sacra, i giovani orchi Durotan del clan Frostwolf e Orgrim Doomhammer del clan Blackrock diedero inizio ad un'insolita amicizia: era davvero cosa rara, infatti, che orchi di clan diversi si frequentassero abitualmente. I leader dei rispettivi clan, pur non approvando la cosa, li lasciarono fare sicuri che la strana relazione non sarebbe durata a lungo.
Durante una delle loro competizioni amichevoli nella Terokkar Forest, i due orchi si ritrovarono attaccati da un enorme e feroce Ogre, ma un gruppo di Draenei sbucato dal nulla li trasse in salvo dalla furia del nemico comune. Grazie a questo fortunoso incontro Durotan ed Orgrim ebbero, primi tra la loro gente, l'onore di conoscere da vicino gli alieni blu: i Draenei li accompagnarono alla vicina città di Telmor, occultata alla vista dal potere di uno dei frammenti del cristallo Ata'mal, visitando una delle loro città ed incontrando il loro capo in visita alla città, il Profeta Velen, col quale si sentirono subito in sintonia.
I due giovani orchi vissero molte avventure prima di affrontare il rito di passaggio all'età adulta, ed entrambi ricevettero importanti profezie sul proprio futuro. Ad Ogrim fu svelata una profezia riguardo al Doomhammer, l'arma leggendaria che Orgrim avrebbe un giorno ereditato da suo padre: l'ultimo della sua stirpe che l'avesse impugnato avrebbe dapprima portato salvezza e poi sventura al proprio popolo, ma l'arma sarebbe poi passata ad un orco non appartenente al clan Blackrock per diventare strumento di giustizia. Durotan venne invece convocato dinanzi agli spiriti dei suoi avi che, pur non riuscendo a vedere chiaramente il futuro dell'orco, svelarono che da lui o dai suoi discendenti sarebbe giunta la salvezza per tutto il popolo orchesco.

L'inganno di Kil'jaeden
A differenza del fratello Archimonde, più pratico e concentrato sulle faccende importanti, l'Eredar Kil'jaeden non aveva mai rinunciato alla brama di vendetta nei confronti di Velen, ed il suo sangue ribolliva di rabbia al pensiero di tutte le volte che i Draenei traditori gli erano sfuggiti da sotto al naso. Così quando una delle sue spie riuscì a ritrovare le tracce dei fuggiaschi, egli decise di non scatenare tuta la furia dei suoi demoni come faceva di solito ma procedere con cautela, cercando di non allarmare le proprie prede. Egli volle sapere tutto della loro condizione, del pianeta su cui si erano stabiliti e delle razza che lo popolavano, e così venne a conoscienza dell'esistenza degli orchi, che a quel tempo gli orchi conducevano una vita nomade e relativamente tranquilla, usando le armi e la violenza solo per la caccia, la difesa e lo sport. L'Eredar, che da tempo progettava una seconda invasione di Azeroth, vide grosse potenzialità in questa nuova razza e gli sembrò perfetta per diventare un nuovo esercito sacrificabile che fungesse da avanguardia dell'invasione demoniaca vera e propria.
Il potente sciamano Ner'zhul del clan Shadowmoon era l'orco più influente del pianeta, essendo una sorta di guida spirituale per tutti i clan orcheschi, e Kil'jaeden decise di usarlo per i propri fini: gli apparve in sogno sotto le mentite spoglie dello spirito della sua compagna scomparsa Rulkan, dicendogli che i Draenei costituivano una pericolosa minaccia per il suo popolo e che era suo dovere prendere il comando degli orchi unendo tutti i clan contro di essi, sterminandoli prima che fosse troppo tardi.
Ner'zhul radunò i leader e gli sciamani di tutti i clan, cosa che non era mai successa al di fuori dei due equinozi annuali, e rivelò loro il contenuto delle proprie visioni: alcuni orchi come Grommash Hellscream del bellicoso clan Warsong sembrarono eccitati all'idea della guerra, ma la maggior parte degli astanti erano sinceramente convinti della bontà d'animo dei Draenei. Allo scetticismo dei presenti lo sciamano ricordò che gli spiriti degli antichi non mentivano mai, e gli chiese non ancora di scendere in guerra quanto soltanto d'esser pronti ad ogni evenienza. Ma tanto bastò a seminare il dubbio nelle menti degli orchi, a solleticare la loro passione per il combattimento, e a mettere in moto un processo che una volta partito non si poteva più fermare: tutte le tribù orchesche cominciarono a prepararsi per una probabile guerra, fabbricando armi ed armature, allevando lupi da guerra, e addestrandosi alla battaglia assaltando i villaggi degli Ogre e dei loro signori, i temibili Gronn.

Il primo sangue
Le visioni continuavano ad apparire nei sogni nei Ner'zhul, ma lo spirito della defunta compagna non sembrava soddisfatto dei progressi fatti. La finta Rulkan rivelò che esseri ancora più potenti degli avi guidavano gli spiriti dei defunti allo stesso modo nel quale essi consigliavano i viventi, e che uno in particolare aveva preso a cuore la sorte del loro popolo: se lo sciamano avesse dimostrato il proprio valore ottenendo una vittoria in battaglia contro i Draenei egli si sarebbe manifestato a lui, donandogli grandi poteri ed il comando su tutto il suo popolo. Blackhand, il violento ed impetuoso leader del clan Blackrock, ottenne il dubbio privilegio di spargere il primo sangue, aggredendo un gruppo di Draenei impegnati in una battuta di caccia. Alla battaglia, che si concluse con una schiacciante vittoria degli orchi, partecipò anche Orgrim Doomhammer che era ormai divenuto il suo braccio destro.
Grazie alla prima vittoria, la presunta guida di Rulkan si rivelò nei sogni di Ner'zhul presentandosi come Kil'jaeden: lo sciamano venne facilmente impressionato dall'imponenza dell'essere divino. Sebbene lo insospettisse il fatto che l'aspetto della creatura fosse così simile a quello dei Draenei, e nonostante il fatto che nessuno degli spiriti dei suoi avi si manifestasse più a lui da quando aveva cominciato ad incontrare Kil'jaeden, Ner'zhul non mise in dubbio l'autenticità dalle parole del salvatore del suo popolo, e più gli portava notizie di nuove vittorie sul nemico e più l'approvazione della sua guida lo riempiva di soddisfazione. Nè lui nè nessun altro orco poteva negare che da quando l'esser divino aveva posato il suo sguardo su di loro, li aveva guidati ed aveva invitato i clan a collaborare, gli orchi erano divenuti più uniti e forti di quanto fossero mai stati. Ma più il convinto di tutti ed il più disponibile a seguire ogni parola di Kil'jaeden, senza dubbio alcuno, era l'ambizioso apprendista di Ner'zhul: Gul'dan. Sempre più il giovane sciamano sembrava guadagnare la simpatia di Kil'jaeden, se sempre più Ner'zhul si domandava a chi davvero l'apprendista fosse fedele.
Gli attacchi ai Draenei si susseguirono per giorni prima che Velen decidesse di agire: chiese udienza a Ner'zhul ma lo sciamano rifiutò, incaricando invece Durotan ed il suo clan di catturare il leader nemico e condurlo a lui. Velen non oppose resistenza ma, dopo una breve prigionia, fu liberato dal nobile orco che non era ancora convinto della presunta malizia degli alieni e neppure si sentiva di consegnarlo a Ner'zhul. Ner'zhul non fu contento del tradimento del leader dei Frostwolf ma il dono che questo gli portò, due dei sette frammenti che un tempo formavano il cristallo Ata'mal requisiti a Velen, ne placarono l'ira. Il cristallo rosso venne battezzato Heart of Fury poteva donare energie e vigore a un comandante e alle sue truppe, rendendoli guerrieri formidabili. Il cristallo giallo venne chiamato Brillant Star ed aveva il potere di favorire la concentrazione, potenziando le arti magiche. Entrambi i frammenti furono usati con successo contro i loro vecchi padroni.
[Modificato da Elwhin 26/09/2014 00:25]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
03/06/2014 11:04



Capitolo Otto: la fine di Draenor



L'ascesa di Gul'dan
D'improvviso, gli elementi non risposero più alle invocazioni degli sciamani orcheschi, segno che non erano in armonia e non approvavano quel che stavano facendo. Il sospetto che la guerra in corso non avesse la benedizione degli avi serpeggiò tra i clan, tanto che persino Ner'zhul fu colto dal dubbio: egli decise quindi di recarsi di nascosto alla montagna sacra nella speranza di poter parlare con quegli spiriti dei defunti che da tempo non si manifestavano più spontaneamente nelle sue visioni. Fu accontentato, ma dai suoi avi ricevette solo parole di profondo disprezzo e disapprovazione: finalmente capì d'esser stato ingannato fin dal principio, e che il presunto salvatore degli orchi non aveva a cuore null'altro che i propri interessi. Tornato alla sua capanna con l'intenzione di fare tutto il possibile per redimersi e salvare il suo popolo da un futuro di schiavitù, egli scoprì che Gul'dan l'aveva seguito e spiato, e già aveva rivelato a Kil'jaeden del suo tradimento. Ner'zhul rifiutò di servire ancora l'Eredar e così perse i suoi favori, che invece riversò sul suo apprendista, un orco senza rimorsi e senza amore per il proprio popolo, col quale poteva complottare apertamente. Ritenendolo inoffensivo, a Ner'zhul venne concesso di vivere per veder compiersi il tetro futuro che aveva regalato alla propria razza, mentre a Gul'dan fu permesso di prenderne il posto nella società orchesca.
Gul'dan volle unire i clan sotto una sola bandiera ed un'unica guida, ma era poco interessato alle faccende materiali pertanto cercò qualcuno che potesse fungera da suo braccio destro: lo trovò in Blackhand, un orco con molta ambizione e pochi valori. Gul'dan lo nominò Warchief dell'Horde, e mettendo invece sè stesso a capo dello Shadow Council, una setta segreta che avrebbe governato nell'ombra del governo ufficiale e a qui avrebbero partecipato anche gli sciamani del clan Blackrock, istruiti nella magia demoniaca per diventare i primi Warlock. L'accesso alle riunioni del concilio fu garantito anche a Blackhand, ma era solo un inganno: in sua presenza i warlock avrebbero parlato di faccende di scarsa importanza, e le vere riunioni si sarebbero tenute solo in sua assenza.

Oscuri poteri
I primi warlock addestrati da Gul'dan, dopo aver dimostrato il proprio potere su degli inermi prigionieri Dreanei, insegnarono le arti oscure agli sciamani di tutti i clan, che per la maggior parte furono ben felici di ottenere ed usare questi nuovi oscuri poteri ora che gli elementi li avevano abbandonati.
Su ordine di Blackhand i warlock ampliarono le dimensioni dell'esercito orchesco invecchiando magicamente i bambini per trasformarli istantaneamente in adulti in grado di combattere: i primi a sottoporsi a questa pratica furono, su sua insistenza, i tre figli del Warchief: Maim, Rend e Griselda.
Gul'dan e lo Shadow Council condussero molti esperimenti, incluso l'incrociare forzatamente gli orchi e i draenei. Frutto di questa pratica fu Garona Halforcen, una ibrida sulla quale Gul'dan andò particolarmente pesante: ella venne torturata, invecchiata magicamente, e condizionata mentalmente per fungere da spia ed assassina al servizio dello Shadow Council. Pur non appartenendo a nessuna tribù (principalmente perchè nessun orco volle aver nulla a che fare con la donna), Garona fu affidata al clan Stormreaver, un piccolo gruppo di orchi sotto il diretto comando di Gul'dan che fungevano da suo corpo di guardia personale.
Sebbene molte delle nefandezze compiute dai warlock inorridissero molti orchi ed andassero contro la basi della loro cultura e tradizioni nessuo, neppure Durotan ed Orgrim, si oppose alle pratiche dei warlock.

Il genocidio dei Draenei
Dopo essersi impratichita attaccando piccole spedizioni Draenei, l'Horde era finalmente pronta a fare sul serio.
Consapevole che il futuro della gente del proprio clan dipendeva dalle proprie decisioni e che una sola parola di ribellione poteva condannare tutti i Frostwolf a morte, Durotan accettò l'incarico di condurre il primo attacco vero e proprio ad una città nemica. Egli, ricordandosi di quella volta che vi fu condotto in gioventù, rintracciò la posizione della città di Telmor ed usò il cristallo magico che la occultava per rivelarla alla vista, come aveva visto fare dai suoi salvatori. Il cristallo verde venne requisito e battezzato Leafshadow. Telmor, che non si aspettava un attacco, venne facilmente saccheggiata e tutti i suoi abitanti trucidati: non furono risparmiati neppure i bambini.
Blackhand comandò a tutti i clan di abbandonare le loro terre per riunirsi in un'enorme struttura costruita per fungere da centro di tutta l'Horde, la Citadel (in seguito chiamata Hellfire Citadel), e riuscì a reclutare nel proprio esercito gli Ogre, un popolo col quale gli orchi erano stati nemici da sempre. Gul'dan invece, per timore che qualcuno riuscisse a contattare gli spiriti degli avi scoprendo l'inganno, proibì a tutti gli incantatori di praticare le arti sciamaniche e, tanto per essere sicuro, coi suoi warlock si recò a Oshu'gun e ne sigillò l'entrata con la magia demoniaca.
Dopo aver razziato altre città l'Horde sferrò il proprio attacco al centro religioso dei Draenei, il Temple of Karabor, che fu razziato e conquistato: non ci furono sopravvissuti ma fortunatamente Velen non venne trovato. La struttura venne reclamata dall'Horde e ribattezzata Black Temple per fungere da prigione e luogo di riunione per lo Shadow Council.
Alcuni Draenei cercarono rifugio nell'Auchindoun, un'enorme ed antica struttura che usavano come cimitero e luogo di preghiera. Lo Shadow Council li inseguì ed all'interno delle catacombe trovarò un artefatto in grado di evocare una creatura di grande potere: desiderando metterla al servizio dell'orda i warlock l'attivarono facendo apparire un gigantesco elementale chiamato Murmur: la creatura non si lasciò controllare e scatenò una forza tale da devastare gran parte dell'edificio e scaraventare le ossa che conteneva tutt'intorno per centinaia di mentri, creando un deserto di ossa che verrà chiamato Bone Wastes e squarciando le pareti dimensionali creando una frattura dal quale giungeranno misteriose creature chiamate Ethereals.

Cho'gall e il Twilight Hammer
Non tutti gli ogre reclutati nell'Horde erano delle stupide montagne di muscoli: alcuni sembravano invece abbastanza intelligenti da poter apprendere l'uso della magia. Gul'dan sperimentò su questi ultimi riuscendo ad insegnare la magia demoniaca ad uno di essi, Cho'gall, che divenne il primo (e per molto tempo l'unico) ogre-magi ed un fedelissimo servitore, tanto che gli fu affidato il comando di un clan il cui precedente leader aveva osato ribellarsi a Gul'dan. Questo clan, il cui nome originale è andato perduto, venne ribattezzato Twilight Hammer e col tempo divenne una sorta di setta religiosa il cui credo ruotava attorno alla venuta dell'apocalisse.

La caduta di Shattrath
Un'ultima città restava da conquistare: Shattrath. Ma prima che venisse sferrato l'ultimo colpo alla razza Draenei, Kil'jaeden aveva un ultimo "regalo" per gli orchi: egli inviò il fedele Mannoroth al Black Temple affichè il demone lasciasse che Gul'dan raccogliesse il suo sangue, da offrire al suo popolo per donargli nuovi poteri. Ogni orco che bevve dal calice che conteneva il liquido maledetto vi veniva trasfigurato, crescendo in muscolatura, mutando il colore della propria pelle in verde e quello degli occhi in rosso, ed ottenendo un vigore secondo solo alla sete di sangue. Ma non tutti gli orchi si lasciaono convincere: alcuni, come Durotan, erano stati messi segretamente in guardia da Ner'zhul che, sebbene non fosse mai stato un'anima pia, di certo non aveva mai complottato contro il suo stesso popolo e tutt'ora non lo voleva vedere diventar shiavo di Kil'jaeden. Altri, come Orgrim Doomhammer, trovarono varie scuse per sottrarsi al rituale. Agli orchi del clan Frostwolf l'accesso al calice fu invece proibito dal loro capo Durotan, mentre Blackhand non ritenne degna dell'onore la figlia Griselda (non se ne conosce il motivo).
Nascoste dai poteri di Leafshadow catapulte e macchine d'assedio vennero portate in prossimità della città nemica e, quando anche le forze demoniache degli Infernal si unirono alla festa piombando giù dal cielo come meteore di fuoco verde, l'Horde su lanciò all'assalto.
Shattrath cadde facilmente e gli orchi credettero d'aver finalmente ripulito il proprio pianeta dai Draenei, ma non era così. Velen ed un piccolo gruppo della propria gente, aspettandosi l'attacco ed avendo ormai compreso chi vi era dietro questa guerra insensata, si erano messi in salvo nella città nascosta di Telredor all'interno delle paludi di Zangarmarsh, lasciando in città un numero di Dranei sufficiente a far credere che si trattasse di tutta la loro popolazione, affinchè le sete di sangue degli orchi ne venisse placata. L'eroico sacrificio dei difensori di Shattrath, rimasti a combattere una guerra senza speranze pur di dare una chance di sopravvivenza al proprio popolo e al Profeta, non sarà mai dimenticato.

Il tramonto di Draenor
Avendo ottenuto finalmente la propria vendetta, Kil'jaeden se ne andò senza preavviso e senza una parola, abbandonando gli orchi al proprio destino come un giocattolo rotto che non lo divertiva più. A causa delle energie corrotte che i walrock ed i demoni avevano liberato sul pianeta, a poco alla volta la natura cominciò a morire: la terra divenne arida, l'acqua dei corsi d'acqua rimasti divenne infetta, la vegetazione avvizzì e le prede si fecero sempre più scarse. Persino la pelle di quei pochi orchi che non avevano bevuto il sangue di Mannoroth cominciò a diventare verde per la semplice esposizione alla magia demoniaca. I clan orcheschi, ridotti alla fame e alla povertà e senza più un obiettivo ed un futuro, cominciarono a combattersi fra di loro, sia per sfogare la propria rabbia sia per sottrarsi le scarse risorse rimaste. Il meno contento di tutti fu ovviamente Gul'dan: un pianeta morente ed un popolo furioso che prima o poi avrebbe voluto la sua testa era tutto ciò che gli rimaneva delle promesse di potere, ricchezza e conoscienza fattegli da Kil'jaeden.
[Modificato da Elwhin 23/07/2014 19:33]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:30



Capitolo Nove: la Prima Guerra



Il Dark Portal
Una notte la visione di un essere ammantato che emanava un'aura di indicibile potenza apparve nei sogni di Gul'dan dicendogli d'essere Medivh, un emissario di colui che era stato il maestro stesso di Kil'jaeden: il Dark Titan Sargeras. Egli disse all'orco che Sargeras era imprigionato in un luogo chiamato Tomb of Sargeras situato sul pianeta Azeroth e, sapendo delle condizioni disperate degli orchi, offrì a Gul'dan un patto: gli avrebbe mostrato il modo per raggiungere Azeroth e in cambio dello sterminio dei suoi abitanti, gli esseri umani suoi nemici, gli orchi avrebbero potuto tenersi il florido pianeta e le sue ricchezze. Inoltre, in cambio della liberazione di Sargeras a Gul'dan sarebbero stati donati i poteri contenuti nella sua tomba, che l'avrebbero reso potente come un dio. Quando il warlock si destò dal suo sonno trovò una pila di carte scritte di suo pugno vicino al letto, contenenti i progetti di costruzione di un portale dimensionale, il Dark Portal, che avrebbe connesso Draenor con Azeroth.
Non tutti gli orchi furono entusiasti all'idea di mettersi nuovamente alla mercè delle visioni di Gul'dan e di certo non amarono l'idea di abbandonare il proprio pianeta natale per una terra aliena, ma viste le disperate condizioni della propria razza ed il rapido degrado del proprio pianeta non ebbero scelta. Il Dark Portal fu costruito a tempo di record e, quando venne aperto da potenti incantesimi e tetri rituali celebrati da ambo le parti (tra cui il sacrificio di una bambina Draenei a cui Durotan si oppose inutilmente), i primi esploratori che lo attraversarono riferirono di una palude ricca d'acqua e di grasse creature da cacciare.
Alcuni clan, come il clan Warsong di Grom Hellscream, vennero lasciati indietro con l'incarico di vegliare su Draenor e tenersi pronti a fungere da evenntuali rinforzi, mentre il resto dell'Horde impugnò le armi ed attraversò il Dark Portal sciamando sull'ignaro pianeta di Azeroth.

L'inizio della First War
Per l'ennesima volta Durotan mise in discussione la guida ed i metodi di Gul'dan accusandolo d'essere un essere corrotto e d'aver rovinato lo spirito degli orchi, e sostenendo che quest'invasione improvvisata ad Azeroth avrebbe rappresentato la fine per il loro popolo. Per queste parole l'intero clan Frostwolf venne esiliato e si rifugiò sulle Alterac Mountains.
Il resto dei clan, emersi dal Dark Portal nelle paludi del Black Morass, saccheggiò i villaggi nelle vicinanze assumendo che tutti gli umani fossero deboli come i contadini affrontati. I clan Bleeding Hollow e Twilight Hammer si lanciarono immediatamente all'attacco della vicina città di Stormwind Keep, capitale del Kingdom of Azeroth, confidando in una facile e rapida vittoria, ma le guardie della città opposero una fiera resistenza. L'Horde avrebbe comunque vinto per una semplice questione numerica, ma l'arrivo dei cavalieri della Brotherhood of the Horse cambiò radicalmente la situazione: gli orchi vennero sbaragliati e costretti a una rovinosa ritirata nelle paludi dalle quali erano venuti, lasciando i chieftain dei clan sconfitti Kilrogg Deadeye e Cho'gall ad accusarsi reciprocamente del fallimento.

La torre di Karazhan
Dopo essersi risvegliato dal lungo coma il grande mago Medivh si era trasferito nell'Ivory Tower of Karazhan, una struttura isolata precedentemente abbandonata e costruita in tempi antichi nel Deathwind Pass, un brullo cratere scavato da un'esplosione tanto potente che lacerò il tessuto spazio-temporale dell'intera area facendola diventare un luogo come nessun altro al mondo per la ricerca sulla magia. Qui Medivh viveva assieme al suo maggiordomo Moroes, al cuoco Cook ed al suo unico apprendista Khadgar, inviato dai Kirin Tor nella speranza che scoprisse i segreti del più potente e misterioso mago di Azeroth. A causa dell'instabilità del tessuto della realtà del luogo numerosi strani fenomeni, come la comparsa di visioni di personaggi misteriosi che si muovevano come spettri per le stanze del castello, si verificavano sovente all'interno della torre, al punto che Moroes soleva indossare dei paraocchi per evitare di doverle vedere.
Poco dopo il suo arrivo su Azeroth Gul'dan cercò di eliminare Medivh (probabilmente perchè non avendo ottenuto la vittoria immediata che si aspettava, mirava a sottrarsi alla sua parte dell'accordo: in fondo quel che gli interessava era solo mettere le mani sui poteri contenuti nella Tomb of Sargeras e poco gli importava di sterminare gli umani o conquistare Azeroth), ma il potente mago uccise tutti gli assassini risparmiando solo la mezz'orca Garona, che ufficialmente accettò di fare da ambasciatrice dell'Horde e intermediaria tra lui e Gul'dan ma in realtà doveva fungere da spia presso il mago. Tra i due vi fu eventualmente anche una relazione romantica che fece sì che Garona rimanesse incinta.
Alla torre di Karazhan la mezz'orca conobbe il giovane mago Khadgar: inizialmente tra i due non corse buon sangue ma col tempo (e su "ordine" di Medivh) impararono a vincere le loro diffidenze e ad andare d'accordo.

Le imprese del Defender of the Crown
Per alcuni anni l'Horde rimase nelle Swamp of Sorrow a leccarsi leferite e riorganizzarsi, consapevole che non potevano semplicemente lanciarsi all'attacco delle fortezze umane senza una vera strategia. Gli orchi costruirono nelle paludi varie fattorie ed un avamposto, Kyross, e sferrarono alcuni attacchi agli insediamenti umani più vicini, il più famoso dei quali era Grand Hamlet. In suo soccorso il re Llane Wrymm, divenuto reggente del Kingdom of Azeroth in seguito al decesso in battaglia di suo padre Adamant Wrynn II, inviò le truppe guidate da un cavaliere conosciuto col titolo di "Defender of the Crown"(*): questi eroi riuscirono a mettere in salvo i cittadini di Grand Hamlet ma la città venne comunque distrutta dagli orchi prima che si ritirassero (al suo posto verrà fondata Darkshire). Lanciate al contrattacco le truppe del Defender attaccarono e distrussero l'avamposto di Kyross mettendo al sicuro la regione.
La figlia del Warchief Blackhand nel frattempo si era innamorata di Turok, il capo-tribù di un gruppo di ogre a cui non fu permesso di entrare a far parte dell'Horde, ed assieme fuggirono nelle Deadmines. In possesso di questo gruppo di ogre vi era un libro di estrema importanza per i Clerics of Northshire Abbey, il Tome of Divinity, pertanto Sir Anduin Lothar cercò di recuperarlo ma venne sconfitto e catturato, ma dopo lunghi mesi di prigionia fu liberato dal Defender of the Crown inviato dal re alla sua ricerca.
Ma gli umani non erano gli unici interessati alle Deadmines e a ciò che Turok aveva reclamato per sè: il Warchief Blackhand non aveva intenzione di veder macchiato il proprio onore dalla figlia così inviò alla sua ricerca un gruppo dei suoi orchi più fidati, guidati da Orgrim Doomhammer: gli amanti vennero trovati ed uccisi senza pietà. Sulla via del ritorno Ogrim prestò soccorso ad un avamposto orchesco sotto assedio e rase al suolo il villaggio dal quale erano partiti gli assalitori. Su ordine di Blackhand, ansioso di mettere le mani sulle magie che gli umani spesso e volentieri utilizzavano per cogiere di sorpresa l'Horde, Orgrim comandò l'assalto alla città di Sunnygrade, la cui torre della magia venne risparmiata affinchè gli orchi potessero studiarne i segreti.
Dopo aver ripulito dalla presenza orchesca la Forest of Elwynn e salvato i monaci della Northshire Abbey dall'attacco di alcuni guerrieri umani traditori, il Defender of the Crown corse in soccorso dei cittadini di Sunnygrade catturati dagli orchi per venir utilizzati come schiavi nelle strutture circostanti, liberandoli.
(*): così come è stato ufficialmente confermato che l'eroe della campagna dell'Horde di Warcraft fosse Doomhammer, si ipotizza che l'eroe dell'Alliance, questo Defender of the Crown, sia Lothar. Ciò però è in evidente contraddizione con quanto avviene nella missione in cui l'eroe umano del gioco viene incaricato di liberare Lothar dalla sua prigionia nelle Deadmines.

La morte di Medivh
Khadgar nel tempo passato a Karazhan aveva studiato le visioni che solevano apparire senza ordine e senso nelle stanze della torre e compreso, grazie all'aiuto del suo maestro, che esse erano frammenti di eventi del passato (e più raramente del futuro). Se nel resto del mondo il tempo scorreva in maniera lineare come in un orologio, infatti, nella torre di Karazhan il tempo scorreva invece come in una clessidra: si sa in quanto tempo si svuoterà ma non si può l'ordine in cui i granelli di sabbia scenderanno. Egli ebbe una visione in particolare che lo turbò molto: vide sè stesso da vecchio che, su di uno sconosciuto pianeta rossatro e desertico, guidava un esercito preparandosi per un'imminente battaglia. La cosa affascinò il giovane apprendista al punto da spingerlo ad inventare un incantesimo di divinazione per poter influenzare le manifestazioni: grazie a ciò scoprirà che fu proprio Medivh ad invitare gli orchi su Azeroth e a creare il Dark Portal. Mentre ottenevano queste terribili informazioni Khadgar e Garona furono però sorpresi da Medivh, ormai sotto completo controllo da parte di Sargeras, e costretti a fuggire per salvarsi la vita: essi si recarono a Stormwind Keep per riferirlo al re. Re Llane ascoltò i giovani con attenzione ma non gli credette fino in fondo, confidando nella bontà d'animo suo amico d'infanzia Medivh e presumendo che ciò che avevano visto altro non fosse che una parte di un'ennesimo pazzo piano dell'arcimago, i cui metodi erano stati spesso oscuri ma le sue intenzioni sempre buone. Ritenne quindi di non doversi preoccupare nè di Medivh nè dell'Horde, sicuro com'era della forza del proprio esercito e della resistenza delle mura della città. Ma Lothar già da tempo sospettava di Medivh e volle vederci chiaro: segretamente volò con un piccolo gruppo di persone fidate alla volta della torre di Karazhan, pronto anche a gesti estremi qualora le parole dei ragazzi si fossero rivelate veritiere. In tal caso, egli riteneva che non si potesse lasciare Sargeras libero di complottare ulteriormente contro Azeroth e sperava che la morte del mago potesse provocare la chiusura del Dark Portal. Giunti a Karazhan gli eroi trovarono la torre abbandonata ma scoprirono l'esistenza di un passaggio segreto che conduceva nei sotterranei, ma Lothar ed i suoi uomini dovettero fermarsi ad affrontare dei demoni a guardia del luogo. Garona e Khadgar continuarono la discesa ed assistettero ad un'ulteriore visione del futuro, in cui Stormwind veniva messa a ferro e fuoco dall'Horde e Garona assassinava re Llane. Scossi ed increduli i due giovani proseguirono arrivando al piano più profondo, dove trovarono il loro vecchio maestro. Non curandosi più di fingere d'essere il mago Medivh, Sargeras svelò il proprio piano: manipolare gli orchi tramite i warlock che li guidavano affincchè sterminassero gli umani e riappropriarsi del suo vero corpo. Sargeras respinse senza difficoltà gli attacchi di Garona ed usò i suoi poteri per risucchiare la forza vitale dal giovane apprendista, invecchiandolo di molti anni, ma proprio prima che potesse chiudere la partita il valoroso Lothar si unì al combattimento: Lothar e Khadgar sconfissero Medivh, che un istante prima di morire tornò ad essere finalmente sè stesso ringraziando gli amici per averlo liberato dal suo tormento. Nel momento del suo trapasso fu liberata una terribile energia, e l'anima di Sargeras venne scaraventata nel Twisting Nether dal quale proveniva. Purtroppo la morte di Medivh non ebbe l'effetto sperato di chiudere il Dark Portal, ma ebbe comunque una conseguenza importante. Al momento della morte del mago, infatti, le menti di Medivh e di Gil'dan erano collegate: il warlock stava infatti ispezionando le memorie dell'umano cercando di scoprire la posizione della Tomb of Sargeras ed i dettagli del potere ivi contenuto, ed il potente collegamento mentale tra tra i due si interruppe così bruscamente da far cadere il warlock in coma per i mesi successivi, lasciando quindi improvvisamente Blackhand e l'esercito orchesco senza una vera guida.
Kadghar rimase per un pò a Karazhan per seppellire i resti di Medivh e mettere in salvo i testi di magia più importanti prima di abbandonare la torre, mentre Lothar e Garona tornarono a Stormwind. Nonostante fosse per metà orco Garona fu la benvenuta e divenne un consigliere del re, rivelandogli il modo di agire degli orchi e come spiegandogli avvantaggiarsene, ma la visione di lei che uccideva il re la tormentò per tutto il tempo impedendole di instaurare un vero rapporto di amicizia con gli umani.

Scacco a Stormwind Keep
Dopo aver studiato i tomi recuperati a Sunnygrade ed aver appreso nuove arti magiche, l'Horde si decise a fare sul serio, preparandosi a lanciare un attacco improvviso su vasta scala al Kingdom of Azeroth nella speranza di coglierlo di sorpresa. Funzionò: dopo aver distrutto i primi avamposti gli eserciti guidati da Orgrim Doomhammer si fecero largo nella Forest of Elwynn e, dopo aver distrutto le caserme dove venivano addestrati i soldati umani, ingaggiarono una lunga e sanguinosa battaglia contro gli insediamenti di Goldshire e Moonbrook. Alla fine le due città, ultimi baluardi prima della capitale di Storwind Keep, caddero: l'Horde era ora in una posizione ideale per lanciare l'assalto finale al Kingdom of Azeroth. Blackhand condusse l'attacco alla città in prima persona, lanciando il suo clan Blackrock attraverso le aperture fatte dalle catapulte nell'Eastern Wall. Mentre i difensori della città affrontavano l'avanzata orchesca riuscendo a respingerla, Garona non riuscì più ad opporsi agli ordini che Gul'dan gli aveva magicamente instillato nel cervello e la visione che aveva avuto a Karazhan si avverò: ella si introdusse nella sala del trono ed assassinò il re Llane, sotto lo sguardo impotente del piccolo principe Varian Wrynn. Al diffondersi della notizia della morte del re il morale delle guardie umane crollò e la città fu presa facilmente dagli orchi.
Impossibilitato ad arrestare l'avanzata nemica Sir Lothar dichiarò perduto il Kingdom of Azeroth e, in fuga col resto dell'umanità, navigò con migliaia di imbarcazioni sul Great Sea approdando infine presso Southshore sulle sponde del Kingdom of Lordaeon, dove chiese ospitalità ed aiuto al re Terenas Menethil II. Il re accolse a braccia aperte il principe di Stormwind Varian Wrynn: il principe di Lordaeron Arthas Menethil aveva all'incirca la stessa età, ed i due crebbero come fratelli.
La First War terminò così, con la vittoria degi orchi e la disperazione degli umani.
Garona fuggì dalle terre del conflitto e diede alla luce un bambino che chiamò Me'dan. Per paura che i suoi condizionamenti mentali la portassero a fargli del male lo affidò a Meryl Felstorm, un mago non-morto che era stato un eroe delle Troll Wars ed un membro del primo Council of Trisfal.

Il Warchief Doomhammer
Dopo esser stato per tanti anni un fedele servitore del Warchief Blackhand, col quale ne condivideva il clan di appartenenza, l'eroe orchesco indiscusso della First War Orgrim Doomhammer decise di sfidare in duello il comandante dell'Horde, sconfiggendolo e prendendosi il titolo di Warchief. Il nuovo condottiero dell'Horde, disgustato dalla storia di bassezze e corruzione con cui Blackhand e Gul'dan avevano macchiato la storia recente degli orchi, giurò che avrebbe ridato onore alla propria razza e mai più tollerato egoismi personali, cospirazioni e tradimenti al suo interno. Alla morte di Blackhand il clan Blackrock si scisse, con una parte che al comando dei due figli dell'ex-chieftain Rend e Maim assunse il nome di Black Tooth Grin.
Nel frattempo Durotan e la sua compagna Draka ebbero un figlio (che avrebbero voluto chiamare Go'el non appena fosse giunto il tempo della tradizionale cerimonia orchesca in cui si dava un nome ai neonati): l'esser divenuto padre fece capire al leader dei Frostwolf che doveva garantire un futuro alla propria razza e non poteva semplicemente starsene da parte mentre l'Horde veniva manipolata a piacimento da Gul'dan e dallo Shadow Council. Durotan, Draka ed il neonato si misero in viaggio ed informarono Doomhammer di ciò che Ner'zhul gli aveva rivelato tempo addietro: il Warchief credette alle parole del vecchio amico e gli assicurò che si sarebbe vendicato sul warlock traditore. Durotan e la sua famiglia vennero inviati in un luogo sicuro ma il guerrierio scelto per scortarli li condusse in una trappola: Durotan e Draka vennero uccisi dagli assassini dello Shadow Council, ma fortunatamente il piccolo orco scampò al massacro e venne trovato e raccolto da alcuni umani sotto il comando di Adelas Blackmoore, che lo raccolse e battezzò Thrall, un nome che significa "schiavo". Blackmoore aveva un piano riguardo il suo orco: lo avrebbe cresciuto, addestrato ed usato per arruolare gli orchi rinchiusi nei campi di internamento, facendone un esercito inarrestabile col quale sconfiggere l'Horde. Thrall venne allevato a Durnholde Keep, il centro di comando dei campi di internamento, presso la casa di uno dei soldati di Blackmoore, Tammis Foxton.
Furioso per le quanto confidatogli da Durotan e per il suo assassinio, Doomhammer fece catturare e torturare la spia Garona scoprendo così l'esistenza e l'ubicazione dello Shadow Council: l'Horde al suo comando si recò al luogo dove si riuniva segretamente lo Shadow Council, ovvero le rovine di Stormwind Keep, eliminando tutti warlock che trovarono (tranne un piccolo numero, tra cui l'ogre Cho'gall) e di fatto mettendo fine all'organizazione segreta. Il loro capo Gul'dan, ripresosi dal coma, pur di salvarsi dal massacro promise completa obbedienza e sottomissione al nuovo Warchief: Doomhammer, consapevole di non poter rinunciare con tanta leggerezza alla forza che i warlock prestavano alla guerra, lo risparmiò.
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:30



Capitolo Dieci: Alleanza ed Orda



L'Orda
Per assicurarsi le simpatie del nuovo Warchief e dare nuova spinta all'invasione Gul'dan creò i death knight, legando l'anima dei warlock dello Shadow Council uccisi da Doomhammer ai cadaveri dei cavalieri umani che avevano difeso Stormwind. Il primo death-knight fu Teron Gorefiend, un orco che su Draenor si era distinto durante l'attacco al Temple of Karabor per la sua ferocia nei confronti dei Draenei.
Anni addietro, inviato da Blackhand nel tentativo di forgiare nuove alleanze con i popoli nativi di Azeroth, Doomhammer ebbe modo di incontrare i Forest Troll ed il loro leader Zul'jin, ma non riuscì a convincerlo ad unirsi a l'Horde. Così, quando le sue vedette gli comunicarono d'aver avvistato dei troll prigionieri di un gruppo di umani, non esitò a comandare di liberarli: tra i prigionieri vi era proprio Zull'jin, che riconoscente gli garantì il supporto degli Amani. In cambio Doomhammer promise di aiutarlo nella guerra contro il reame elfico di Quel'Thalas.
Dal loro quartier generale nella Blackrock Mountain, conquistata durante la First War dopo avervi scacciato i pochi nani che vi dimoravano, l'Horde marciò verso il Khaz Modan con l'intento di sfruttarne le ricchezze per costruire una flotta che gli permettesse di continuare l'invasione verso il nord del continente: le città naniche caddero facilmente e solo la capitale Ironforge resistette.
Visioni di un potente talismano nascosto nelle profondità delle montagne, il Demon Soul, giunsero all'unico sciamano rimasto all'Horde, Zuluhed del clan Dragonmaw. Tali visioni gli erano in realtà state inviate da Deathwing: dopo tanto tempo e ricerche il malvagio Aspect caduto era finalmente riuscito a ritrovare il suo artefatto e, non potendolo più utilizzare personalmente a causa dell'incantesimo che i suoi fratelli gli avevano posto sopra, volle farlo entrare in possesso degli orchi. Grazie al Demon Soul l'ex-warlock Nekros Skullcrusher e gli orchi del clan Dragonmaw riuscirono a catturare il Dragon Aspect Alextraza e lo condussero alla fortezza di Grim Batol, da tempo abbandonata dagli originali proprietari nani Wildhammer, dove la imprigionarono assieme ai suoi consorti. Minacciando di distruggerne le uova, i Dragonmaw riuscirono ad ottenere il supporto dei draghi rossi del Red Dragonflight, con l'intento di usarli come cavalcature in battaglia.

L'Alleanza
A Lordaeron il re Menethil convocò le più importanti personalità per discutere della minaccia rappresentata dagli orchi: alla sua chiammata risposero, tra gli altri, il re Genn Greymane di Gilneas, l'ammiraglio e governatore di Kul Tiras Daelin Proudmoore, lord Aiden Perenolde di Alterac, il re di Stormgarde Thoras Trollbane, Alonsus Faol arcivescovo della Church of the Light, e l'arcimago Antonidas di Dalaran. I reggenti faticarono a credere alle parole di Anduin Lothar e ai vantaggi di unire le proprie forze per contrastare questa Horde della quale in molti non avevano mai sentito, ma la rivelazione che il Campione di Stormwind era l'ultimo vero discendente della stirpe Arathi del regno di Arathor, dal quale discendevano tutti gli attuali regni umani, e del suo re Thoradin, a cui gli High Elf ai tempi delle Troll Wars avevano giurato eterna alleanza ed amicizia, bastò a convincere i più: venne così forgiata l'Alliance of Lordaeron e a Sir Lothar venne affidato il comando del suo esercito unificato. Ciononostante il supporto di Alterac e di Gilneas sarà più simbolico che pratico: Perenolde non era convinto che l'Alliance potesse davvero vincere la guerra contro l'Horde ed era pertanto intenzionato a trovare soluzioni più "diplomatiche" al problema, mentre Graymane intendeva conservare il più possibile suo esercito e proteggere i propri territori nella speranza di poter ottenere maggior potere in seno all'Alliance terminata la guerra con gli orchi.
Al servizio dell'Alliance l'arcivescovo Alonsus mise l'ordine dei Knights of the Silver Hand, che aveva recentemente creato dalle ceneri dell'Holy Order of Northshire Clerics, distrutto durante la First War. I suoi membri si sarebbero chiamati Paladin e sarebbero stati nobili cavalieri addestrati tanto nelle arti belliche che nell'uso della magia sacra. I primi paladini dell'ordine furono Uther (che in seguito verrà soprannominato "Lightbringer"), Saidan Dathrohan, Tirion Fordring e Turalyon, e a loro si unì presto anche Gavinrad the Dire, un ex-guerriero di Stormwind dalla forte fede. Sir Lothar venne molto colpito in particolare dal giovane Turalyon, che nominò suo secondo al comando dell'esercito.
Gli elfi di Quel'Thalas non desiderarono unirsi all'Alliance e preferirono fortificare i propri territori, ma in onore al loro antico giuramento il re Anasterian Sunstrider inviò a Lothar una piccola flotta, a cui si affiancarono gli esploratori comandati dalla ranger Alleria Windrunner che aveva deciso di propria iniziativa di partecipare al conflitto.
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:31



Capitolo Undici: la Seconda Guerra



Inizia la Second War
Sei anni dopo la caduta di Stormwind l'Horde tornò all'attacco dando inizio alla Second War. Il clan Bleedind Hollow al comando di Deadeye rimase a controllare il Khaz Modan mentre il resto dell'Horde attraversò il mare con le navi costruite, raggiungendo la costa nei pressi di Hillsbrand. Ma l'esercito dell'Alliance si oppose subito allo sbarco degli invasori costringendoli a rinunciare a marciare direttamente a est verso Lordaeron, così l'Horde si diresse a ovest verso Aerie Peak, capitale del regno nanico del clan Wildhammer, presumibilmente per scongiurare l'eventualità d'esser attaccati alle spalle da un potenziale esercito nemico mentre assaltavano i regni umani e per conquistare una roccaforte dalla quale sferrare un futuro attacco alla capitale elfica Silvermoon. L'Alliance non si fece sfuggire l'occasione di ingraziarsi un potente alleato che poteva fornirle accesso a delle temibili unità aeree, i famosi Gryphon, e corse in aiuto dei Wildhammer: presi in mezzo tra i nani e gli uamni, gli orchi vennero sbaragliati. Solo allora ci si accorse che l'esercito alla volta di Aerie Peak era solo una piccola parte dell'Horde, nient'altro che un diversivo per coprire il vero obiettivo degli orchi: il grosso dell'armata era invece diretto a nord verso Quel'thalas, con già molti giorni di vantaggio.

Le fiamme di Quel'thalas
Ma si trattava di un altro tranello dell'astuto Doomhammer: egli confidava che, scoperta la vera destinazione dell'Horde, Lothar avrebbe diviso il proprio esercito mandando all'inseguimento le sue unità più veloci. E così fu: Lothar inviò in soccorso di Quel'thalas i suoi reggimenti di cavalieri e i ranger elfici, sotto il comando di Turalyon e Kadghar. Ma invece che dirigersi direttamente all'assalto delle mura di Quel'thalas e finir preso tra gli elfi e gli umani, Doomhammer decise di scalare le vicine montagne, fermarsi al margine della foresta che circondava Silvermoon ed attendere l'arrivo degli inseguitori. Mentre i troll, scalpitanti all'idea di vendicarsi della sconfitta delle antiche Troll Wars, conducevano le prime incursioni nelle foreste l'esercito dell'Horde si riforniva di legname e si preparava alla battaglia. Gli orchi scoprirono che non era possibile usare nessuna forma di magia che non fosse di origine elfica a causa di alcuni enormi monoliti magici, le Runestone, disseminate tra gli alberi: Gul'dan e Cho'gall ne distrussero uno e con i frammenti vi crearono un altare, sfruttando il grande potere magico contenuto nella pietra per potenziare alcuni ogre, che ne vennero profondamente mutati diventando dei potenti ogre-magi a due teste come Cho'gall.
Mentre l'esercito dell'Alliance si preparava a cominciare la battaglia Alleria si affrettò a raggiungere Silvermoon riunendosi alle sue sorelle, la giovane ranger Vereesa e il generale dei ranger Sylvanas Windrunner: assieme informarono il re ed il consiglio degli elfi della minaccia incombente.
Le truppe di Quel'thalas scesero in campo e l'esercito orchesco fu preso in mezzo tra i due schieramenti nemici, ma grazie all'intervento dei temibili ogre-magi l'Horde non si fece annientare. Quando nulla pareva funzionare contro quei mostruosi giganti arrivarono preziosi rinfrorzi: i cavalca-grifoni guidati da Kurdran Wildhammer e dal suo leggendario grifo Sky'ree piombarono dal cielo per unirsi alla battaglia ed abbattere un ogre-magi dopo l'altro. Ma proprio quando la vittoria definitiva sull'Horde sembrava a portata di mano, arrivarono i Dragonmaw cavalcando enormi draghi rossi: non ci volle molto perchè Turalyon comprendesse che non vi era speranza di opporsi al potere dei draghi e, mentre la foresta veniva avvolta dalle fiamme, chiamò la ritirata. L'esercito elfico guidato da Sylvanas e dal suo secondo Lor'themar Theron, rimasto separato da Silvermoon a causa degli incendi, si unì ufficialmente alle forze Alliance.
L'Horde non riuscì ad oltrepassare la barriera magica che proteggeva la città elfica: chiamata Ban'dinoriel, essa era canalizzata da tre mooncrystal celati ed alimentata dell'infinita energia della Sunwell, e neppure i draghi potevano scalfirla. Ma a Doomhammer non importava: gli bastava che gli elfi non lo potessero cogliere alle spalle mentre marciava verso il suo obiettivo finale, la città di Lordaeron. Il Warchief lasciò il clan Dragonmaw a vigilare sugli elfi e malvolentieri acconsentì alla richiesta di Gul'dan di trattenersi ancora qualche giorno per cercare di usare la magia delle Runestone per corrompere la Sunwell.

Tradimenti
Non era difficile immaginare che l'Horde avrebbe presto attaccato Lordaeron e che per farlo sarebbe passata per le montagne del regno di Alterac, così Lord Perenolde decise di tradire l'Alliance e giocare d'anticipo: inviò un uccello con un messaggio al Warchief Doomhammer e si incontrò nottetempo con lui. I due strinsero un accordo: Perenolde avrebbe lasciato che l'Horde marciasse indisturbata sul proprio territorio e le avrebbe mostrato i sentieri più veloci e sicuri, ed in cambio Doomhammer promise che il regno di Alterac sarebbe stata risparmiato. A causa del tradimento di Alterac l'Horde cominciò a sciamare giù dalle montagne senza preavviso e Lordaeron non ebbe il tempo di prepararsi adeguatamente all'assedio nè di richiamare gli eserciti. La notizia arrivò a Lothar che dovette sforzarsi a non correre in aiuto della città prima di aver adeguatamente ripulito i boschi vicini ad Aerie Peack dagli orchi rimasti, mentre invece Trollbane lasciò Stormgarde per raggiungere le montagne ed indagare sul perchè Alterac non aveva nè fermato l'avanzata degli orchi nè avvisato del loro passaggio, scoprendo che il grosso dell'esercito era schierato lontano dai passi usati dagli orchi ed inconsapevole del tradimento del loro re: rimandando la vendetta su Perenolde a dopo il conflitto, Trollbane convinse il loro generale ad unirsi a lui e a chiudere i passi montani usati dall'Horde, bloccando sulle montagne quasi metà dell'esercito nemico.
Ma anche nell'Horde serpeggiavano gli egoismi ed il tradimento: a Gul'dan non era mai importato nulla della guerra contro gli umani, non sentiva nessuna fedeltà verso il proprio popolo e verso l'Horde, non aveva la minima intenzione di restare a Quel'thalas e non provava altro che odio per Doomhammer. Ora che il Warchief se ne era andato via dai piedi il warlock colse l'occasione per fare l'unica cosa che davvero gli interessava, e che fin dal principio era l'unico vero motivo per cui aveva aperto il Dark Portal verso Azeroth: mettersi alla ricerca della Tomb of Sargeras ed appropriarsi dei poteri in essa contenuti. Dopo aver chiamato a raccolta i propri clan Stormreaver e Twilight Hammer, Gul'dan e Cho'gall si misero in marcia e raggiunsero la costa, rubando alcune delle navi che l'Horde aveva usato per raggiungere il nord del continente e prendendo il largo.
Frattanto a Lordaeron l'Horde riuscì a bloccare l'esercito di Turalyon lontano dagli assedianti, ma le mura della città si rivelarono più resistenti del previsto e Doomhammer si domandò come mai il resto del suo esercito ci mettesse tanto ad arrivare. Quando un messaggero gli portò la notizia del tradimento di Gul'dan, al Warchief apparve chiaro che sarebbe stato impossibile prendere la città prima dell'arrivo della parte restante dell'esercito dell'Alliance guidata da Lothar: furioso, Doomhammer inviò all'inseguimento del warlock traditore i cavalcadraghi Dragonmaw e, a bordo delle navi rimanenti, il clan Black Thooth Grin.
Come avevano fatto su Draenor quando fecero sorgere un intero vulcano dal nulla, l'Hand of Gul'dan nella Shadowmoon Valley, i warlock sollveraono l'intero fondo marino creando un complesso di isole su cui torreggiava la Tomb of Sargeras. Mentre Cho'gall ed il clan Twilight Hammer respingevano lo sbarco del clan Black Thooth Grin di Rend e Maim, Gul'dan guidò i walrock del clan Sunreaver nel tempio: avendo esplorato le memorie di Medivh, e quindi di Sargeras stesso, egli sapeva esattamente cosa cercare e più si avvicinava al suo obiettivo più sentiva crescere i suoi poteri. Ma aperta l'ultima porta l'orco scoprì d'esser stato ingannato: il potere racchiuso nella tomba era sorvegliato da schiere di demoni che trucidarono i warlock e ferirono a morte Gul'dan che, maledicendo Sargeras, prima di soccombere riuscì a scrivere col suo stesso sangue su di una parete il racconto dei suoi ultimi momenti, nella speranza che un giorno qualcuno potesse vendicarlo e portare avanti la sua eredità malvagia. Il corpo di Gul'dan venne smembrato dai demoni, ma un warlock superstite ne raccolse la testa per farla diventare un artefatto, sicuro che in essa vi fosse un grande potere magico. Non lo tenne però a lungo: uscito dalla tomba venne ucciso dagli orchi nemici, e nei mesi successivi il teschio di Gul'dan passerà di mano in mano come un macabro trofeo. I demoni emersero in superficie ingaggiando battaglia con gli orchi sopravvissuti, ed alla fine gli unici a sopravvivere furono gli orchi del clan Black Thooth Grin. Ma non ebbero tempo di festeggiare: la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare, dall'ingresso della tomba emerse una folata d'aria fetida che con una risata satanica si sparse nel mondo, e le isole cominciarono ad andare in pezzi costringendo gli orchi a tornare sulle navi ed abbandonarle.

L'Alleanza al contrattacco
Sulla strada del ritorno, però, le navi dei fratelli Blackhand trovarono la flotta di Daelin Proudmoore ad attenderle: privi dell'esperienza in fatto di combattimenti navali che avevano i marinai dell'Alliance, la flotta orchesca si trovò subito in grande difficoltà ma l'arrivo provvidenziale dei draghi dei Dragonmaw invertì le sorti della battaglia: la terza flotta al comando di Derek Proudmoore, figlio dell'ammiraglio, venne spazzata via. Fortunatamente i grifoni dei Wildhammer giunsero a tenere occupati i draghi e così l'ammiraglio Proudmoore ebbe modo di vendicarsi, colando a picco la quasi totalità della flotta orchesca, sebbene alcuni orchi come Rend e Maim riuscirono a sfuggirgli. Tra i relitti i marinai trovarono alcuni soldati di Alterac, ed anche la marittima Kul Tiras venne così a sapere del tradimento del reame umano tra le montagne.
Con le proprie forze divise l'Horde non riuscì a proseguire l'assedio della città di Lordaeron e Doomhammer chiamò la ritirata: le truppe troppo lente vennero spazzate via dall'Alliance e quelle rimaste sulle montagne abbandonate al proprio triste destino. Il resto dell'Horde coprì la partenza degli inseguitori marciando verso sud lungo la costa, ed inseguita dai cavalieri umani si diresse in direzione del Khaz Modan per riunirsi coi Bleeding Hollow e riorganizzarsi. Il malcontento era però palpabile e Doomhammer trovò ben pochi orchi che ne condividessero le recenti decisioni: per l'onore egli aveva di fatto sacrificato gran parte delle sue forze e perduto un'occasione più unica che rara di conquistare facilmente la capitale nemica.
L'Horde si ricongiunse col Bleeding Hollow ma il vecchio chieftain Deadeye spiegò a Doomhammer che non era possibile affrontare l'Alliance a Khaz Modan: la città di Ironforge era ancora inespugnata ed i nani aspettavano solo l'occasione per lanciarsi al contrattacco, quindi se avessero combattutto lì avrebbero dovuto affrontare anche loro. Gli eserciti di Lothar e Turalyon si erano nel frattempo riuniti e si avvicinavano sempre più, così l'Horde decise di combattere la battaglia finale della Second War nel luogo a lei più favorevole: il suo quartier generale, la fortezza di Blackrock Spire.
Nel frattempo l'esercito dell'Alliance giunse nel Khaz Modan e decise di fermarsi in aiuto dei nani di Ironforge, assediati da alcune delle forze del clan Bleeding Hollow: presi in mezzo tra i due eserciti gli orchi vennero spazzati via e Muradin e Brann, fratelli del re Magni Bronzebeard, accettarono immediatamente di schierare le proprie truppe al fianco di quelle dei loro salvatori.

La disfatta dell'Orda
L'esercito dell'Alliance raggiunse la fortezza avversaria immaginando di dover affrontare un lungo assedio ma si trovò invece impreparato alla strategia orchesca: invece che aspettare che gli umani circondassero la loro fortezza gli orchi si erano sparpagliati per l'intera area e divisi in piccoli gruppi gli lanciavano assalti da ogni direzione. I paladini guidadi da Uther si rivelarono d'immensa utilità e, illuminati dalla forza della loro fede, erano un faro di speranza nella perenne oscurità rossiccia causata dal cielo intriso della fuliggine sputata dal vicino vulcano. Ciononostante, la battaglia era violenta, sanguinosa e dall'esito tutt'altro che scontato.
Nel clamore della battaglia gli occhi dei condottieri dei rispettivi eserciti si incontrarono, e Anduin Lothar e Orgrim Doomhammer si affrontarono in un feroce duello, entrambi sicuri che l'eliminazione del comandante avversario fosse la chiave della vittoria. Doomhammer venne gravemente ferito, ma col suo leggendario martello riuscì a mandare in pezzi lo spadone dell'umano e a fracassargli il cranio.
Turalyon non era mai stato un grande paladino: la sua fede non era forte come quella di Uther e gli altri. Ma veder cadere il suo comandante, mentore ed amico per mano di quella creatura mostruosa, quell'alieno invasore, quell'orco pervaso di potere demoniaco cambiò il suo animo: per la prima volta sentì davvero la Luce pervaderlo. Abbandonato il proprio martello, Turalyon raccolse la lama spezzata dell'amico e con essa affrontò Doomhammer, disarmandolo e catturandolo affinchè venisse portato a Lordaeron e processato per i crimini suoi e della sua razza abietta. L'esercito dell'Alliance acquisì nuovo vigore mentre il resto dell'Horde, demoralizzato per la perdita del proprio Warchief, gli oppose ben poca resistenza e venne sconfitto velocemente.
Nell'assalto finale alla fortezza nemica uno dei nuovi paladini, Alexandros Mograine, scorse tra i difensori un warlock che adoperava uno strano globo cristallino per potenziare i propri incantesimi. Ucciso l'orco egli se ne appropriò e scoprì che esso pareva fatto come di oscurità condensata, e la mano che ebbe usato per raccoglierlo parve avvizzire come morta.
Gli orchi che si arresero vennero fatti prigionieri e Turalyon lasciò che un piccolo gruppo di nemici fuggisse via verso le paludi dalle quali erano originariamente sbucati fuori: il paladino sperava che si stessero ritirando sul loro pianeta natale e che seguendoli gli avrebbero svelato la posizione del Dark Portal.
Ma dopo le Swamp of Sorrow non trovarono come si aspettavano gli acquitrini del Black Morass, ma una zona brulla e desertica che battezzarono Blasted Lands: Khadgar dedusse che le stesse energie oscure che avevano maledetto Draenor si stessero lentamente riversando su Azeroth attraverso il portale. Raggiunto il Dark Portal gli umani vi trovarono quel poco che rimaneva dell'Horde e che venne facilmente sconfitto, sebbene alcuni orchi come Rend e Maim Blackhand riuscirono a scappare mentre altri, come il death knight Teron Gorefiend, ad attraversare il portale e rifugiarsi su Draenor. Attingendo alle stesse energie magiche emesse dal portale Khadgar e gli altri maghi distrussero la struttura di pietra del Dark Portal, chiudendo il passaggio.
I sopravvissuti della Second War, in onore al loro comandante caduto, presero il nome di Sons of Lothar.
Nei giorni successivi la posizione di Turalyon come comandante dell'esercito venne ufficializzata (con Danath Trollbane, nipote di Thoras, come suo secondo in comando), lord Perenolde venne arrestato e messo agli arresti domiciliari, e venne eretta dinanzi alla Blackrock Mountain un'enorme statua dedicata a Lord Anduin Lothar, il Leone di Stormwind, ironicamente costruita usando i prigionieri orchi come forza lavoro.
Poco dopo la fine del conflitto un giovane ed intelligente nobile si fece largo tra le alte sfere di Lordaeron, diventando in poco tempo un amico e fidato consigliere di re Terenas Menethil II: egli raccontò di chiamarsi Lord Daval Prestor e di provenire da un piccolo borgo sulle montagne vicino Alterac distrutto durante la guerra dai draghi, ma in verità altri non era che l'ex-Dragon Aspect Deathwing in forma umana.
Gli orchi catturati vennero incarcerati in numerose strutture chiamate "campi di internamento": il mantenimento di questi campi era molto oneroso ed alcuni reggenti furono meno che entusiasti di partecipare alle spese. In particolare re Greymane della ricca e potente nazione di Gilneas, che già non aveva attivamente partecipato alla guerra, non solo si rifiutò di contribuire ma, sostenendo di aver meno bisogno dell'Alliance di quanto essa avesse bisogno di Gilneas, iniziò la costruzione di un enorme muro lungo i propri confini, il Greymane Wall, per isolare fisicamente la nazione dal resto dell'umanità.
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:33



Capitolo Dodici: il ritorno dell'Orda



Il Portale Oscuro si riapre
Due anni dopo la distruzione del Dark Portal il death knight Teron Gorefiend si recò dallo sciamano Ner'zhul per convincerlo a prendere il controllo di ciò che rimaneva dell'Horde e per offrirgli una via d'uscita dalla situazione disperata in cui si trovava il popolo orchesco: Gorefiend, che in passato era stato un warlock di Gul'dan ed aveva partecipato alla costruzione del portale, era sicuro di poter aprire nuovamente un passaggio verso Azeroth. Sebbene ritenesse come chiunque altro ormai impossible la conquista di quel pianeta, era a conoscienza dell'esistenza di alcuni artefatti il cui grande potere magico poteva essere adoperato per aprire nuovi portali verso altri mondi. Alla chiamata dello sciamano e nuovo warchief dell'Horde risposero però in pochi, ma Grom Hellscream del clan Warsong e Kargath Bladefist del clan Shattered Hand decisero di aiutarlo. La maggior parte degli altri clan, però, non rispose: non credevano più in lui od erano troppo impegnati a sfogare la propria sete di sangue su ogni nemico disponibile, vero o presunto che fosse, inclusi gli altri orchi. Grom Hellscream venne incaricato di recuperare lo Skull of Gul'dan per alimentare la magia che avrebbe riaperto il portale, finito chissà come nelle grinfie del capo clan Bonechewer, Hurkan Skullsplinter, che non si rivelò collaborativo: Grom lo uccise e il più saggio Tagar Spinebreaker ne prese il posto e si schierò dalla parte di Ner'zhul, e così fecero pian piano un pò tutti i clan orcheschi superstiti. Guidata da Ner'zhul e capitanata da Hellscream e Bladefist, l'Horde tornò ad essere di nuovo unita e potente come al principio.
Nel frattempo su Azeroth c'era stato per l'Alliance of Lordaeron molto da fare e molto da spendere: vi fu infatti bisogno di edificare dei campi di internamento per gli orchi fatti prigionieri, di ricostruire la città di Stormwind e di costruire una nuova fortezza nelle Blasted Lands, la fortezza di Nethergrade Keep, affinchè vegliasse sul luogo ove sorgeva il Dark Portal. Gli gnomi capitanati dall'ingegnoso Gelbin Mekkatorque si offrirono di costruire un avveniristico tram sotterraneo che collegasse le cittò di Ironforge e Stormwind, il Deeprun Tram, mentre la Gilda degli Scalpellini di Edwin VanCleef fu fondamentale tanto per la ricostruzione di Stormwind quanto la costruzione di Nethergarde Keep.
Nelle Blasted Lands Khadgar e gli altri maghi del Kirin Tor non erano affatto tranquilli: laddove v'era stato il portale era rimasta una breccia dimensionale che continuava ad emettere la malefica radiazione che stava facendo morire quella parte del territorio, e per di più cresceva di potenza e si allargava sempre più giorno dopo giorno. Il pericolo di una nuova invasione era più che concreto e così o reggenti dell'Alliance, a cui si era ormai ufficialmente unito re Varian Wrynn di Stormwind, decisero di radunare l'esercito.
Ma non furono abbastanza rapidi: la frattura dimensionale si aprì ed orchi e death knight si riversarono su Azeroth, eliminando con facilità le poche guardie ed usando la stregoneria per far piombare sull'intera area l'oscurità totale. I death knight ricostruirono il Dark Portal su Azeroth ed inviarono sogni e visioni ai pochi orchi liberi di quel mondo, ma i Frostwolf (esiliati dall'Horde anni prima) non accettarono, i Dragonmaw e i Black Thooth Grin non risposero affatto, e solo i Bleeding Hollow di Deadeye accorsero.
Le prime truppe dell'esercito dell'Alliance giunsero al Dark Portal e Grom Hellscream, impugnado la sua leggendaria ascia Gorehowl, guidò la carica. I soldati umani, in gran parte nuove reclute che non avevano ancora mai partecipato ad un vero combattimento, vennero sbaragliati dagli orchi resi potenti, feroci e crudeli dal sangue demoniaco che ancora gli scorreva nelle vene.

Draghi neri e cavalieri della morte
Mentre l'Horde distraeva gli azerothiani attaccando la fortezza di Nethergarde, i death knight si misero alla ricerca degli artefatti per i quali erano venuti e sulla strada per Alterac, dove credevano si trovasse il Book of Medivh, si fermarono a Blackrock Spire per incontrare di persona gli orchi sopravvissuti alla Second War: qui scoprirono che i Black Thooth Grin e i Dragonmaw avevano creato un nuovo esercito, la Dark Horde, sotto il comando del warchief Rend Blackhand. I death knight ritenevano d'aver assolutamente bisogno delle loro cavalcature draconiche ma i fratelli Blackhand li derisero e gli rifiutarono il supporto della Dark Horde. Ma un aiuto inaspettato giunse loro: Deathwing gli offrì i draghi del Black Dragonflight in cambio del permesso di attraversare il Dark Portal per motivi che non volle specificare, ma garantendo agli orchi che non avrebbe intralciato i piani dell'Horde. Dopo aver stabilito questo accordo, in segreto Deathwing incaricò i suoi figli Onyxia e Nefarian di infiltrarsi nella Blackrock Spire e prendere il controllo della Dark Horde.
Il gruppo di orchi e death knight di Gorefiend si divise: il luogotenente di Deathwing, Sabellian, aiutò metà della spedizione a raggiungere la Tomb of Sargeras per recuperare il Jeweled Scepter of Sargeras, mentre Deathwing in persona condusse il resto dapprima ad Alterac, dove Perenolde acconsentì a consegnargli il libro che aveva rubato da Stormwind in cambio dell'eliminazione delle guardie dell'Alliance che sorvegliavano il suo regno, e successivamente a Dalaran, dove, nonostante una feroce opposizione da parte dai maghi del Kirin Tor riuscirono a rubare l'Eye of Dalaran.
Recuperati tutti gli artefatti per cui erano tornati su Azeroth, tutti gli orchi tranne un piccolo contingente a guardia del Dark Portal toranrono su Draenor, e con loro viaggiarono Deathwing, numerosi draghi neri, ed alcuni carri carichi di uova di drago. Deathwing volle incontrare Ner'zhul e pretese gli consegnasse lo Skull of Gul'dan, in compenso però assicurò all'Horde il supporto dei suoi draghi neri.

Oltre il Portale Oscuro
Interrogando dei prigionieri catturati, Khadgar scoprì il vero motivo per il quale gli orchi erano giunti su Azeroth e cosa intendevano fare con gli artefatti rubati, e si decise di inseguire gli orchi sul loro pianeta natale. Ognuno aveva i propri motivi: Khadgar aveva bisogno dello Skull of Gul'dan e del Book of Medivh per chiudere definitivamente la breccia dimensionale verso Azeroth, Turalyon voleva impedire all'Horde di portare il caos su altri pianeti, e Alleria intendeva vendicare le vittime dell'assalto degli orchi a Quel'thalas, tra cui suo fratello. Dopo aver sbaragliato i pochi orchi di guardia, principalmente composti dal clan Warsong, l'esercito dell'Alliance guadagnò l'accesso a Draenor costruendo nell'Hellfire Peninsula un avamposto chiamato Honor Hold. Studiando i testi scritti ma Medivh ai tempi dell'apertura del Dark Portal, Khadgar scoprì che gli orchi attendevano una particolare congiunzione cosmica per aprire i nuovi portali: col tempo che stingeva l'Alliance assaltò l'Hellfire Citadel, ignara che vi era rimasto solo il clan Shattered Hand di Bladefist, col compito di sacrificarsi guadagnando quanto più tempo possibile, mentre Ner'zhul e Gorefiend si erano messi in viaggio verso il Black Temple.
Gli umani conquistarono la fortezza (Bladefist ed alcuni dei suoi orchi, contro ogni previsione, riuscirono a mettersi in salvo) e, scoperto l'inganno, Khadgar fiutò le tracce magiche lasciate dagli artefatti scoprendo che avevano preso direzioni diverse: lo Skull of Gul'dan era diretto a nord e così Turalyon, Khadgar, Alleria e metà dell'esercito si misero in viaggio per recuperarlo; gli altri artefatti erano invece in viaggio verso sud e Trollbane prese le truppe rimanenti lanciandosi all'inseguimento: i grifoni dei Wildhammer sorpresero Ner'zhul nella Terokkar Forest costringendolo a cercare riparo nell'Auchindoun, ma durante l'attacco Kurdran venne disarcionato e catturato.

L'Alleanza alla riscossa
Accampatisi nella foresta in quella che un giorno sarà l'Allerian Stronghold, i soldati dell'Alliance conobbero un nativo, l'Arakkoa Grizzik, che gli parlò del passato di Draenor e si offrì di guidarli nell'Auchindoun.
Nei corridoi della tomba Trollbane incontrò il draeneo Nemuraan, un sacerdote Auchenai che si offrì di aiutare i soldati dell'Alliance conducendoli verso gli orchi e mettendogli a disposizione l'aiuto dei fantasmi del suo popolo. Grazie al suo aiuto gli umani riuscirono a raggiungere e liberare il nano prigioniero, orribilmente rorturato e malridotto ma ancora vivo. Nemuraan curò Kuldran e fece strada verso la stanza dove si erano stabiliti gli orchi rimanenti: mentre Deadeye e Trollbane si affrontavano Ner'zhul e Gorefiend ne approfittarono per fuggire in una stanza adiacente e preparare una magia di teletrasporto verso il Black Temple, e il chieftain dei Bleeding Hollow si sacrificò per dare il tempo agli alleati di finire il loro incantesimo.
Nel frattempo sulle Blade's Edge Mountains il resto della spedizione si imbattè nei draghi del Black Dragonflight, intenti a proteggere le uova che avevano portato su Draenor. Nel combattimento contro i rettili gli umani ricevettero l'isperato aiuto degli ogre e dei gronn guidati da Gruul (che in seguito a quella battaglia prenderà il soprannome di "the Dragonkiller"). Stringendo lo Skull of Gull'dan negli artigli e furioso per la morte dei suoi figli e per la distruzione delle sue uova, Deathwing scese in campo ed ingaggiò un tremendo combattimento corpo a corpo contro Grull: sebbene potente e colossale il gronn non aveva speranze di vittorie contro il drago, ma un incantesimo di Khadgar scardinò alcune delle placche metalliche che tenevano insieme il corpo martoriato dell'ex-Aspect costringendolo alla fuga.
Tornato su Azeroth Deathwing venne trovato ed attaccato dai maghi del Kirin Tor: il drago nero finse la propria morte inabissandosi nell'oceano, proseguendo i propri piani sotto la segreta identità del nobile umano Lord Prestor. Alla corte di Terenas a Lordaeron il nobile Prestor usò tutti i mezzi a propria disposizione, dall'arte oratoria all'indiscusso carisma fino alla magia più oscura, per entrare nelle grazie dei sovrani e manipolarli affinchè cominciassero a pensare a lui come la soluzione al problema del regno di Alterac, senza un vero reggente dai tempi del tradimento di Perenolde.

La distruzione di Draenor
Recuperato lo Skull of Gul'dan l'esercito guidato da Turalyon si ricongiunse a quello di Trollbane ed assieme si lanciarono all'assalto del Black Temple, sperando di fare ancora in tempo a fermare l'incantesimo di Ner'zhul. Di fronte al tempio l'Alleanza e l'Horde si diedero battaglia e Turalyon dovette affrontare gli incantesimi oscuri di Teron Gorefiend: fu un duello difficile ma alla fine il paladino ebbe la meglio sul death knight.
Ner'zhul nel frattempo era quasi riuscito nel suo intento: numerosi squarci nel tessuto dimensionale si spalancarono in ogni angolo del pianeta. Ma sul più bello fu interrotto da Turalyon, Khadgar ed Alleria ed il mago umano gli strappò via l'Eye of Dalaran dalle mani: vedendosi spacciato ed ancora in possesso dello Jeweled Scepter of Sargeras lo sciamano scappò con alcuni dei suoi orchi più fidati in una crepa dimensionale. Khadgar comprese che Ner'zhul aveva fatto qualcosa di terribile: il gran numero di portali che aveva aperto su Draenor erano strappi nello spazio-tempo che avrebbero presto finito col devastare l'intero pianeta, e le tremende energie distruttrici si sarebbero propagate anche su Azeroth attraverso il collegamento tra i due mondi. Il processo era inevitabile ed il destino di Draenor era ormai segnato ma si poteva ancora salvare Azeroth così Khadgar, Turalyon ed Alleria montarono sui grifoni dei Wildhammer per viaggiare verso l'Hellfire Peninsula e chiudere il Dark Portal, lasciandosi a malincuore indietro il grosso del loro esercito. Mentre la distruzione squarciava Draenor in ogni modo immaginabile, molti orchi ebbero la stessa idea: il portale su Azeroth era l'unico stabile e l'unico che, conducendo su di un mondo abitabile, non rappresentasse un salto verso l'ignoto, e così attorno al Dark Portal si radunò un gran numero di nemici, guidati da Bladefist, contrastati dalle truppe di stanza a Honor Hold. Ironia della sorte, la battaglia infuriava anche dall'altra parte del portale: su Azeroth gli orchi di Hellscream, ignari delle condizioni del loro mondo natale, cercavano di tornare su Draenor combattenndo gli uomini di Nethergarde Keep. L'arcimago Khadgar, aiutandosi con il Book of Medivh e lo Skull of Gul'dan, colpì il Dark Portal con un incantesimo di indicibile potenza. Mentre il Dark Portal andava in frantumi, Khadgar consegnò lo Skull of Gul'dan ad un nano Wildhammer, comandandogli di volare attraverso il portale prima che si chiudesse definitivamente ed incaricandolo di consegnare l'artefatto ai Kirin Tor di Dalaran. Mentre il Dark Portal si chiudeva nuove crepe si aprivano su Draenor e rimasti bloccati su quel pianeta, per sfuggirne alla distruzione i sopravvissuti della spedizione dell'Alliance ne imboccarono una, sperando che non li avrebbe condotti ad una morte anche peggiore di quella che gli sarebbe toccata se fossero rimasti lì.
Su Azeroth gli orchi di Hellscream videro con orrore chiudersi il portale che li avrebbe potuti condurre a casa e si ritirarono ripiegando sulla fortezza di Stonard, realizzando di essere ormai tutto ciò che restava dell'Horde e che potevano scegliere liberamente il loro futuro, non dovendo più fedeltà a nessuno se non a loro sttessi. Ciononostante Hellscream scelse di continuare a cullare sogni di guerra e conquista, nonostante alcuni, come il suo amico Rexxar (un gigantesco Hunter, mezzo orco e mezzo ogre, eroe delle due guerre passate), gli suggerissero di trovarsi un luogo disabitato da reclamare per il suo popolo e viverci in pace. Stanco del modo di pensare degli orchi e della loro insaziabile sete di sangue, Rexxar decise di abbandonare l'Horde e vivere in solitudine con gli animali.

Outland
Al loro ritorno gli eroi dell'Alliance trovarono il pianeta Draenor completamente distrutto in frammenti che fluttuavano nel Twisting Nether e ribattezzarono ciò che ne rimaneva col nome Outland, un luogo così profondamente violentato dalle energie rilasciate dal cataclisma da diventare un'anomalia simile a quella di Karazhan e del Deathwind Pass, dove lo spazio, il tempo e le leggi fisiche non funzionavano più come nel resto dell'universo e dove energie cosmiche fuori controllo continuavano a martoriarne le spoglie e a mutare la flora e la fauna, già reduce delle mutazioni provocate dalle energie demoniache rilasciate dai warlock negli anni passati (ad esempio le poche uova di drago sopravvissute si schiusero dando vita ad un nuovo tipo di creatura, i Nether Dragon).
Fortunatamente Velen ed i draenei sopravvissuti al genocidio degli orchi si salvarono: poco prima della distruzione di Draenor i naaru accorsero in loro aiuto imbarcandoli sulla fortezza dimensionale Tempest Keep (e le sue navi-satellite: Botanica, Arcatraz, Mechanar ed Exodar).
In seguito al cataclisma il demone Magtheridon giunse su ciò che rimaneva di Draenor e proclamò sè stesso signore delle Outland, edificando il suo trono sulla sommità del Black Temple (che in quel periodo si chiamò Black Citadel). Maghteridon schiavizzò gli orchi superstiti e li corruppe ulteriormente con la magia demoniaca trasformandoli in Fel Orcs. Egli costruì dei portali dimensionali laddove Ner'zhul aveva creato delle crepe, permettendo così l'arrivo di ulteriori demoni coi quali diede la caccia a chiunque gli si opponesse, in particolare i pochi Draenei superstiti.
[Modificato da Elwhin 02/01/2015 22:08]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:34



Capitolo Tredici: Azeroth dopo la Seconda Guerra



Il Re dei Lich
Lo sciamano Ner'zhul non fu altrettanto fortunato: saltando in una delle crepe dimensionali aperte dal suo incantesimo egli non vi trovò un nuovo pianeta pronto ad ospitarlo ma piuttosto il suo peggiore incubo: Kil'jaeden. L'eredar non si era dimenticato di lui e del suo voltargli le spalle, così fu con grande piacere che lo catturò e lo torturò finchè non giurò fedeltà alla Burning Legion. Kil'jaeden strappò lo spirito di Ner'zhul dalle sue carni e quindi lo legò ad un'armatura magica che inviò su Azeroth all'interno di un blocco di ghiaccio, affinchè preparasse il pianeta all'invasione dei demoni servendosi del potere della necromanzia. Alcuni demoni, i Nathrezim, accompagnarono Ner'zhul per aiutarlo e per assicurarsi che rigasse diritto.
Il blocco di ghiaccio si schiantò nell'isolato continente ghiacciato di Northrend, e dall'alto di un'enorme stalagmite lo spirito dello sciamano Ner'zhul, ora conosciuto col nome di "Lich King", usò i poteri donati dal suo signore Kil'jaeden per schiavizzare i nativi di Northrend, come gli Ice Troll e i Wendigo. Nel Dragonblight il Lich King scoprì un villaggio di umani e ne approfittò per testare su di loro la Plague of Undeath, una pestilenza in grado di uccidere le sue vittime e trasformarle in non-morti al suo servizio. Ma una razza di nativi, immune agli effetti della Plague, si opponeva al Lich King: i ragniformi Nerubian del regno sotterraneo di Azjol-Nerub, guidati dal loro re Anub'arak. La guerra contro queste ostinate creature terrà impegnato il Lich King e il suo esercito di cadaveri, chiamato Scourge, per i successivi 10 anni in un conflitto ricordato col nome di War of the Spider.

Krasus e Rhonin
I giorni dell'Horde erano agli sgoccioli: era solo questione di tempo prima che la minaccia degli orchi venisse debellata per sempre. Ma gran parte del Khaz Modan, quella zona chiamata Northeron (oggi Twilight Highlands), era ancora sotto il loro controllo e la Dragonqueen Alextrazsa ancora prigioniera a Grim Batol, costretta a fornire ai Dragonmaw i suoi stessi figli affinchè li usassero come cavalcature. Il secondo consorte di Alextrazsa, il drago rosso Korialstrasz, da tempo membro del potente concilio segreto dei maghi di Dalaran sotto le mentite spoglie dell'elfo Krasus, da tempo sognava di liberare la propria amata. Sebbene le truppe dell'Alliance si stessero ammassando nel Dun Algaz e prima o poi avrebbero marciato su Grim Batol, liberando la Dragonqueen o costringendo gli orchi ad ucciderla, Krasus decise di accellerare i tempi e convinse il Kirin Tor ad inviare a Grim Batol un mago da infiltrare nella fortezza in qualità di spia ed osservatore, in preparazione di una futura liberazione del drago: venne scelto un suo protetto, un mago tanto potente quanto sacrificabile di nome Rhonin Redhair, un membro dell'ordine recentemente caduto in disgrazia (un suo incauto incantesimo costò la vita a molti suoi commilitoni) e desideroso di riconquistarsi il prestigio perduto o morire tentando. In realtà nè Krasus nè il Kirin Tor credevano davvero che Rhonin avrebbe avuto successo: i maghi accettarono di inviarlo più che altro per sbarazzarsene e Krasus, sicuro che Rhonin sarebbe stato scoperto, desiderava far credere agli orchi che, oltre all'attacco che l'esercito dell'Alliance avrebbe condotto dal nord della regione, si stesse preparando un'incursione direttamente a Grim Batol e che quindi restare nella fortezza non fosse sicuro, spingendoli ad abbandonarla portandosi dietro Alextrazsa.
La ranger elfica Vereesa Windrunner venne incaricata di condurre Rhonin ai porti dai quali si sarebbe imbarcato verso il Northeron, ma la città portuale venne attaccata dai cavalca-draghi Dragonmaw costringendo il mago a chiedere ai nani Wildhammer che avevano scacciato i draghi, guidati da Falstad Wildhammer (anche chiamato Falstad Dragonreaver, fratello dell'eroe Kurdran diperso oltre il Dark Portal) un passaggio aereo verso la propria destinazione.
Quello che però nè Krasus nè Rhonin potevano immaginare è che un'altra potente entità desiderava che il mago riuscisse ad arrivare al cospetto della Dragonqueen: Deathwing. Il malvagio drago nero, creduto morto da quando aveva inscenato la propria dipartita, non era stato con le mani in mano: sotto l'identità di Lord Prestor aveva messo in atto macchinazioni e manipolazioni mentali ai danni di tutti i reggenti del regno umano, tanto da spingere re Terenas a candidarlo come nuovo reggente di Alterac. I maghi di Dalaran, da tempo emarginati dalle decisioni del regno a causa di Deathwing che temeva potessero smascherarlo, cercarono di scoprire come avesse fatto questo nobile misconosciuto a salire tanto in alto e tanto in fretta nella considerazione dei reggenti umani. Nel tentativo di scrutare con la magia la dimora di Prestor, Krasus si imbattè in un potente e mortale contro-incantesimo chiamato Hendless Hunger in grado di divorare le fonti di magia: il drago riuscì a salvarsi per il rotto della cuffia e riconobbe dietro l'oscura e rara magia la mano del drago nemico. Egli contattò i rimanenti tre Dragon Aspect nella speranza che la notizia che il loro nemico Deathwing era ancora vivo e libero di portare avanti i suoi piani malvagi gli garantisse il loro supporto, più volte negato in passato, ma senza grande successo. Dai tempi del tradimento di Neltharion nella War of the Ancients e della creazione del Demon Soul a cui avevano donato gran parte della loro forza, i grandi draghi erano infatti molti cambiati: Malygos, ormai sulla soglia della pazzia, ancora piangeva in isolamento la perdita della gran parte del suo Blue Dragonflight; Nozdormu, sicuro che ogni cosa fosse destinata a scomparire col tempo (incluso Deathwing), era maggiormente interessato a salvare le relique del passato piuttosto che far qualcosa per il futuro del mondo; ed Ysera da tempo non lasciava il suo sonno nell'Emerald Dream, disinteressata al mondo ora che pensava fosse finita l'era dei draghi.

La liberazione di Alextrazsa
Giunti alle spiagge del Khaz Modan i grifoni su cui viaggiavano Rhonin, Veeresa e Fandral si imbatterono in una coppia di cavalca-draghi Dragonmaw: il grifo di Rhonin venne abbattuto ma il mago venne salvato dal drago Deathwing in persona, che gli disse d'esser a conoscienza della sua missione di liberare la Dragonqueen e di volerlo aiutare per riportare l'armonia tra gli stormi dei draghi. Il drago nero donò a Rhonin un medaglione magico ricavato da una sua scaglia, attraverso il quale avrebbe potuto seguire ed aiutare l'umano nella sua cerca: il drago gli indicò la via più sicura verso la montagna, gli fece trovare lungo la strada tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere, e gli fornì un passaggio su di un dirigibile goblin per velocizzarne il viaggio. Anche Veeresa e Fandral, decisi a ritrovare il mago di cui avevano perso le tracce, si trovarono una guida: il goblin Kryll che, fedele servitore di Deathwing, dopo aver conquistato la loro fiducia li condusse in una trappola facendoli finire tra le grinfie di una banda di troll.
Quando Rhonin giunse all'interno di Grim Batol trovò la fortezza in gran fermento: la notizia dell'intervento di Deathwing era giunta a Nekros che, temendo che il terribile dragone si fosse alleato con gli umani e stessero assieme preparando un attacco alla sua fortezza, si stava preparando ad abbandonare Grim Batol per riunirsi alle truppe del suo signore Zulued, impegnato nel nord della regione a scontrarsi con le truppe dell'Alliance. Deathwing, tramite il medaglione, guidò Rhonin nella fortezza ma giunto al cospetto d Alextrazsa lo tradì facendolo catturare dagli orchi, che lo torturarono ed interrogarono.
Vereesa e Fandral vennero salvati da una banda di nani nativi che si offrirono di condurli a Grim Batol attraverso i loro tunnel sotterranei. Il leader dei nani, Rom, si rivelò essere un agente di Krasus: i due comunicavano attraverso un medaglione che il nano consegnò all'elfa. Pentito di aver mandato Rhonin in una missione suicida, Krasus li guidò attraverso la fortezza: essi liberarono Rhonin ma i tre furono attaccati dal golem fiammeggiante posto a guardia di Alextrazsa e costretti a fuggire dalla fortezza.
Sicuro che si stesse preparando un'incursione dell'Alliance a Grim Batol l'orco Nekros si affrettò ad abbandonarla, intenzionato a scatenare i poteri della Demon Soul su chiunque osasse attaccarlo, Deathwing incluso. Questo era il momento che sia Korialstrasz che Deathwing aspettavano: entrambi si lanciarono all'attacco, e con essi i nani del Khaz Modan alleati di Krasus. Il drago rosso si scagliò sulla carovana per cercare di liberare la sua signora, ma venne abbattuto da Nekros e dai poteri della Dragon Soul. Il drago nero si rivelò invece immune ai poteri della Dragon Soul e si adoperò per rubare le uova di Alextrazsa, con l'intento di allevarne i nascituri come se fossero figli suoi e la speranza che tra da essi nascesse almeno una femmina fertile che gli permettesse di ripristinare il proprio stormo. Contrariamente alle aspettative i tre Dragon Aspect decisero che era ora di opporsi al loro fratello traditore: essi curarono e potenziarono Korialstrasz ed affidarono a lui e a Rhonin l'incarico di liberare la sorella prigioniera. Mentre gli Aspect tenevano Deathwing impegnato, Rhonin riuscì ad impossessarsi della Dragon Soul e la distrusse usando la scaglia di Deathwing recuperata dal medaglione che il drago stesso gli aveva affidato, restituendo ai draghi quel potere che gli era stato rubato ai tempi della sua creazione. Messo alle strette da Malygos, Ysera, Nozdormu e della finalmente libera Aleztrazsa, tutti nuovamente potenti tanto quanto lui, Deathwing venne gravemente ferito e costretto a fuggire e nascondersi. Ovviamente la sua identità fittizia di Lord Prestor scomparve con lui, e con il nobile sparì il fattore principalmente responsabile della tenuta dell'Alliance, essendo stato Prestor l'unica persona in grado di mettere i sovrani d'accordo tra loro (sebbene ciò avvenisse ricorrendo ad oscure magie). Costantemente braccato dai Dragon Aspect e dai loro Dragonflight, Deathwing fu infine costretto a lasciare Azeroth e cercare salvezza nell'Elemental Plane of Earth: a Deephom il drago riposò in attesa della guarigione ed i goblin suoi servitori sostituirono le placche danneggiate della sua armatura con nuove placche di Elementium. Negli anni seguenti la mente di Deathwing, già plagiata dai malevoli sussurri dell'Old God N'zoth fin dai tempi antichi, scivolerà definitivamente nella pazzia ed il drago abbandonerà ogni desiderio di conquista e potere per abbracciare un sentiero votato alla sola distruzione del mondo.
[Modificato da Elwhin 21/07/2014 19:45]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:34



Capitolo Quattordici: Thrall



I campi di internamento
Per detenervi gli orchi catturati in seguito alla Second War, l'Alliance aveva costruito molti campi di detenzione nelle pianure a sud delle Alterac Mountains. Il mantenimento di tali strutture era però tanto oneroso che ci fu bisogno di istituire nuove tasse, creando un malcontento tra i regni umani tanto forte da rischiare di compromettere la tenuta dell'Alliance of Lordaeron.
Inizialmente gli orchi non erano stati dei prigionieri modello, tentando la fuga ad ogni occasione ed iniziando frequenti risse tra di loro, ma più il tempo passava e più questo comportamento cambiava: dopo alcuni anni gli orchi divennero passivi e mansueti, persero la voglia di combattere e cominciarono ad indebollirsi ed ammalarsi. Questo fenomeno, che interessava maggiormente gli orchi dai fiammeggianti occhi rossi (che avevano assunto il sangue demoniaco di Mannoroth) rispetto agli altri, venne chiamato "letargia degli orchi" e preoccupò e confuse gli umani. Di esso si occupò Antonidas di Dalaran: l'arcimago studiò la storia orchesca e comprese che tale letargia non fosse una vera malattia quanto piuttosto una reazione all'assenza di quella magia di origine demoniaca che aveva corrotto gli orchi nel loro passato, persino prima che giungessero su Azeroth. Antonidas non riuscì a trovare una cura per la letargia (non che trovarla fosse una buona idea, in effetti), e concluse che l'unica cosa che potesse contrastarla fosse una cura di tipo spirituale.
Nel campo di Durnholde, frattanto, Thrall era cresciuto forte ed obbediente ed il suo padrone Blackmoore aveva dato disposizioni affinchè egli imparasse a leggere e scrivere, venisse istruito su strategia e tattiche di guerra, e ricevesse addestramento nell'uso di ogni arma e forma di combattimento. Durante gli anni del suo addestramento, l'orco Thrall imparò a temere il crudele e quasi sempre ubriaco Blackmoore e a rispettare profondamente uno dei sui insegnanti, conosciuto semplicemente come "Sergeant", che si dimostrò severo ma mai crudele nei suoi confronti, e che gli insegnò tanto il valore dell'onore quanto quello della misericordia. Thrall conobbe anche l'amicizia: la giovane Taretha Foxton che l'aveva visto neonato e lo considerava un fratello, con la quale intratteneva un segreto scambio epistolare. Non più libera di quanto fosse l'orco, Taretha doveva suo malgrado servire Blackmoore e dividere con lui il letto.
Mentre l'orco si faceva un nome nelle lotte tra gladiatori portando fama e ricchezza al suo padrone, questo rifletteva su come le condizioni fossero cambiate rispetto a quando aveva raccolto l'infante dalla foresta: la guerra era finita da anni, l'Horde era ormai solo un ricordo e gli orchi prigionieri erano diventati dei rammolliti. Non era più necessario formare un esercito di orchi per vincere la guerra contro i loro fratelli liberi, ma Blackmoore decise di andare avanti col proprio piano: se non vi erano più nemici da combattere nel nome dell'Alliance, allora l'esercito orchesco che voleva creare avrebbe conquistato i regni della stessa Alliance, e lui ne sarebbe divenuto l'assoluto sovrano.

Un orco in fuga
Non ci volle molto che Thrall comprese di essere solo un mostro ripugnante agli occhi degli umani ed in particolare null'altro che uno strumento per il crudele Blackmoore, un oggetto di sua proprietà di cui poteva disporre a piacimento. Thrall cominciò a desiderare la libertà, per scoprire le proprie origini e verificare la verità dietro le storie che gli umani raccontavano sugli orchi. Con la complicità dell'amica Taretha l'orco fuggì da Durnolde, portandosi dietro poche cose: del cibo, la corrispondenza con la ragazza, ed un medaglione che, se un giorno avesse lasciato su di un particolare albero, avrebbe comunicato all'umana il suo desiderio di reincontrarla.
Per prima cosa Thrall incontrare gli altri orchi, che finora non aveva visto che di sfuggita, e si diresse verso uno dei campi di internamento per osservarli da lontano, ma venne trovato da dei soldati e si lasciò catturare. All'interno del campo Thrall potè vedere coi propri occhi le condizioni miserabili in cui la propria razza si trovava e sebbene i prigionieri non vollero seguirlo, essi gli dissero di dirigersi a ovest per incontrare i pochi orchi ancora liberi sotto il comando di Grom Hellscream. Ma prima che potesse organizzare una fuga Blackmoore, avvisato da uno dei soldati che aveva riconosciuto l'orco, si presentò al campo per riappropriarsi del suo prezioso schiavo: aiutato da alcuni degli altri orchi Thrall riuscì a fuggire, ma Blackmoore trovò tra gli oggetti che gli erano stati sequestrati le lettere di Taretha, scoprendo così del suo tradimento.
Seguendo le indicazioni ottenute al campo Thrall riuscì ad incontrare Hellscream e, dopo la diffidenza iniziale, a riuscire a conquistare la sua fiducia e quella del suo clan Warsong. Mostrando loro la coperta in cui era stato trovato da neonato, Thrall scoprì di far parte del clan Frostwolf e seppe del suo esilio tra le montagne. Dagli orchi liberi egli apprese la loro lingua e le loro tradizioni, e con Hellscream cominciò a pianificare la liberazione degli orchi prigionieri. Ma prima che questi piani potessero essere attuati Thrall sentiva di dover scoprire di più sulle proprie origini e così, sempre con i segugi di Blackmoore alle calcagna, si incamminò sulle montagne innevate alla ricerca del clan Frostwolf.

Il clan Frostwolf
Trovato e salvato dai lupi bianchi quando era ad un passo dallo sfinimento, Thrall venne condotto al villaggio degli orchi Frostwolf e riconosciuto dal loro leader, l'anziano e cieco sciamano Drek'Thar, come il figlio disperso del chieftain Durotan. Dalla bocca dello sciamano Thrall conobbe la storia degli orchi, dell'Horde e dei propri genitori, e del ruolo fondamentale che lo sciamanesimo aveva avuto nell'originale cultura orchesca. Secondo Drek'Thar, il potere demoniaco aveva riempito lo spirito degli orchi come del veleno versato in una coppa, ed ora che questo potere era svanito con la sconfitta dell'Horde queste coppe erano vuote ed in attesa di tornare ad essere riempite con uno scopo ed una ragione di vita, e solo il ritorno alle antiche tradizioni poteva compiere questo miracolo. Con grande sorpresa dello stesso vecchio orco, gli elementi videro in Thrall le qualità per diventare egli stesso un nuovo sciamano, un evento che non accadeva da decenni: grazie agli insegnamenti di Drek'Thar e alla benedizione degli elementi Thrall divenne uno sciamano di enorme potere, e guadagnò il rispetto e l'ammirazione degli orchi del suo clan.
In un giorno di primavera giunse all'accampamento uno straniero che, nonostante fosse stato accolto con gentilezza e rispetto, cominciò ben presto ad insultare il coraggio dei Frostwolf e degli orchi in generale: Thrall lo sfidò e, nonostante l'orco misterioso si rivelò un avversario formidabile, vinse il duello. Lo straniero parve assai soddisfatto della forza di Thrall, e rivelò d'essere nientemente che il leggendario Orgrim Doomhammer, Warchief dell'Horde e vecchio amico di suo padre Durotan, da molti ritenuto morto o prigioniero degli umani: egli aveva sentito parlare molto bene di Thrall da Hellscream, era desideroso di conoscerlo ed intenzionato a nominarlo suo secondo in comando nell'imminente guerra che avrebbe scatenato per liberare gli orchi dai campi di internamento.

Il Warchief Thrall
Assieme a Hellscream e Doomhammer, Thrall cominciò a muoversi per liberare gli orchi dalla loro prigionia. Liberare gli orchi dei primi campi di internamento fu facile: i prigionieri ascoltarono le parole di Thrall, che si era fatto catturare fingendosi un orco qualsiasi, scuotendosi dal proprio torpore ed unendosi alla lotta per la libertà ed il futuro della propria razza. Ma ben presto gli umani scoprirono l'inganno e Blackmoore schierò cavalieri a difesa dei campi restanti, costringendolo a rinunciare ai sotterfugi ed usare le maniere forti: durante una di queste battaglie Doomhammer venne mortalmente ferito. Doomhammer prima di esalare il suo ultimo respiro donò a Thrall il suo leggendario martello e la sua armatura nera, e lo nominò nuovo Warchief dell'Horde.
Con ormai migliaia di soldati arruolati al proprio comando il Warchief Thrall decise di attaccare direttamente il centro di comando dei campi di internamento: Durnholde. Prima di assaltare la roccaforte egli incontrò l'amica Taretha, ma quando la ragazza tornò a Durnholde usando il passaggio segreto con il quale era sgattaiolata fuori trovò ad attenderla il malvagio Blackmoore, che ne ordinò l'esecuzione. Quando Thrall condusse il proprio esercito alle porte di Durnholde, Blackmoore era completamente ubriaco e per nulla intenzionato ad arrendersi: l'umano lo provocò e schernì, e gli lanciò contro la testa di Taretha convinto che ciò avrebbe demoralizzato l'orco. Ebbe l'effetto opposto: Thrall scagliò contro la fortezza tanto la forza del suo esercito quanto quella degli elementi. Comprendendo di non avere scampo Blackmoore lasciò i suoi soldati a farsi uccidere mentre egli tentava la fuga attraverso lo stesso passaggio segreto usato da Taretha, ma Thrall si lanciò dietro di lui, glielo fece crollare di fronte invocando un terremoto, e lo uccise sfidandolo a duello. Thrall diede un cavallo al secondo in comando di Blackmoore, Langston, affidandogli un messaggio da portare ai re dell'Alliance: se avessero liberato gli orchi andora prigionieri e gli avrebbero donato dei territori allora la sua Horde avrebbe vissuto in pace con gli umani, ma se ancora desideravano la guerra con gli orchi avrebbero combattuto un'esercito potente come mai avevano incontrato finora. Dopo aver permesso la fuga alle donne, ai bambini ed a quei soldati che deposero le armi, Thrall invocò la forza distruttrice degli elementi e rase al suolo Durnholde.
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:35



Capitolo Quindici: il Flagello



Kel'Thuzad
Dall'alto della Frozen Spire il Lich King guidò la conquista del Northrend, trasformando in non-morti i popoli nativi e lanciando questo sue esercito, la Scourge, all'attacco dell'unico popolo che ancora gli si opponeva: i nerubian. Dopo circa 10 anni di guerra la War of the Spider si concluse a suo favore con la distruzione della capitale nerubian di Azjoi'Nerub: il Lich King rianimò i cadaveri dei suoi nemici reclutandoli nelle proprie fila e, impressionato dalla tenacia che avevano dimostrato, adottò il loro stile peculiare architettonico come dimostrazione di rispetto. Egli inoltre usò i propri poteri telepatici per identificare e contattare i più potenti ed ambiziosi incantatori del pianeta: a rispondere alla chiamata fu in particolare uno dei maghi più potenti dell'epoca, Kel'Thuzad, da sempre interessato alla proibita arte della negromanzia. La voce del Lich King che risuonava nei suoi pensieri fece fare al mago grossi passi avanti nelle sue macabre ricerche, ma quando i maghi del Kirin Tor vennnero a sapere dei suoi esperimenti gli proibirono di continuare e, quando rifiutò di obbedire, lo cacciarono dai propri ranghi. L'ambizioso mago abbandonò Dalaran e si mise in viaggio per il Northrend per diventare un apprendista del negromante, ed a Icecrown incontrò il cript-lord Anub'arak che lo condusse alla ziggurat Naxxramas. Quando il mago vide gli orrori che si perpetravano al suo interno cercò di fuggire e sottrarsi al suo destino, ma era troppo tardi: il Lich King non avrebbe rinunciato a lui e Kel'Thuzad lo avrebbe servito, nella vita o nella morte. Raggiunto da dei Wraith, il mago venne costretto ad inerpicarsi fino alla sommità della Frozen Spire e a giurare fedeltà al Lich King: in cambio Kel'Thuzad ricevette grandi poteri e gli venne affidato il comando di Naxxramas, sollevata in aria dalla magia dei più potenti maghi della Scourge. Il Lich King incaricò il negromante di tornare a Lordaeron per fondare una nuova religione che lo venerasse e preparasse il terreno per l'invasione. Kel'Thuzad creò così il Cult of the Damned: attirati dalle promesse di uguaglianza e vita eterna molti uomini abbracciarono il culto facendolo crescere rapidamente di influenza e potere.

L'onore di Tirion Fordring
Il paladino Tirion fu uno dei primi membri dell'ordine dei Knights of the Silver Hand e un famoso eroe della Second War, ed in seguito alla guerra condusse una vita felice come governatore della provincia di Hearthglen, assieme alla moglie ed al figlio Taelan.
Un giorno Tirion si imbattè in un vecchio orco eremita, Eitrigg, all'interno di una torre abbandonata: i si affrontarono ed a causa del violento combattimento la torre crollò su di loro. Il paladino si risvegliò nel suo letto, scoprendo che l'orco lo aveva soccorso: tornando alla torre Tirion ascoltò la storia di Eitrigg, che gli disse che un tempo la sua razza era nobile e dedita alla religione sciamanica, e gli promise che avrebbe mantenuto segreta la sua esistenza. Ma il comandante del suo ordine Saidan Dathrohan volle andare in fondo alla vicenda e rintracciò l'orco: Tirion si intromise e cercò invano di impedirne la cattura. Per aver levato le armi contro i suoi compagni il paladino venne espulso dall'ordine dei Knights of the Silver Hand. Ciò non fermò il paladino dal fare ciò che riteneva giusto, correndo a Stratholme per impedire l'esecuzione dell'orco: grazie all'intervento di un gruppo di membri dell'Horde che distrassero le guardie, Tirion liberò l'orco ed adoperò i poteri curativi della Luce per salvarlo da morte certa. I due vennero prsto raggiunti dagli orchi al comando del Warchief Thrall, che disse ad Eitrigg di aver riportato il popolo orchesco alle proprie origini nobili ed insistette per riaverlo nell'Horde. Eitrigg, prima di andare, disse a Tirion di considerarlo un fratello e di sentirsi legato a lui da un vincolo di onore.
L'ex-paladino Tirion Fordring si stabilì in un'abitazione isolata nel Lordaeron per vegliare sulla propria famiglia.

L'Alleanza in pezzi
Ignari della minaccia che incombeva sulle proprie terre e privi dell'influenza pacificatrice che aveva avuto in passato la presenza di Lord Prestor, i sovrani dell'Alliance cominciarono ad andare sempre meno d'accordo: le discussioni circa le spese per la ricostruzione del regno di Stormwind, il mantenimento dei campi di internamento e varie dispute territoriali causarono la rottura con svariati regni umani e persino gli elfi, contestando le decisioni prese dall'Alliance durante la Second War ed attribuendogli la colpa della distruzione delle proprie foreste, si chiamarono fuori. Alla fine a Lordaeron e al re Terenas rimasero fedeli soltanto l'Ammiraglio Proudmoore di Kul Tiras, re Varian Wrynn di Stormwind e re Magni Bronzebeard di Ironforge.

Il Profeta
Fin dal momento della morte di Medivh, sua madre Aegwynn dedicò tutta sè stessa per raccogliere l'energia magica necessaria a riportarlo in vita: quando ebbe completato l'incantesimo l'ultimo dei Guardian of Tirisfal, il potente Magus Medivh, resuscitò, finalmente libero dall'infausto influsso di Sargeras. L'arcimago tornò a Karazhan per risucchiarne tutto l'immenso potere magico e si preparò ad abbracciare il proprio destino di salvatore del mondo: negli anni trascorsi nell'aldilà egli era venuto a conoscenza degli eventi futuri ed aveva così assistito alla caduta di Lordaeron e all'avanzata della Burning Legion. Volendo impedire questo futuro, sotto la falsa identità del Profeta egli decise di comparire alle maggiori personalità di Azeroth per avvisarli del pericolo incombente, ma con ben poco successo: in particolare re Terenas di Lordaeron e l'arcimago Antonidas lo presero per pazzo ed ignorarono i suoi avvisi. Jaina Proudmoore, figlia dell'Ammiraglio Proudmoore reggente di Kul Tiras, fidanzata del principe Arthas di Lordaeron, e promettente allieva di Antonidas di Dalaran, origliò la conversazione del Profeta col suo Maestro e percepì tanto il suo potere quanto la verità dietro la sue parole. Ma Antonidas non si curò del parere dell'allieva ed invece la inviò ad incontrare Arthas ed unirsi alla sua spedizione, in procinto di partire per il villaggio di Brill per investigare la strana malattia che sembrava affliggerne gli abitanti. Dopo anni di preparazione, infatti, il mago Kel'Thuzad aveva infatti finalmente messo in azione il suo piano e, tramite dei mistici calderoni, stava spargendo la Plague per le campagne di Lordaeon: le vittime di questa pestilenza magica si tramutavano in non-morti al suo servizio.

La furia del principe Arthas
Gli effetti della Plague non passarono ovviamente inosservati ma, con l'attenzione degli umani principalmente rivolta verso la ribellione degli orchi, vennero inizialmente sottovalutati. Ad indagarvi venne inviato un piccolo gruppo di persone guidato dal principe Arthas, figlio del re Terenas II di Lordaeron, allievo di Muradin Bronzebeard, e membro dell'ordine della Silver Hand al servizio di Uther the Lightbringer: il promettente paladino era amato dal suo popolo e famoso per aver contribuito a salvare Quel'thalas da un attacco dei troll, ucciso di drago Searinox, ed aver fermato le scorribande orchi del clan Blackrock al servizio della Dark Horde.
Accompagnato dall'amica Jaina Proudmoore, Arthas scoprì che il contagio stava avvenendo tramite del grano infetto proveniente dai granai di Andorhal e riuscìì ad identificare il responsabile, ovvero il mago Kel'Thuzad. Arthas e Jaina inseguirono e raggiunsero il negromante, il quale prima di morire rivelò loro che dietro alle sue azioni vi era il demone nathrezim Mal'ganis. Sulla via del ritorno essi si fermarono a Hearthglen ma arrivarono troppo tardi: il grano di Andorhal era già stato consumato ed i cittadini si stavano trasformando in mostri sotto i loro occhi. Mentre Arthas ed i suoi soldati ingaggiavano battaglia contro i non-morti Jaina si teletrasportò a Dalaran per chiedere rinforzi, tornando accompagnata dal maestro di Arthas, il celebre eroe Uther the Lightbringer, ed i paladini della Silver Hand. Con l'aiuto di Jaina e Uther il principe Arthas riuscì a battere l'esercito di non-morti, ma Hearthglen era perduta: furioso per l'accaduto Arthas giurò di vendicarsi su Mal'ganis. In seguito agli eventi di Hearthglen il Profeta contattò Arthas chiedendogli di lasciare il suo regno di Lordaeron per navigare a Kalimdor ed opporsi all'imminente invasione demoniaca, ma il principe rifiutò sostenendo che il suo posto era col suo popolo. Arthas continuò la sua missione ed incontrò Mal'ganis a Stratholme, dove il demone, avendo già provveduto a distribuire il grano infetto alla popolazione, lo costrinse a scegliere tra il guardare il suo popolo trasformarsi nella non-morte o mettere egli stesso fine alle loro sofferenze. L'orgoglioso principe di Lordaeron scelse quest'ultima opzione ed ordinò la distruzione della città e l'eliminazione di tutti i suoi abitanti, a suo avviso già condannati, ma Uther e Jaina si rifiutarono di obbedire e gli voltarono le spalle. In collera per il "tradimento" del comandante dei paladini, Arthas dichiarò lo scioglimento dei Knights of the Silver Hand e guidò egli stesso le truppe nella città, facendo così il primo passo di un lungo cammino di dannazione. Il demone però riuscì a sfuggire alla furia dell'umano e lo sfidò a raggiungere il lontano continente di Northrend per affrontarlo. Anche Jaina, recatasi alla città in fiamme di Stratholme per seppellirne i cadaveri, ricevette la visita del Profeta che le disse che se si fosse recato a Northrend il suo Arthas sarebbe certamente morto, e la invitò a radunare la propria gente ed imbarcarsi immediatamente dal suo regno di Kul Tiras verso il lontano continente di occidentale di Kalimdor.

La traversata dell'Orda
Nonostante le intenzioni pacifiche di Thrall fu presto evidente che una convivenza pacifica della sua Horde con gli umani era impossibile, e che se avessero voluto stabilirsi nelle terre dell'Eastern Kingdom avrebbero dovuto prendersele con la forza.
Una notte però il Warchief Thrall ebbe una visione: il Profeta gli apparve in sogno invitandolo ad imbarcare il proprio popolo e navigare verso ovest, dicendogli che lì gli orchi avrebbero trovato una casa ed incontrato il proprio destino.
L'Horde rubò quindi delle navi all'Alliance e navigò verso il Kalimdor, ma una tempesta nei pressi del Maelstorm fece naufragare le imbarcazioni sulle coste di una piccola isola vulcanica, dove incontrò i troll del clan Darkspear guidati da Sen'jin, sotto attacco da parte di un avamposto umano nei paraggi. Thrall decise di aiutarli ma mentre orchi e troll combattevano gli umani dall'oceano emerse un esercito di Murloc, che catturarono molti di loro per offrirli come sacrificio ai Naga. Grazie ai propri poteri sciamanici Thrall riuscì ad evadere dalla prigione in cui era stato rinchiuso in attesa di essere sacrificato, ma non fece in tempo ad evitare che Sen'jin venisse mortalmente ferito: in punto di morte il leader dei troll rivelò all'orco di aver avuto una visione in cui Thrall conduceva i troll della sua tribù ad un radioso futuro, e così il Warchief accettò i Darkspear nell'Horde. Ma mentre gli orchi cercavano di riparare le navi danneggiate i murloc tornarono all'attacco, aiutati dalla Sea Witch Zar'jira: furiosa per l'affronto fattogli dagli orchi, che avevano distrutto il suo altare ed ucciso i suoi sacerdoti, la naga usò i suoi poteri per scatenare la furia del vulcano ed inabissare l'isola. Gli orchi riuscirono a riparare le navi e a salpare in tempo, ma Zar'jira scatenò contro di essi la furia delle onde che schiantararono la flotta sulle coste del Kalimdor.

Il Campione del Lich King
Approdato sul continente ghiacciato a Daggercap Bay il principe Arthas si imbattè in una spedizione di esploratori nani, guidati dal suo ex-maestro d'armi Muradin Bronzebear, sulle tracce di un potente artefatto rinchiuso in una vicina caverna ghiacciata: la runeblade Frostmourne. Arthas guidò una spedizione contro il vicino avamposto della Scourge che tanti problemi stava causando ai nani ma, prima che potesse mettersi alla ricerca di Frostmurne, giunse un dirigibile dal Lordaeron che gli portò l'ordine di tornare immediatamente in patria: non volendo obbedire prima di aver trovato ed ucciso Mal'ganis, Arthas pagò dei mercenari locali per attaccare e distruggere le sue stesse navi per poi tradirli e guidare i suoi uomini contro di loro. Messo alle strette dagli attacchi dei non-morti Arthas convinse Muradin a condurlo alla caverna per recuperare Frostmurne ed usarne il potere contro il nemico e, nonostante i timori del nano che credeva che l'arma in questione fosse maledetta, reclamò la spada per sè accettando di pagare qualsiasi prezzo in cambio del potere necessario a salvare Loradaeron e compiere la sua missione di vendetta. Ma la promessa di potere della spada è una trappola: nel momento stesso in cui la impugnò egli dimenticò ogni forma di amore ed emozione e diventò un servo del Lich King, compiendo quello che era fin dall'inizio il volere del suo nemico Mal'ganis. Quando Frostmurne venne estratta dal ghiaccio, però, una scheggia colpì Muradin alla testa stordendolo e causandogli la perdita della memoria: ascoltando la voce del Lich King nella sua testa, Arthas lo abbandonò al suo destino lasciandosi alle spalle anche la sua vecchia arma Light's Vengeance ed il suo passato di paladino. Con la sua nuova arma in pugno Arthas guidò una spedizione alla base della Scourge che ospitava il suo nemico Mal'ganis, convinto che ora che Arthas era sotto il controllo di Ner'zhul sarebbe stato un suo alleato. Ma si sbagliava: il Lich King tradì il demone ordinando ad Arthas di ucciderlo e liberarlo così dal controllo della Burning Legion. Ottenuta la proopria vendetta il princiipe Arthas abbandonò i suoi uomini al loro destino.
Diventato il primo dei death knight al servizio del Lich King, Arthas tornò a Lordaeron e per prima cosa assassinò suo padre re Terenas, per poi recarsi a Balnir Farmstead e resuscitare il suo destriero Invincible affinchè lo accompagnasse nella conquista. Il nathrezim Tichondrius si unì a lui, dichiarandosi suo alleato e congratulandosi per le azioni del death knight. Il dreadlord gli rivelò inoltre i dettagli dei poteri della runeblade Frostmurne, in grado di assorbire l'anima dei propri avversari. A Vandemar reclutò al proprio servizio i membri del Cult of the Damned e con essi si recò ad Andorhal per resuscitare il negromante Kel'thuzad, sulla cui tomba vigilava il paladino Gavinrad the Dire: Arthas uccise il guardiano e recuperò le spoglie di Kel'Thuzad ma, dato il cattivo stato del cadavere del mago, Arthas potè solo ripristinarne lo spirito. Il fantasma del mago, che solo Arthas poteva udire, gli rivelò che i dreadlord erano i carcerieri del Lich King e che non doveva fidarsi di loro.

L'Ashbringer
Come molti altri reduci della Second War il paladino Alexandros Mograine nel conseguente periodo di pace si era ritirato per condurre una vita più tranquilla e, vedovo, aveva cresciuto da solo i suoi due figli Renault e Dairon. Ma con le notizie che arrivavano dal nord circa il diffondersi della Scourge, Alexandros si vide costretto a tornare in servizio e, cercando un'arma per potersi opporre ai non-morti, volle mostrare agli altri membri dei Knights of the Silver Hand il misterioso globo di tenebra che aveva raccolto durante la battaglia finale a Blackrock Spire: essi scoprirono che l'oscuro artefatto poteva assorbire gli incantesimi divini lanciati su di esso e trasformarsi in un oggetto risplendente del potere della Luce, tanto potente da sanare istantaneamente la mano di Alexandros che nessun potere sembrava poter guarire. Alexandros lo portò a Ironforge dove il re Magni, credendo morto il proprio fratello Muradin a causa del tradimento di Arthas, lo utilizzò per creare un'arma straordinaria in grado di ridurre i non-morti in cenere: l'Ashbringer.
Opponendosi tanto ai non-morti della Scourge quanto ai demoni della Burning legion, l'Highlord Alexandros Mograine e la sua spada Ashbringer divennero leggendari.

L'avanzata del Flagello
Per completare la resurrezione di Kel'Thuzad e donargli un corpo Arthas avrebbe avuto bisogno del potere magico della Sunwell di Quel'Thalas, ma prima era necessario procurarsi un'urna per contenere i resti del mago durante il viaggio. Su consiglio di Tichondrius egli si mise sulle tracce di quella che conteneva i resti del suo stesso padre, ma per recuperarla Arthas dovette affrontare ed uccidere i paladini della Silver Hand che la custodivano, tra cui il suo maestro Uther the Lightbringer.
La marcia di Arthas e del suo esercito di cadaveri verso la Sunwell fu inarrestabile: l'esercito dei ranger combattè con fermezza e creò grossi problemi ai non-morti, ma alla fine dovette cedere e le elfgates che impedivano l'accesso alla città di Silvermoon caddero. Per punire il comandante degli elfi, la Ranger General Sylvanas Wildrunner, di tutti i problemi che gli aveva creato Arthas la uccise e la resuscitò al suo servizio sotto la forma di una banshee, costringendola contro la propria volontà ad combattere contro il suo stesso popolo. Grazie al tradimento del Magister Dar'Khan Dratir, che rivelò ad Arthas le posizioni dei tre mooncrystal nascosti che proiettavano lo scudo magico a protezione della città, la Scourge invase Silvermoon radendola al suolo ed uccidendone l'anziano re Anasterian Sunstrider. Raggiunta l'Isle of Quel'Danas il death-knight immerse i resti mortali di Kel'Thuzad nelle acque mistiche della Sunwell: i suoi enormi poteri magici riuscirono a completare il processo di resurrezione di Kel'thuzad facendolo diventare un lich, ma il processo corruppe le sue energie rendendo la Sunwell inutilizzabile dagli elfi, fisiologicamente dipendenti dalla magia. Si calcola che il 90% degli High Elf di Quel'thalas morirono in questa battaglia.
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:36



Capitolo Sedici: la Terza Guerra



L'arrivo di Archimonde
Kel'thuzad istruì Arthas circa la successiva parte del piano: l'evocazione del potente Archimonde. Per prima cosa contattarono l'eredar usando una demon gate sotto il controllo degli orchi Blackrock: Archimonde comandò loro di assaltare la città di Dalaran e recuperare il Book of Medivh ivi custodito, necessario all'incantesimo per la sua evocazione. I maghi del Kirin Tor opposero tutta la resistenza che potevano, ma era una battaglia persa: comprendendo troppo tardi la verità dietro le parole del Profeta, l'arcimago Antonidas pregò Jaina di abbandonare la città e navigare verso ovest come gli venne chiesto dal misterioso oracolo. Arthas uccise Antonidas, si appropriò del libro degli incantesimi di Medivh e protesse Kel'Thuzad dal contrattacco dei maghi mentre il lich preparava l'evocazione. Giunto finalmente su Azeroth l'eredar Archimonde rase al suolo la città di Dalaran ed inviò le sue armate di demoni a seminare morte e distruzione per il regno di Lordaeron. Archimonde privò inoltre il Lich King del comando della Scourge, che affidò ai dreadlord, sostenendo che lo spirito di Ner'zhul aveva ormai adempiuto al suo compito e la Burning Legion non aveva più bisogno di lui. Arthas fu molto sorpreso di questa decisione ma Kel'Thuzad gli confidò che questo era previsto e faceva parte del piano del Lich King. In seguito a questi eventi il principe Arthas lasciò Kel'thuzad e Sylvanas a sorvegliare la situazione nel Lordaeron e si mise in viaggio verso il continente di Kalimdor.

Sulla strada del destino
Obbedendo alle parole del misterioso Profeta lady Jaina Proudmoore si recò a Kul Tiras e, accompagnata dalla popolazione a lei più fedele, si imbarcò per il Kalimdor: Ma giunta sulle sue coste si imbattè nel clan Warsong di Grom Hellscream: credendo che gli orchi li avessero seguiti dal Lordaeron gli umani li attaccarono, ma furono costretti a ripiegare sulle montagne del Stonetalon Peak sulla cui sommità Jaina avvertì un grande potere magico.
Nel frattempo le navi degli orchi naufragate si erano sparpagliate lungo un vasto tratto di costa e Thrall fece il possibile per soccorrere i sopravvissuti al naufragio, ma non riuscì a trovare il suo amico Grom Hellscream. Incontrò però un popolo nativo del Kalimdor, i Tauren della tribù Bloodhoof. Il leader dei Bloodhoof, Cairne, chiese l'aiuto dell'Horde: un esercito di Centaur, una razza con la quale i Tauren erano in guerra dalla notte dei tempi e che già li avevano costretti ad abbandonare le loro terre natie in cerca di salvezza e nuovi pascoli, minacciava il suo villaggio. Cairne promise a Thrall che, se gli orchi li avessero aiutati a difendersi dai centauri e scortati verso la loro destinazione di Mulgore, egli lo avrebbe condotto dall'Oracolo di Stonetalon Peak che lo avrebbe aiutato ad andare incontro al suo destino. Per raggiungere l'Oracolo era però necessario attraversare un passo tra le montagne e con grande sorpresa Thrall lo vide scenario di un'accesa battaglia tra gli orchi del Clan Warsong guidati da Hellscream e gli umani di Jaina Proudmoore. Thrall cercò di evitare la battaglia comprando dai goblin un passaggio sui loro zeppelin, ma Hellscream attaccò gli umani provocando una loro ritorsione che coinvolse anche il gruppo di Thrall costringendolo a partecipare al conflitto: gli umani vennero battuti e costretti a ritirarsi sulla cima della montagna. Dopo essersi finalmente procurato il suo dirigibile, il Warchief si preparò a volare verso l'Oracolo ma, preoccupato che l'indole del suo amico potesse essere fonte di ulteriori problemi, ordinò a Hellscream di aspettarlo ad Ashenvale. Con l'aiuto delle Wyvern di Stonetalon, che si misero al suo servizio dell'Horde dopo che le ebbe liberate dalle Harpies, Thrall riuscì a sconfiggere gli umani che presidiavano la montagna e a guadagnarsi l'accesso alla caverna dell'Oracolo, dove incontrò la maga Jaina: prima che i due comandanti continuassero la lotta apparve loro il Profeta Medivh, che li pregò di allearsi contro l'arrivo imminente della Burning Legion.

La morte di Cenarius
Dalla fine della Second War l'orco Grom Hellscream combatteva una sua battaglia personale contro la sete di sangue che lo affliggeva da quando, primo tra i suoi simili, bevve su Draenor il sangue demoniaco, ma quando aveva messo piede su Kalimdor gli influssi malefici di quella maledizione erano tornati a farsi sentire più potenti che mai, come se i demoni fossero vicini. E non sbagliava: lo sguardo di Archimonde era infatti nuovamente sul suo popolo. Giunto nel Kalimdor alla ricerca degli orchi, l'eredar si imbattè nei suoi vecchi nemici night-elf e, desiderando vendicarsi di loro per gli eventi della War of the Ancients, incaricò il suo braccio destro Mannoroth di corrompere nuovamente gli orchi e poi comandadogli di uccidere il semidio Cenarius.
Relegato assieme al suo clan nelle foreste di Ashenvale dal Warchief Thrall, Grom ordinò l'abbattimento di molti alberi per la realizzazione di un avamposto ma ciò attirò le furie dei night-elf protettori della foresta. La ritorsione degli orchi contro le sentinelle elfiche, l'abbattimento degli alberi sacri e l'uccisione di molti abitanti della foresta come i Furbolg fecero infuriare Cenarius, che attaccò gli orchi senza pietà riconoscendo in loro l'influsso della Burning Legion contro la quale s'era già opposto ai tempi della War of the Ancients. Fu presto chiaro che il semidio era invulnerabili ai loro attacchi e così il clan Warsong dovette ritirarsi. Uno dei witch-doctor troll informò Grom della presenza di una fonte di grande potere magico nelle vicinanze: si trattava di una fontana che il pit-lord Mannoroth aveva colmato del proprio sangue, sicuro che gli orchi non avrebbero resistito alla tentazione di abbeverarvisi. E così fu: Grom ed i suoi soldati bevvero nuovamente il sangue demoniaco, ricevendone grande forza e tornando ad essere nuovamente schiavi della Burning Legion. Coi loro nuovi poteri gli orchi uccisero il semidio Cenarius e, su ordine di Mannoroth, con un esercito di demoni come nuovi alleati si lanciarono all'attacco delle forze di Thrall e di Jaina, divenuti ormai alleati come richiesto da Medivh. Thrall affrontò l'amico Grom in combattimento scoprendo l'accaduto e, deciso a salvarlo, lo catturò e lo condusse da Jaina che, con l'aiuto di ogni incantatore disponibile, liberò l'orco dal controllo dei demoni.
Thrall e Grom partirono alla ricerca del demone Mannoroth per liberare gli orchi Warsong dal suo controllo, e lo trovarono nella zona di Ashenvale oggi chiamata Demon Fall Canyon. Thrall venne stordito da un colpo ben assestato del demone, ma Grom riuscì a piantare la sua ascia Gorehowl nell petto del mostro: quando il pit-lord morì, però, rilasciò una potente esplosione che incenerì l'eroico orco. Con la morte di Mannoroth gli orchi furono finalmente libero dagli influssi della Burning Legion, e Grom Hellscream sarà da loro ricordato come l'eroe che aveva tanto cominciato quanto messo fine con la propria vita alla schiavitù del loro popolo.

Il ritorno di Illidan
Nel disperato tentativo di arrestare l'avanzata della Burning Legion nei territori di Ashenvale la sacerdotessa Tyrande si recò a Moonglade e svegliò Malfurion dal suo sonno nell'Emerald Dream. Malfurion pensò di allearsi con gli orchi e gli umani contro il nemico comune ma Tyrande non volle saperne, considerandoli degli invasori ed incolpandoli della morte di Cenarius. I due night-elf si adoperarono invece per svegliare gli altri druidi e per primi risvegliarono i Druids of the Talon. Recandosi nel luogo in cui riposavano i Druids of the Claw), le caverne del Barrow Den a Hyjal, si ritrovarono in prossimità della prigione dell'elfo traditore Illidan e Tyrande, contro il parere del suo sposo, lo liberò dalla sua prigionia: l'elfo, che era ancora innamorato di lei, accettò di combattere contro gli invasori demoniaci. Nel frattempo Malfurion risvegliò i Druid of the Claw ma il loro sonno nell'Emerald Dream era durato troppo lungo ed erano divenuti selvaggi e feroci: fortunatamente Malfurion riuscì a riportarli alla normalità usando l'Horn of Cenarius.
Illidan, deciso a dimostrare al fratello di non aver simpatia per i demoni nonostante le sue azioni nella War of the Ancients, condusse una guarnigione di night-elf nelle foreste del Felwood, dove la presenza demoniaca era più forte. Lì Illidan si imbattè nel death-knight Arthas che gli rivelò che dietro alla corruzione della foresta vi erano i poteri dello Skull of Gul'dan, un potente artefatto adoperato da Tichondrius. Il demon-hunter Illidan riuscì a recuperarlo e, trasformato dai poteri dell'oggetto in una sorta di demone, ad eliminare il nathrezim. La trasformazione però inorridì i suoi stessi alleati elfi che lo bandirono dai propri domini.

La disfatta di Archimonde
Incontrando i comandanti delle tre fazioni coinvolte nella resistenza contro i demoni (l'orco Thrall, l'umana Jaina e i night-elf Malfurion e Tyrande), il Profeta rivelò di essere la reincarnazione di Medivh ed ammise di essere il responsabile della creazione del Dark Portal. Sostenendo di voler rimediare ai suoi errori, Medivh li implorò di unire le forze contro la Burning Legion in quanto solo uniti i popoli di Azeroth potevano avere una speranza di vittoria.
Dopo aver conquistato il regno di Lordaeron l'eredar Archimonde si trasferì nel Kalimdor lasciando l'amministrazione di quelle terre a tre dreadlord: Balnazzar, Varimathras e Detheroc, che si stabilirono nelle rovine della capitale. Passando alla fase finale del proprio piano Archimonde decise di assaltare il World Tree Nordrassil, fonte del potere dei night elf e vera ragione del suo interessamento per Azeroth: egli era convinto che assorbendone le energie potesse diventare forte almeno quanto il suo signore Sargeras. La sua avanzata venne però notevolmente rallentata ed ostacolata dagli avamposti costruiti dagli umani, dagli orchi e dagli elfi, dando così a Mafurion il tempo necessario a mettere in atto il proprio piano: adoperare l'Horn of Cenarius per chiamare a sè l'aiuto delle whisp guardiane della foresta, che al richiamo dell'arcidruido si scagliarono sull'eredar distruggendolo.
L'attacco del gigantesco demone danneggiò però l'albero sacro, privando così nuovamente i night elf della loro immortalità. Con la morte di Archimonde si concluse quella che verrà ricordata col nome di Third War e, ritenendo finalmente compiuto il proprio compito, il Profeta Medivh scomparve per sempre.
[Modificato da Elwhin 29/07/2014 16:34]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:36



Capitolo Diciassette: Illidan, il Signore delle Terre Esterne



Gli Elfi del Sangue
Il principe elfico Kael'thas Sunstrider, scampato al massacro perchè lontano dal suo regno al momento dell'invasione in quanto membro dei maghi del Kirin Tor, tornò a Quel'Thalas per partecipare al funerale di suo padre re Anasterian, battezzò il suo popolo con il nome di Blood Elf per rendere omaggio ai caduti della guerra e ne prese la guida, rifiutando però il titolo di "re" in quanto desiderava che il padre venisse ricordato come l'ultimo dei re di Quel'thalas. Kael'thas distrusse la Sunwell corrotta dalla resurrezione di Kel'thuzad prima che le sue energie malefiche corrompessero il suo popolo, ma tenne per se i tre mooncrystal sopravvissuti alla distruzione. Anche se suo padre aveva abbandonato l'Alliance prima della venuta dei non-morti, Kael'thas volle collaborare con essa al fine di vendicarsi di ciò che la Scourge aveva fatto al suo regno.

La fuga di Illidan
Riconoscendo dietro i recenti avvenimenti la mano di Ner'zhul e del suo cavaliere, ed apprezzando la forza e l'intraprendenza dimostrata dell'elfo, Kil'jaeden contattò Illidan offendogli grandi poteri e ricompense qualora fosse riuscito a togliergli il Lich King dai piedi. Illidan ottenne il supporto dei naga che lo aiutarono sfuggire alla sua inseguitrice Maiev e a raggiungere le Broken Isles dov'era situata la Tomb of Sargeras, della cui esitenza sapeva grazie alle memorie ereditate assorbendo i poteri dello Skull of Gul'dan. Anche Maiev raggiunse le isole e dalle rune lasciate da Gul'dan anni prima e dalle parole dell'orco warlock Drak'thul, unico sopravvissuto della spedizione originaria, scoprì la storia di quel luogo ed i poteri che vi erano contenuti. Nel profondo della tomba Illidan recuperò un potente artefatto chiamato Eye of Sargeras: con esso l'elfo mirava a compiere la missione affidatagli da Kil'jaeden distruggendo il Frozen Throne da distanza di sicurezza. Ma mentre se ne stava per impossessare Maiev e le sue Warden giunsero a fermarlo: Illidan usò i poteri dell'artefatto e fece crollare il tempio sulle loro teste. Ma Maiev riuscì a salvarsi e a richiedere l'aiuto di Malfurion contro i naga che assediavano la sua base: l'arcidruido giunse accompagnato dalla moglie Tyrande (nei confronti della quale Maiev nutriva ben poca simpatia per aver originariamente liberato l'odiato Illidan) e col loro aiuto le forze naga vennero respinte. I night-elf inseguirono l'elfo fuggitivo approdando sulle spiagge del Lordaeron e, mentre Malfurion si fermò nella Silverpine Forest per usare i suoi poteri druidici ed entrare in comunione con le forze della natura che sentiva invocare il suo aiuto, Tyrande e Maiev si inoltrarono nella terraferma dove incontrarono le truppe del principe dei blood-elf Kael'thas Sunstrider sotto attacco da parte della Scourge. Kael'thas promise di guidarle nel Lordaeron alla ricerca di Illidan in cambio del loro aiuto contro i non-morti, ma Tyrande finì dispersa durante la battaglia. Nonostante le preoccupazioni di Kael'thas la warden Maiev sostenne che la sacerdotessa poteva badare a sè stessa e pretese che l'elfo rispettasse la sua parte dell'accordo guidandola da Illidan. Intanto gli spiriti dei boschi rivelarono a Malfurion che un grande pericolo incombeva sul mondo: nelle rovine della città di Dalaran suo fratello Illidan stava adoperando l'Eye of Sargeras proiettandone le energie a Northrend al fine di sciogliere il ghiacciaio dov'era dimorato il Lich King, con conseguenze devastanti sull'ecosistema dell'intero pianeta. Malfurion corse ad avvisare le elfe sue alleate ma Maiev gli mentì dicendogli d'aver visto coi propri occhi Tyrande morire in battaglia e lo pregò di aiutarla a vendicarla uccidendo Illidan. Malfurion, Maiev e Kael'thas raggiunsero Dalaran e distrussero l'Eye of Sargeras prima che il danno fatto da Illidan diventasse irreversibile, ma prima che Maiev potesse attaccare Illidan l'arcidruido Malfurion seppe da Kael'thas che c'era la possibilità che Tyrande fosse viva. I fratelli Stormrage, entrambi uniti dall'amore per la sacerdotessa, dopo tanto tempo unirono nuovamente le forze ed accorsero in soccorso di Tyrande: grazie ai loro sforzi e alla collaborazione dei naga Tyrande venne salvata e per l'aiuto fornito l'arcidruido Malfurion perdonò il fratello e gli permise di andarsene libero per la propria strada, con la promessa che non avrebbe più minacciato le terre degli night-elf. Illidan fuggì attraversando un portale per le Outland ma Maiev, ormai divenuta l'incarnazione della vendetta, non volle obbedire agli ordini di Malfurion ed attraversò il portale aperto dal demon-hunter lanciandosi ancora una volta al suo inseguimento.

Azeroth dopo la Terza Guerra
La guerra contro la Burning Legion aveva avuto conseguenze pesanti: gli High Elf si erano quasi estinti, i Night Elf erano tornati mortali, e i non-morti della Scourge tutt'ora imperversavano un gran parte del regno umano del Lordaeron. Con il nord del continente in gran parte sotto il controllo dei non-morti la città di Stormwind divenne la nuova capitale dell'Alliance ed i nani di Ironforge, da tempo suoi alleati, guadagnarono grande potere politico.
A comandare l'esercito dell'Alliance dopo la Third War fu il Grand Marshall Garithos, un umano con notevoli pregiudizi nei confronti delle altre razze che considerava inaffidabili. Grazie all'aiuto dei paladini e dei rinforzi militari provenienti dalle città di Stormwind ed Ironforge, l'esercito di Garithos riuscì a riconquistare la città di Dalaran, la cui ricostruzione cominciò immediatamente.
Gli gnomi dovettero invece affrontare un'invasione di trogg e dovettero fuggire dalla loro capitale Gnomeregan. Consapevoli che quest'emergenza era ben poca cosa se confrontata al problema dei non-morti, decisero di affrontare la situazione con le proprie forze e, nel tentativo di respingere l'attacco, fecero detonare nella loro stessa città una bomba radioattiva. Le radiazioni sprigionate ebbero l'imprevisto effetto di mutare geneticamente gli gnomi rimasti intrappolati, che divennero Leaper Gnome e sotto il comando di Mekgineer Sicco Thermaplugg conquistarono per sè Gnomeregan. Gli gnomi sopravvissuti alla perdita di Gnomeregan furono costretti ad abbandonarla e chiesero ospitalità ai nani di Ironforge loro alleati.

La conquista delle Outland
L'esercito dell'Alliance riuscì a respingere il grosso della Scourge nella parte orientale del regno, ribattezzata Plaguelands, ma a causa dei pregiudizi del razzista comandante Garitosh i soldati blood-elf venivano costantemente relegati nelle retrovie o incaricati di occuparsi di faccende di poco conto, nonostante non desiderassero altro che combattere la Scourge per vendicarsi della caduta del loro reame e della distruzione della Sunwell. Incaricato di riattivare degli osservatori vicino alla recentemente liberata città di Dalaran il principe Kael'thas accettò l'aiuto dei naga di lady Vashj suscitando le ire di Garitosh. In seguito, mentre il grosso dell'esercito era impegnato in prima linea, i blood-elf vennero incaricati di affrontare da soli un secondo esercito di non-morti e Kael'thas si vide costretto ad accettare nuovamente l'aiuto dei naga. L'essersi ripetutamente alleato con una razza nemica ritenuta incredibilmente malvagia venne considerato un grave tradimento e Garithos ordinò l'arresto e la condanna a morte dei Blood Elf. Scampati all'esecuzione nuovamente grazie all'intervento dei naga i blood-elf riaprirono il portale creato da Kel'thuzad per evocare Archimonde e fuggirono nelle Outland nella speranza che, come ventilato da Lady Vashj, Illidan potesse trovare un rimedio alla loro dipendenza dalla magia. Giunti nelle Outland i blood-elf ed i naga salvarono Illidan dalla cattura da parte di Maiev, e Kael'thas si alleò ufficialmente con Illidan che gli rivelò la ragione del suo esilio in queste terre dimenticate: egli stava cercando di sottrarsi alla vendetta di Kil'jaeden, dopo che aveva fallito nell'uccidere il Lich King. Illidan confidò a Kael'thas di soffrire della stessa dipendenza dalla magia che tormentava i blood-elf ed ammise di non conoscere una cura, ma promise che gli avrebbe procurato una fonte di magia tale da saziare la loro fame. Alle forze di Illidan si unì un gruppo di draenei sopravvissuti alla distruzione di Draenor capitanati da Akama: esposti alle energie demoniache questi draenei erano mutati in Broken ed erano inabili ad usare i poteri della Luce. Con l'aiuto dei suoi nuovi alleati Illidan distrusse i portali dimensionali che i demoni utilizzavano per raggiungere le Outland ed uccise il demone Magtheridon, che aveva reclamato per sè il dominio sulle Outland. L'aver eliminato il loro signore garantì ad Illidan l'obbedienza dei fel-orc. Illidan ed i suoi servitori si stabilirono nel Black Temple convinti di potersi riposare ma avevano sottovalutato il signore demoniaco Kil'jaeden: l'eredar apparve loro intendendosi vendicare ma, impressionato dai nuovi alleati di Illidan, decise di concedere all'elfo una seconda possibilità contro il Lich King.
[Modificato da Elwhin 29/07/2014 20:51]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:37



Capitolo Diciotto: i sovrani dei non-morti



La chiamata del Lich King
Arthas tornò nel Lordaeron e si recò alle rovine della capitale reclamamandone il possesso ed il titolo di re: quando seppero del fallimento dell'invasione demoniaca e della morte del loro signore i tre dreadlord che Archimonde vi aveva messo a guardia fuggirono giurando vendetta. Assieme al lich Kel'thuzad e alla banshee Sylvanas il death-knight Arthas riprese la conquista del Lordaeron, combattendo e convertendo gli umani che ancora stavano in quello che considerava di diritto il suo regno. Ma durante il la riconquista Arthas percepì un grande dolore e si accorse che i poteri dotanigli dal Lich King si stavano facendo sempre più deboli: in effetti essi erano già diminuiti a tal punto che la Sylvanas si era già liberata dal suo controllo mentale, anche se inizialmente la banshee tenne questa cosa nascosta al death-knight e finse di comportarsi come al solito. Progettando la propria vendetta e pregustando la liberazione, Sylvanas si alleò coi dreadlord, i quali sfruttarono la perdita di controllo del death-knight sui non-morti per portali dalla loro parte ed attaccare Arthas a Lordaeron. Nonostante si sentisse grandemente indebolito Arthas non cedette, ma nella sua testa sentì il dolore del Lich King che lo richiamava urgentemente a Northrend invocandone l'aiuto. Sylvanas finse di correre in suo aiuto procurandogli una via di uscita ma quando furono nei boschi la banshee, nuovamente in possesso del proprio corpo, lo attaccò paralizzandolo con una freccia magica. Ma prima che lo uccidesse giunse in suo aiuto il fidato Kel'thuzad che mise in fuga la ranger, permettendo al suo signore di salpare dal Lordaeron e correre in aiuto del Lich King mentre il lui sarebbe rimasto a sorvegliare il Lordaeron. Appena mise piede sulle coste del Northrend il death-knight venne attaccato dai Blood Elf in cerca di vendetta ma in suo aiuto accorse ciò che rimaneva della popolazione originale del continente, gli insettoidi nerubian trasformati in non-morti dai poteri di Ner'zhul. Dal loro re Anub'arak Arthas apprese che il Frozen Throne era sotto assedio da parte degli elfi, dei naga e di Illidan, nuovamente incaricato da Kil'jaeden della distruzione del Lich King, e che era solo questione di tempo prima che riuscissero nel loro intanto: i poteri del Lich King stavano infatti evaporando a causa di una spaccatura nel blocco di ghiaccio che lo conteneva, frattura creata dallo stesso Lich King quando liberò dal ghiaccio la spada Frostmourne affinchè essa trovasse e giudasse a lui il principe Arthas. Cercando di fare il prima possibile Anub'arak propose di passare nel sottosuolo attraverso l'abbandonata città di Azjol'Nerub e lungo la strada uccisero e reclutarono nel proprio esercito di non-morti il potente drago blu Sapphiron. Ma quando giunsero all'entrata della città sotterranea la trovarono presidiata dagli esploratori nanici di Muradin, abbandonati nel freddo nord da quando Arthas recuperò Frostmurne. I nani vennero sconfitti ma non erano l'unico ostacolo da superare, nè il peggiore: i recenti terremoti avevano risvegliato un antico servitore degli Old Godsnelle profondità del regno: il Forgotten One vomitò contro di loro innumerevoli Faceless One che li misero a dura prova. Alla fine Arthas ed i suoi accompagnatori riuscirono però a riemergere alla luce del sole e a correre in aiuto del Lich King ad Icecrown, ingaggiando battaglia con le forze di Illidan. I due campioni si affrontarono in battagllia ed Arthas ebbe la meglio costringendo Illidan alla ritirata definitiva. Raggiunta l'armatura magica che conteneva lo spirito di Ner'zhul, Arthas la liberò dalla sua prigione di ghiaccio e ne indossò l'emo, fondendo la propria anima con quella del defunto sciamano e divenendo egli stesso il Lich King. Il nuovo Lich King rimarrà molti anni in stasi raccogliendo le forze, mentre i suoi scagnozzi amplieranno il suo esercito e costruiranno attorno alla Frozen Spire una fortezza chiamata Icecrown Citadel.

L'ascesa della Banshee Queen
Frattanto nel Lordaeron Lady Sylvanas si sentì finalmente libera e, decisa a plasmare da sola il proprio destino anzichè obbedire ad un nuovo padrone, rifiutò l'invito dei dreadlord ad unirsi alle loro forze. Sicura che i nathrezim si sarebbero vendicati dell'affronto cominciò a radunare sotto il suo comando tutte quelle creature non-morte che come lei si erano sottratte al potere del loro creatore riconquistando il libero arbitrio: questo nuovo popolo prese il nome di Forsaken. Grazie al suo nuovo esercito di non-morti e al corpo speciale dei Dark Ranger la Banshee Queen riuscì a respingere l'attacco di Varimathras che, in cambio della propria vita, promise di servirla e di aiutarla a combattere contro i suoi fratelli rivelandole i loro segreti. Il nathrezim la aiutò quindi a sferrare un attacco preventivo contro Detheroc, il quale aveva usato i propri poteri per controllare il comandante Garithos ed il suo esercito: Sylvanas usò delle banshee per assumere il controllo di alcuni umani che si infiltrarono nelle basi nemiche mettendone fuori uso le difese, e sferrò il proprio attacco uccidendo personalmente il demone. La morte di Detheroc liberò gli umani dal suo controllo mentale ed essi accettarono di allearsi con Sylvanas, che (mentendo) promise che gli avrebbe lasciato il controllo sul Lordaeron in cambio del loro aiuto. Assieme ai suoi nuovi alleati Sylvanas sferrò l'attacco a Balnazzar, che si era arroccato nella capitale: i non-morti attaccarono le rovinne della città da un lato mentre gli umani dal lato opposto, stringendola nel mezzo. Balnazzar richiamò dei rinforzi tramite un portale demoniaco ma alla fine venne ugualmente sconfitto: Sylvanas ordinò a Varimathras di dimostrarle la propria lealtà uccidendo il fratello ma i due misero in atto una messinscena e Balnazzar finse la propria morte. Con Arthas ed i dreadlords fuori dai piedi solo una persona rimaneva a minacciare il suo controllo sul Lordaeron e così Sylvanas venne meno all'accordo stretto con Garithos e lo fece eliminare da Varimathras. Finalmente liberi di scegliere il proprio destino i forsaken si stabilirono nelle rovine della capitale di Lordaeron in una città sotterranea che chiamarono Undercity, con Sylvanas come leader e Varimathras come (poco fidato) consigliere.

La scuola di stregoneria
A Lordaeron il lich Kel'thuzad preparò il terreno per il ritorno del suo signore. Egli fece giungere dal Northrend la ziggurat volante Naxxramas che posizionò al di sopra della città in fiamme di Stratholme, da usarsi come quartier generale della Scourge.
Il Cult of the Damned fondò su suo ordine una scuola segreta di negromanzia ed arti oscure rinnovando le cripte sotto la fortezza di Caer Darrow, situata nei terreni che erano stati donati al culto dalla famiglia Barov in cambio della promessa di vita eterna. Nelle profondità delle cripte il Cult of the Damned preparò i suoi agenti all'invasione ed al rilascio della Plague of Undeath.
[Modificato da Elwhin 10/08/2014 14:28]
OFFLINE
Post: 2.396
Città: PERUGIA
Età: 48
Sesso: Maschile
21/07/2014 17:37



Capitolo Diciannove: tempo di pace

NB: questo capitolo è un WORK IN PROGRESS



La colonizzazione del Kalimdor
Dopo aver abbandonato le terre degli uomini ed aver contribuito a respingere l'invasione demoniaca, il warchief Thrall volle stabilire il proprio popolo nel Kalimdor in una terra arida che battezzò Durotar in onore di suo padre Durotan, dove fondò la città di Orgirmmar chiamata così in onore del suo mentore e precedente warchief Orgrim Doomhammer. I troll della tribù Darkspear, guidati dal loro nuovo leader Vol'jin, si stabilirono in un complesso di isole poco più a sud di Orgrimmar chiamate Echo Isles mentre i tauren tornarono nelle lande ancestrali di Mulgore fondandovi la città di Thunder Bluff.
Più a sud, nella regione del Dustwallow Marsh, Lady Jaina Proudmoore rispettò la tradizione marittima della propria dinastia fondando la città portuale di Theramore coi i reduci di Kul Tiras che l'avevano seguita dall'altra parte del mondo. Dopo aver imparato a fidarsi l'uno dell'altra durante la Third War, Thrall e Jaina si accordarono per una convivenza pacifica tra gli orchi e gli umani nel Kalimdor sebbene non firmarono un vero e proprio trattato di pace (principlamente perchè un eventuale trattato ufficiale con i nemici orchi avrebbe bollato Jaina come una traditrice dell'Alliance), ma non tutti i loro sudditi condivisero il loro pacifismo. Anche gli orchi meno tolleranti, però, furono consapevoli che l'Alliance avrebbe senz'altro voluto tenerli d'occhio ed era certamente preferibile che a farlo fosse la benevolente Jaina piuttosto che altri, quindi anche se malvolentieri accettarono la vicinanza della città umana.
Il mezz'orco-mezz'ogre Rexxar, che conduceva una vita isolata da quando rinnegò i metodi di Grom Hellscream, si imbattè un giorno in un messaggero orchesco sotto attacco da parte di alcuni Qiilboar: pur scacciando gli aggressori Rexxar non riuscì a salvarlo e volle rendergli onore recapitando il messaggio al posto suo. Ad Orgimmar, con l'aiuto del troll Rokhan il mezz'orco Rexxar si rese utile svilgendo numerosi compiti e durante uno di questi incontrò ed aiutò il pandaren brewmaster Chen Stormstout che ricambiò il favore seguendo Rexxar nei suoi viaggi.
???WORK IN PROGRESS???

La scissione dei paladini
Alexandros e la sua spada Ashbringer erano divenuti delle leggende e dei simboli di speranza: un qualcosa che alle forze del Male non piaceva affatto. Il nathrezim Balnazzar, che aveva tenuto un basso profilo da quando aveva finto la propria morte sotto gli occhi di Sylvanas, decise di tornare in azione e corrompere l'ordine dei Knights of the Silver Hand agendo dal suo interno, e così attirò in una trappola un gruppo di paladini guidato dal comandante supremo e uno dei fondatori dell'ordine, il Grand Crusader Saidan Dathrohan: dopo averlo separato dagli altri, il demone lo uccise e prese possesso del suo corpo sostituendosi segretamente a lui.
Sotto le mentite spoglie di Dathrohan il demone Balnazzar si accorrdò con lich Kel'Thuzad per eliminare Alexandros: egli corruppe l'animo del suo figlio maggiore, Renault Mograine, per attirare il padre in trappola.
Approfittando della distrazione degli altri membri dell'ordine (occupati nella preparazione alla guerra contro la città di Lordaeron occupata dai non-morti, alla conquista e ristrutturazione dell'abbandonato Scarlet Monastery, a al reclutamento tra le proprie fila dei sacerdoti di Tyr's Hand) il demone usò Renault per attirare il padre nella città di Stratholme dove venne circondato da un esercito di non-morti ed infine tradito dal figlio Renault, che lo uccise usando la sua stessa spada Ashbringer.
In seguito alla morte di Alexandros i diffusi sospetti circa il coinvolgimento di Dathrohan e Renault portarono alla scissione della Silver Hand, la cui tenuta era già stata messa a dura prova dal crescente razzismo e fanatismo che si stava diffondendo nell'ordine, dalla morte di molti dei suoi fondatori e dal tradimento di Arthas: Dathrohan creò un nuovo ordine di estremisti religiosi chiamato Scarlet Crusade con lo Scarlet Monastery come quartier generale, mentre i paladini più tolleranti si radunarono nell'ordine dell'Argent Dawn. L'Argent Dawn scelse come proprio quartier generale la piccola ed isolata cappella Light's Hope, costruendo sotto di essa un'imponente rete di catacombe in cui segretamente vi trasferirono le spoglie dei paladini caduti, affinchè essi non potessero venir trovati e rianimati dai negromanti nemici.

Assalto a Naxxramas
In seguito alla morte di Alexandros la sua leggendaria spada sacra Ashbringer venne corrotta dalla malvagità dell'assassinio che l'aveva vista protagonista e divenne una lama maledetta conosciuta col nome di Corrupted Ashbringer. A questa spada malevola il lich Kkel'Thuzad legò l'anima di Alexandros e, nella ziggurat volante Naxxramas, riportòin vita il cadavere del paladino sotto forma di un death knight, che venne nominato membro dei temibili Four Horsemen.
Dairon, convinto che il padre potesse essere ancora vivo e prigioniero a Naxxramas, guidò una spedizione dell'Argent Dawn all'interno della fortezza volante ma ormai il corpo di suo padre era sotto il completo controllo del Lich King ed egli dovette combatterlo. I paladini vennero sconfitti uno dopo l'altro dai Four Horsemen e Dairon, dopo aver abbattuto Alexandros e strappatagli di mano la Corrupted Ashbringer, si diede alla fuga. Attraverso la spada le parole dello spirito del padre lo condussero fuori dalla fortezza e lo spronarono a raggiungere il fratello: di fronte a Renault il fantasma di Alexandros, corrotto dalla malvagità della magia del Lich King, si materializzò dalla spada e si vendicò decapitando il suo assassino.
Ascoltando le preghiere di Dairon che voleva salvare l'anima corrotta del padre la Luce concesse al paladino una visione: egli doveva trovare e chiedere aiuto al leggendario Tirion Fordring. Il paladino in esilio si rivelò inizialmente diffidante e poco collaborativo, ma alla fine gli disse che solo un atto d'amore più grande della malvagità che aveva corrotto la spada poteva salvare l'anima di Alexandros e, nonostante l'insistenza di Dairon, non volle ancora abbandonare l'isolamento ed unirsi all'Argent Dawn.

Indietro nel tempo
Cercando di liberasi dalle prigioni sotterranee tre Old Gods (C'Thun, Yogg-Saron e N'Zoth) invasero il reame di Nozdormu nel tentativo di modificare la Storia ed impedire che i Titan ve li rinchiudessero, ma l'Aspect riuscì a impedirglielo finendo però intrappolato tra le pieghe del tempo. Ma gli Old God avevano un piano di riserva: crere una frattura nello spazio-tempo che spedisse degli individui indietro nel tempo fino ad un momento della Staria estremamente delicato, quella War of the Ancients che per poco non finì con la venuta di Sargeras e la vittoria della Burning Legion, sperando che un intervento esterno potesse alterare la linea temporale generando uno scenario più favorevole dell'attuale.
A fornire agli Old Gods parte di questi elementi d'interferenza fu lo stesso Nozdormu che, impossibilitato ad intervenire personalmente in quanto ogni fibra del suo essere era impegnata a non far collassare il tempo su se stesso, riuscì a contattare brevemente un vecchio alleato: il mago Krasus. Costui, pur non comprendendo la situazione, decise di investigare sull'anomalia spazio-temporale apertasi sul Kalimdor facendosi accompagnare dal suo amico e discepolo Rhonin (che in seguito alla Third War si era ritirato a vita privata assieme alla moglie Veeresa). Più o meno contemporaneamente lo sciamano Kalthar riferì a Thrall d'aver avvertito una grande anomalia magica sulle Stonetalon Mountains ed il Warchief inviò l'orco Broxigar (o semplicemente Brox), eroe e reduce delle tre guerre, ad indagare sul fenomeno.
Quando i due gruppi giunsero sulle montagne interessate dal fenomeno vennero risucchiati dall'anomalia: nel vortice spazio-temporale Kraus riuscì a scorgere l'Aspect del tempo Nozdormu intento a trattenere col suo stesso corpo le linee temporali affinchè non si spezzassero, salvatore ed al tempo stesso prigioniero del tempo stesso.
La frattura nello spazio-tempo trasportò l'orco, l'umano ed il drago rosso nel più remoto passato di Azeroth, ai giorni della prima invasione della Burning Legion e del Sundering avvenuta circa 10.000 anni prima (consultare il Capitolo Quattro per il resoconto degli eventi della War of the Ancients).
Krasus, Rhonin e Brox aiutarono i night-elf a fronteggiare l'invasione della Burning Legion e sventarono i piani di fuga degli Old Gods, liberando Nozdormu e tornando al presente. Nozdormu permise a Rhonin di tornare in tempo per assistere alla nascita dei suoi gemelli, mentre Krasus si recò ad Orgrimmar e consegnò a Thrall l'arma del defunto Brox assicurandosi che il suo eroismo non finisse dimenticato.

Sotto questo punto è tutto un
WORK IN PROGRESS!!!


L'Orda moderna
Odiati dai loro vicini umani tanto quanto i normali non-morti i Forsaken furono costretti a forgiare alleanze che gli garantissero protezione ed inviarono emissari presso varie civiltà: a mostrare benevolenza nei loro confronti furono soprattutto i tauren, che sostennero la loro candidatura come membri dell'Horde. Dopo non poca insistenza il Warchief Thrall accettò quest'alleanza di reciproca convenienza, procurando così alla propria fazione una roccaforte negli Eastern Kingdoms strategicamente molto importante.
I troll della tribù Darkspear dovettero abbandonare la loro casa nelle Echo Isles e stabilirsi a Orgrimmar a causa del tradimento di uno dei loro sciamani, Zalazane, che attaccò il suo stesso popolo con le arti oscure della negromanzia.
Dopo la sconfitta all'Icecrown Glacier alcuni Blood Elf non tornarono assieme al loro principe nelle Outland ma alcuni rimasero su Azeroth tornando a Quel'Thalas, dove riscostruirono la città di Silvermoon. I rapporti diplomatici con le razze dell'Alliance continuavano però ad essere tutt'altro che amichevoli, ed essendo come sempre enormemente bisognosi d'ogni aiuto possibile per sopravvivere alle condizioni di quasi estinzione della propria razza i Blood Elf si unirono all'Horde non appena ne ebbero la possibilità, anche se ciò provocherà la fuoriuscita dalla fazione dei loro acerrimi nemici troll Amani.

TO DO:
_The Sunwell (trilogia di fumetti);
_Il Ciclo dell'Odio (libro).
END [SM=g28002]
[Modificato da Elwhin 16/08/2014 10:46]
Amministra Discussione: | Riapri | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:54. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com